Società miste per i piccoli ospedali
La proposta del Comune di Tagliacozzo per evitarne la chiusura
TAGLIACOZZO. Non c’è da farsi illusioni: il destino dei piccoli ospedali abruzzesi, come quello di Tagliacozzo e di Pescina per rimanere nella Marsica, ormai sembra segnato. Alcuni reparti verranno soppressi e diversi servizi ridotti o tagliati.
In tutti questi anni le amministrazioni comunali hanno fatto «pressing» sulla Regione Abruzzo nella speranza che i due ospedali non venissero toccati.
Ma le recenti dichiarazioni dell’assessore regionale alla Sanità, Lanfranco Venturoni, hanno gelato le aspettative: i due ospedali verranno ridimensionati. Operazione per altro già in corso. Bisogna, infatti, essere ciechi per non accorgersi che alcuni importanti servizi, come ad esempio la dialisi e la guardia medica turistica a Tagliacozzo, sono stati già cancellati.
Dunque la politica attendista degli amministratori, come era prevedibile, non ha pagato. Bisogna allora cambiare strategia, sperimentando un nuovo modello gestionale della sanità pubblica. Una strada che il Comune di Tagliacozzo, su suggerimento del direttore generale dell’ente Giampiero Attili, si appresta a percorrere.
L’idea è quella della costituzione di una società mista di tipo pubblico-privata, alla quale affidare la gestione dell’ospedale. Con l’obiettivo di ridurre i costi, migliorare la qualità dei servizi già esistenti e introdurre nuovi servizi specialistici, evitando a tanti pazienti di recarsi in altre città o in cliniche private per le visite. Così anziché smantellarlo, l’ospedale verrebbe potenziato. Non si tratta di una novità.
Modelli gestionali che prevedono forme di collaborazione tra strutture del servizio sanitario nazionale e soggetti privati, anche attraverso la costituzione di società miste, sono previsti dal decreto legislativo numero 502 del 1992. Il rilascio dell’autorizzazione spetta alla Regione.
In questi anni in Italia le sperimentazioni gestionali sono state centinaia, conseguendo in molti casi ottimi risultati. Va però detto che il 90 per cento delle iniziative è concentrato nel Centro-Nord. In testa c’è la Toscana. Chi dovrebbero essere gli attori di questa grande sfida? Aziende sanitarie, Comuni, operatori sanitari, mondo del volontariato e partner privati, apportatori di capitali.
«Credo che non abbiamo altra scelta», ha dichiarato Pietro Mercuri, assessore comunale alla sanità «e dobbiamo buttarci in questa iniziativa a capofitto. L’alternativa potrebbe essere la chiusura dell’ospedale. Ostacoli da parte della Regione a concederci l’autorizzazione non dovrebbero essercene, dal momento che la normativa le consente di eseguire, periodicamente, una verifica dei risultati ottenuti. Se vinceremo la scommessa», conclude l’assessore Mercuri «potremmo diventare un modello per tutto l’Abruzzo».

In tutti questi anni le amministrazioni comunali hanno fatto «pressing» sulla Regione Abruzzo nella speranza che i due ospedali non venissero toccati.
Ma le recenti dichiarazioni dell’assessore regionale alla Sanità, Lanfranco Venturoni, hanno gelato le aspettative: i due ospedali verranno ridimensionati. Operazione per altro già in corso. Bisogna, infatti, essere ciechi per non accorgersi che alcuni importanti servizi, come ad esempio la dialisi e la guardia medica turistica a Tagliacozzo, sono stati già cancellati.
Dunque la politica attendista degli amministratori, come era prevedibile, non ha pagato. Bisogna allora cambiare strategia, sperimentando un nuovo modello gestionale della sanità pubblica. Una strada che il Comune di Tagliacozzo, su suggerimento del direttore generale dell’ente Giampiero Attili, si appresta a percorrere.
L’idea è quella della costituzione di una società mista di tipo pubblico-privata, alla quale affidare la gestione dell’ospedale. Con l’obiettivo di ridurre i costi, migliorare la qualità dei servizi già esistenti e introdurre nuovi servizi specialistici, evitando a tanti pazienti di recarsi in altre città o in cliniche private per le visite. Così anziché smantellarlo, l’ospedale verrebbe potenziato. Non si tratta di una novità.
Modelli gestionali che prevedono forme di collaborazione tra strutture del servizio sanitario nazionale e soggetti privati, anche attraverso la costituzione di società miste, sono previsti dal decreto legislativo numero 502 del 1992. Il rilascio dell’autorizzazione spetta alla Regione.
In questi anni in Italia le sperimentazioni gestionali sono state centinaia, conseguendo in molti casi ottimi risultati. Va però detto che il 90 per cento delle iniziative è concentrato nel Centro-Nord. In testa c’è la Toscana. Chi dovrebbero essere gli attori di questa grande sfida? Aziende sanitarie, Comuni, operatori sanitari, mondo del volontariato e partner privati, apportatori di capitali.
«Credo che non abbiamo altra scelta», ha dichiarato Pietro Mercuri, assessore comunale alla sanità «e dobbiamo buttarci in questa iniziativa a capofitto. L’alternativa potrebbe essere la chiusura dell’ospedale. Ostacoli da parte della Regione a concederci l’autorizzazione non dovrebbero essercene, dal momento che la normativa le consente di eseguire, periodicamente, una verifica dei risultati ottenuti. Se vinceremo la scommessa», conclude l’assessore Mercuri «potremmo diventare un modello per tutto l’Abruzzo».