Scontri in campo tra ultras: L’Aquila chiede i danni alla Samb. Ora è battaglia legale tra società

27 Aprile 2025

Il sodalizio rossoblù invia una richiesta di risarcimento per il danneggiamento del led a bordo campo. Indaga intanto anche la procura federale per fare luce sul reclutamento degli steward marchigiani

L’ AQUILA. L’onda lunga degli scontri avvenuti sul terreno del Gran Sasso, lo scorso 26 gennaio, minaccia di estendersi ben oltre il termine del campionato, bypassando di slancio i festeggiamenti per la promozione della capolista del girone F di serie D. È di ieri, infatti, la notizia di una richiesta di risarcimento danni inoltrata dalla società dell’Aquila calcio 1927, nelle ultime ore recapitata alla Società sportiva Sambenedettese 1923, a seguito del danneggiamento degli 80 metri di led a bordo campo, e la rottura dei cristalli in più punti. A muoversi, però, è anche la procura federale, intenzionata a sua volta a fare luce sui criteri di selezione degli steward forniti dalla società ospite. Su quest’ultimo punto, l’amministratore delegato dell’Aquila calcio, Goffredo Juchich, è stato già stato ascoltato dai vertici federali come persona informata sui fatti.

I FRONTI APERTI

Non solo schermaglie tra avvocati. La ventina di minuti di scontri tra le decine di tifosi che al termine della partita L’Aquila-Sambenedettese si sono affrontati a cinghiate e a colpi di aste di bandiere e bandierine dei calci d’angolo, ha infatti innescato una spirale di strascichi capaci di valicare ben presto l’ambito sportivo, fino a scomodare pubblici ministeri e interi uffici delle questure dell’Aquila e di San Benedetto. Proseguono infatti le indagini della Digos del capoluogo volte all’identificazione dei protagonisti dei tafferugli, per un bilancio complessivo che, a oggi, conta tre arresti in flagranza differita e 30 denunce a carico degli esponenti di entrambi gli schieramenti, oltre alla contestuale ondata di Daspo. A ciò si aggiungono le multe inflitte dal giudice sportivo alle due società, (2.800 euro alla società marchigiana, che è stata anche diffidata; 3mila euro invece per L’Aquila, costretta a disputare un turno casalingo a porte chiuse). Per non parlare delle falle organizzative, poi culminate nella decisione di far defluire una parte della tifoseria marchigiana verso la curva ospiti passando per il terreno di gioco. Poi il giallo dei biglietti, contingentati e destinati alla sola curva ospiti, e poi finiti nella mani di chi ha pensato bene di acquistarli lontano dalla provincia di Ascoli Piceno, così da aggirare le prescrizioni e riuscire ad accomodarsi in tribuna.

LO SCAMBIO DI ACCUSE

L’Aquila e Sambenedettese erano rispettivamente seconda e prima in classifica quando arrivarono alla resa dei conti sul terreno del Gran Sasso d’Italia. L’incontro, poi terminato sul risultato di tre a zero in favore dei marchigiani, condannò gli abruzzesi a un altro anno di permanenza in serie D proiettando invece gli ospiti in Lega Pro, poi conquistata ufficialmente solo di recente. A rubare la scena, però, è stato il pubblico a fine gara, e non per le coreografie. Le immagini degli scontri di un centinaio di tifosi che si sono affrontati lungo l’out di destra, hanno fatto presto il giro del capoluogo, e non solo. Quindi il rimpallo di responsabilità tra le due società, con i vertici della Samb, per bocca del patron Vittorio Massi, ad affermare che «quanto accaduto sembrerebbe riconducibile alle opinabili scelte operate da chi doveva occuparsi della sicurezza. Alcuni tifosi dell’Aquila, dalla propria curva, hanno scavalcato i cancelli e si sono diretti verso la curva ospiti. Tale fatto ha generato gli scontri». Parole che hanno poi trovato la pronta replica dell’amministratore Juchich: «Il club ha messo in atto con precisione tutte le prescrizioni preventivamente stabilite in sede di Gos (Gruppo operativo sicurezza), tra cui garantire il numero preciso degli steward previsti, 18. L’Aquila 1927, come documentano foto e video, tiene a precisare che la società ospitata non ha invece fornito il numero di volontari prescritti».