L'orsa Amarena uccisa il 25 giugno scorso con i suoci cuccioli (sopravvissuti)

AVEZZANO

Sparò all'orso Amarena, va a processo

A un anno dall’uccisione citazione diretta a giudizio per l’allevatore marsicano accusato anche di crudeltà. Decisiva la perizia balistica. L'Oipa: "Noi parte civile"

AVEZZANO. Nei giorni in cui in Abruzzo sono state organizzate manifestazioni in ricordo dell'orso Amarena, la Procura sceglie la strada della citazione diretta a giudizio per Andrea Leombruni, l’uomo che ha sparato ad Amarena, uccidendola. Indagini chiuse lo scorso 25 giugno.

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Si va verso il processo in tribunale con le accuse di uccisione di animali aggravata da crudeltà ed esplosioni pericolose in luogo abitato. A un anno dalla morte dell’esemplare caro alla popolazione marsicana la giustizia è pronta a fare il suo corso "forte" dei risultati della perizia balistica che ha confermato come l’indagato abbia sparato per uccidere, non per errore o per spaventare l’animale.

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La perizia attesta che si è trattato di una fucilata intenzionale ed esplosa da una distanza ravvicinata. L’orsa Amarena è stata raggiunta da un colpo di carabina con un proiettile calibro 12 che l’ha colpita a un fianco perforandole il polmone.

L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), ch presentò denuncia alla Procura per uccisione di animale, commenta: «La giustizia farà il suo corso, anche se non restituirà Amarena ai suoi figli e a questa vita. Ma chi l’ha uccisa deve pagare». L’associazione si costituirà parte civile nel processo. «La Procura ha confermato che l’orsa al momento dello sparo era innocua», sottolinea l’Oipa. «Amarena è l’ennesima vittima non solo della pericolosità sociale d’individui, cui pure si concede il porto d’armi, ma anche del clima d’odio nei confronti dei grandi carnivori fomentato in Italia da alcuni esponenti politici. Auspichiamo che si arrivi a una condanna esemplare nei confronti dell’inquisito. Noi saremo parte civile nel processo».

 

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