L'AQUILA
Tensiter, il futuro è nero: in arrivo 24 licenziamenti
Il titolare dell’azienda non vede molti margini di manovra per una ripresa, ma i sindacati non mollano in vista dell’incontro di giovedì con la Regione
L’AQUILA. Il più scoraggiato di tutti nei confronti di una vertenza che si trascina quasi dal momento della sua attivazione, negli anni Novanta, è apparso l'imprenditore titolare della Tensiter Centro di Bazzano, Paolo Chiaves. L'ingegnere ha lasciato il tavolo della trattativa appena avviata – ieri mattina nella sede provinciale di Confindustria, a Pile – con l'umore nero di chi sa che «nel settore non ci sono investimenti pubblici, e quindi che cosa posso fare?». Licenziare. E così per i 24 lavoratori dello stabilimento del nucleo industriale di Bazzano, l'estate comincerà con le premesse del licenziamento collettivo per almeno dieci di loro. Poi la stessa fine toccherà gli altri, dopo anni di ricorso agli ammortizzatori sociali e la mancanza totale di reinvestimento industriale, come denunciano i sindacati. Dipendenti del tutto fermi, mani conserte, a casa. A sollevare l'attenzione sulla crisi della piccola impresa di Bazzano produttrice di ponti, muri di sostegno, gallerie artificiali e prefabbricati in campo stradale e ferroviario, proprio le sigle sindacali provinciali: Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, che ieri hanno preso parte al primo step del tavolo in Confindustria con i segretari Cristina Santella, Pietro Di Natale, Luigi Di Donato. La speranza dei 24 lavoratori (di cui sei impiegati) è tutta in questa trattativa avviata ieri e che si protrarrà fino ad agosto. A Chiaves i sindacati hanno chiesto di prendere tempo e avviare insieme un percorso per trovare una via d'uscita che non sia subito il licenziamento. Come? Coinvolgendo prima di tutto la Regione (chiamato in causa l'assessorato al Lavoro), ieri si è discusso dell'azienda, delle commesse, del fatturato. «Le premesse non sono buone», ha spiegato Di Natale, «ma siamo fiduciosi perché vogliamo vedere se possiamo accedere a ulteriori ammortizzatori sociali regionali in deroga. Siamo convinti che questo territorio non debba essere destrutturato, visto che sta perdendo notevoli posti di lavoro. Non vogliamo perdere terreno nei confronti di un'eventuale futura ripresa del settore», ha aggiunto, «in quanto i dati nazionali dicono che investimenti si faranno». Per cui si tratta di aspettare, licenziando il personale c'è il rischio che poi non si avranno risorse umane per affrontare eventuali commesse future. Prossimo incontro a Confindustria giovedì, quando dovrebbe esserci la Regione. «Chiederemo alla Regione di analizzare le opere che si stanno facendo in Abruzzo oggi, per vedere se è possibile riattivare la produzione in questa azienda». Chiaves, nel frattempo, ha accettato di aspettare.(m.g.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
©RIPRODUZIONE RISERVATA.