Santo Stefano, 13 mesi per far risorgere la Torre medicea / Video
Aperto il cantiere con la posa della prima pietra: saranno riutilizzate le pietre crollate con il terremoto. Legnini: «La ricostruzione abruzzese costituirà un modello»
SANTO STEFANO DI SESSANIO. Era il simbolo del luogo, l’elemento architettonico intorno al quale il borgo si era formato. Era stata distrutta quasi completamente dal terremoto del 2009, ma oggi per la torre medicea di Santo Stefano di Sessanio (L'Aquila) è iniziato il percorso della rinascita, con la posa della prima pietra. I lavori, affidati alla ditta Fracassa di Teramo, del costo complessivo di circa un milione e mezzo di euro, inverno permettendo dureranno 390 giorni. Tra tredici mesi la torre, con i suoi 18 metri di altezza, tornerà a sovrastare la vallata del Tirino e quella dell’Aterno, fino a scorgere la Maiella e la catena del Sirente. Alla cerimonia hanno partecipato l’onorevole Gianni Letta, già sottosegretario della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il vice presidente del Csm Giovanni Legnini, il presidente della Regione Luciano D’Alfonso, il sindaco di Santo Stefano di Sessanio, Fabio Santavicca, il presidente del Parco Tommaso Navarra, Giampiero Marchesi, responsabile della Struttura di missione per il coordinamento dei processi di ricostruzione e sviluppo dei territori colpiti dal sisma del 6 aprile 2009, il sindaco di Barisciano Francesco Di Paolo, il progettista Bruno Gori. Tra il pubblico, anche Franco Marini, già presidente del Senato, la senatrice Stefania Pezzopane, il presidente regionale dell’Anci, Luciano Lapenna, il prefetto Giuseppe Linardi, e tanti amministratori dei comuni limitrofi.
Il progetto prevede il ripristino della parte non crollata e la ricostruzione di quella distrutta attraverso il riuso delle pietre con le quali era stata realizzata, che dopo il terremoto sono state messe da parte e conservate. All’interno, anche una piccola installazione museografica che racconterà le vicende antiche e recenti, che fanno parte della storia della torre.
Legnini: la ricostruzione abruzzese è un modello. «La ricostruzione abruzzese potrà costituire un modello, modello che si alimenta con una progressiva efficienza, efficienza edilizia, efficienza procedimentale e finanziaria, e con un rispetto delle regole, rispetto della legge, rispetto dei criteri di trasparenza che per fortuna si affermano». Così il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, partecipando all'evento di posa della prima pietra della Torre Medicea di Santo Stefano di Sessanio, il caratteristico borgo della provincia dell'Aquila, andata per tre quarti distrutta dal sisma del 2009. Legnini, in riferimento all'attuale situazione dell'Italia centrale ha sottolineato la «fase difficile» ma anche che «la solidità del lavoro che partì il 6 aprile 2009, all'Aquila e nei comuni del cratere, rappresenta un punto di riferimento molto positivo nel nostro Paese». In particolare per l'Aquila e il cratere abruzzese «la ricostruzione, ha aggiunto Legnini «procede in modo efficace, ormai da tempo e sempre più è in piena fase. Possiamo ritenerci soddisfatti dopo un periodo di incertezze negli anni passati e anche di carenze di risorse che provvedemmo a superare con un ventaglio di interventi normativi e finanziari a cavallo del 2013 e 2014». «Oggi - ha proseguito il vicepresidente del Csm - i frutti si vedono, i cantieri si aprono, gli uffici speciali lavorano così come gli enti locali e i comuni, a pieno regime; il ministero dei Beni culturali, con la soprintendenza e le altre articolazioni stanno dando un contributo notevole al recupero dei beni stessi. Anche gli interventi della magistratura, spesso necessari, dimostrano - ha tenuto a evidenziare Legnini - che le malversazioni, la violazione della legge, costituiscono fatti episodici, per fortuna, e le zone con episodi di illeciti sono molto circoscritte». Infine la sfida dei sindaci contro il rischio spopolamento. «Oggi - ha concluso Legnini - i flussi culturali spingono nella direzione dello spopolamento ma gli stessi presidi del passato costituiscono una leva potente per il futuro».