Primarie, scoppia la lite sul logo del Comune
Il simbolo compare sulla locandina per l’incontro di Di Benedetto all’Auditorium «Ho pagato e applicato le regole». Critiche dagli altri candidati Pietrucci e De Santis
L’AQUILA. Alla vigilia delle primarie s’infiamma il clima elettorale. Ad accendere la miccia la locandina utilizzata da Americo Di Benedetto per pubblicizzare l’incontro di ieri all’Auditorium del Parco. Vi compare, infatti, il logo del Comune. Tanto è bastato ad alimentare la polemica. Lo stemma viene, come da Statuto, utilizzato su concessione del patrocinio, ma dal settore cultura confermano che «il patrocinio non è stato richiesto».
«All’articolo 7 della convenzione che ho dovuto siglare per ottenere l’utilizzo dell’auditorium, tra l’altro a pagamento», spiega Di Benedetto, «si fa riferimento all’obbligo di utilizzare il logo istituzionale in tutto il materiale pubblicitario. Abbiamo semplicemente applicato le regole. Un simile polverone mi sembra strumentale, forse qualcuno teme la sconfitta. Mi auguro che tutti i candidati stiano pagando le strutture pubbliche che utilizzano e siano in regola con le autorizzazioni».
Pierpaolo Pietrucci lascia il beneficio del dubbio, ma non nasconde l’irritazione. «Non è da questi particolari che si giudica un giocatore, per dirla alla De Gregori», afferma. «Mi auguro sia stato un errore grossolano, altrimenti sarebbe un enorme atto di arroganza. Non si può utilizzare il logo in campagna elettorale, per iniziative private; il patrocinio viene concesso su richiesta e non è questo il caso. Come si fa a mettere il cappello del Comune su una sponsorizzazione personale alla vigilia delle primarie?». Nel Regolamento comunale, all’articolo 16 si legge: «Il patrocinio non si concede a favore di organizzazioni politiche, sindacali o rappresentative di interessi di categorie economiche e sociali». Sbotta Lelio De Santis (Idv), candidato alle primarie. «Di Benedetto si sente già sindaco? La competizione deve risultare trasparente e corretta: quello che sta avvenendo è gravissimo e testimonia una visione proprietaria e padronistica del Comune. Io non ho utilizzato nulla dell’amministrazione comunale, neppure la sala per la presentazione, come hanno fatto gli altri. Un esempio di moralità, sobrietà e rispetto delle regole. Il Comune non è proprietà privata».
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