Piazza d’Armi, via anche gli ultimi sfollati
Bertolaso: le tendopoli chiuse con qualche ritardo solo per evitare spiacevoli forzature.
L’AQUILA. «Qualche ritardo nella chiusura delle tendopoli è imputabile solo al fatto di non aver voluto forzare la mano. Abbiamo preferito la via del dialogo ed è stata la scelta migliore». A parlare è il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, secondo cui «anche lo smantellamento degli ultimi campi ancora aperti è ormai una realtà. È il segno che stiamo rispettando il programma in favore della ripresa della popolazione colpita dal sisma».
Intanto, ieri è cominciato lo smantellamento delle ultime 20 tende del campo di Piazza d’Armi che, a pieno regime, aveva ospitato circa 1.600 sfollati. Proprio da qui, dalla tendopoli più grande dell’Aquila, era cominciata oltre due mesi fa l’operazione di chiusura delle aree di accoglienza e il trasferimento degli sfollati in alloggi alternativi. Molti negli appartamenti del progetto Case, altri alla Scuola della finanza o in alberghi al mare e in montagna. Destinazioni, quelle lontane dall’Aquila, rifiutate da un gruppo di sfollati che aveva scelto di rimanere, seppur senza assistenza, nelle tende a Piazza d’Armi. Tra loro anche alcuni malati e una famiglia romena, il cui figlioletto è nato proprio in questo periodo. Ieri al gruppo dei cosiddetti «irriducibili» è stata offerta, come nuova destinazione, la scuola della Finanza. E questa volta nessuno ha rifiutato.
Solamente due le persone rimaste al Globo, l’altra grande tendopoli aquilana. La Protezione civile sta cercando una soluzione, ma uno dei due avrebbe rifiutato di trasferirsi alla caserma di Coppito perché non gli è stata assegnata una stanza singola.
Ad Acquasanta ci sono ancora dieci persone, ma la chiusura del campo è ormai questione di ore. Gli altri centri di accoglienza ancora aperti si trovano a Fossa, Casentino e Sant’Eusanio dove si attende la consegna dei moduli abitativi provvisori.
A Fossa, contestualmente alla chiusura del campo - prevista per domenica - ci sarà la consegna delle 32 casette realizzate dagli alpini. «Alloggi» dice il sindaco Luigi Calvisi «che vanno ad aggiungersi alle 16 case realizzate dal Friuli e già consegnate. Altre 22 saranno, invece, pronte entro il 10 dicembre».
Chiusa qualche giorno fa anche la tendopoli di Sassa Scalo, (gestita dall’Associazione alpini e dal Cai), che nel primo periodo dell’emergenza ha fornito i pasti (oltre 4 mila al giorno) anche agli otto campi dislocati nella circoscrizione. «In occasione dell’emergenza» ha spiegato Felice Flati, uno dei coordinatori del campo, «è stato possibile creare un gruppo di volontari di Protezione civile all’interno del Cai».
ASSISTENZA DISABILE. Nessun alloggio all’Aquila per una 32enne, con problemi di natura psichica, che prima del sisma viveva da sola in via Fontesecco. La donna è stata inizialmente “spedita” in un albergo al mare, poi a Sulmona ed ora è ricoverata a Giulianova, dove i suoi familiari non possono assisterla perché troppo lontano, nel reparto di psichiatria. A segnalare il caso è la sorella che chiede alla Protezione civile un alloggio all’Aquila per la 32enne.
Intanto, ieri è cominciato lo smantellamento delle ultime 20 tende del campo di Piazza d’Armi che, a pieno regime, aveva ospitato circa 1.600 sfollati. Proprio da qui, dalla tendopoli più grande dell’Aquila, era cominciata oltre due mesi fa l’operazione di chiusura delle aree di accoglienza e il trasferimento degli sfollati in alloggi alternativi. Molti negli appartamenti del progetto Case, altri alla Scuola della finanza o in alberghi al mare e in montagna. Destinazioni, quelle lontane dall’Aquila, rifiutate da un gruppo di sfollati che aveva scelto di rimanere, seppur senza assistenza, nelle tende a Piazza d’Armi. Tra loro anche alcuni malati e una famiglia romena, il cui figlioletto è nato proprio in questo periodo. Ieri al gruppo dei cosiddetti «irriducibili» è stata offerta, come nuova destinazione, la scuola della Finanza. E questa volta nessuno ha rifiutato.
Solamente due le persone rimaste al Globo, l’altra grande tendopoli aquilana. La Protezione civile sta cercando una soluzione, ma uno dei due avrebbe rifiutato di trasferirsi alla caserma di Coppito perché non gli è stata assegnata una stanza singola.
Ad Acquasanta ci sono ancora dieci persone, ma la chiusura del campo è ormai questione di ore. Gli altri centri di accoglienza ancora aperti si trovano a Fossa, Casentino e Sant’Eusanio dove si attende la consegna dei moduli abitativi provvisori.
A Fossa, contestualmente alla chiusura del campo - prevista per domenica - ci sarà la consegna delle 32 casette realizzate dagli alpini. «Alloggi» dice il sindaco Luigi Calvisi «che vanno ad aggiungersi alle 16 case realizzate dal Friuli e già consegnate. Altre 22 saranno, invece, pronte entro il 10 dicembre».
Chiusa qualche giorno fa anche la tendopoli di Sassa Scalo, (gestita dall’Associazione alpini e dal Cai), che nel primo periodo dell’emergenza ha fornito i pasti (oltre 4 mila al giorno) anche agli otto campi dislocati nella circoscrizione. «In occasione dell’emergenza» ha spiegato Felice Flati, uno dei coordinatori del campo, «è stato possibile creare un gruppo di volontari di Protezione civile all’interno del Cai».
ASSISTENZA DISABILE. Nessun alloggio all’Aquila per una 32enne, con problemi di natura psichica, che prima del sisma viveva da sola in via Fontesecco. La donna è stata inizialmente “spedita” in un albergo al mare, poi a Sulmona ed ora è ricoverata a Giulianova, dove i suoi familiari non possono assisterla perché troppo lontano, nel reparto di psichiatria. A segnalare il caso è la sorella che chiede alla Protezione civile un alloggio all’Aquila per la 32enne.