Terremotati e bollette mai pagate La grande guerra con il Comune
L’Ente torna a chiedere indietro le somme già anticipate, per un importo che oscilla sui 15 milioni euro I primi inquilini impugnano le diffide e invocano la prescrizione. L’Ufficio riscossione: «Tutto legale»
L’AQUILA. È un autentico braccio di ferro quello tra il Comune dell’Aquila e numerosi cittadini beneficiari degli alloggi nei Progetti Case e Map (Moduli abitativi provvisori), soluzione abitativa senza precedenti in Italia per dare un tetto ai terremotati del 6 aprile 2009. A oltre quindici anni da quella data, infatti, il Comune è nel pieno di un’azione finalizzata al recupero delle quote relative ai canoni di affitto e alle utenze mai corrisposte dagli assegnatari stessi, 14.500 all’epoca, molti dei quali chiamati ora alla restituzione di quanto anticipato dall’Ente ai relativi fornitori. In Comune parlano di una cifra tra i 12 e i 15 milioni di euri. Nonostante l’avvio nel 2021 di un maxisollecito riferito a più annualità – ma ripartito in base al periodo effettivo di permanenza all’interno dell’alloggio – e a fronte di chi ha già saldato ciò che doveva al Comune, restano tuttavia non poche posizioni ancora aperte, con diversi cittadini a invocare la prescrizione delle pendenze risalenti a un passato ormai lontano. Ma il Comune tira dritto, esigendo a titolo di rimborso ciò che in realtà richiederebbe dieci anni prima di poter essere prescritto.
IL Sindacato inquilini
Il Sindacato unitario nazionale inquilini e assegnatari (Sunia) ha infatti inviato una lettera al Comune dell’Aquila con la quale contesta le diffide ad adempiere ricevute da tre assegnatari di alloggi facenti parte di Progetti Case e Map, chiedendone «l’annullamento in autotutela delle cifre in essa contenute relative a “utenze gas riscaldamento e acqua calda sanitaria”», in riferimento ai conguagli delle annualità 2013/14, 2015, 2016 e 2017/18. «Le diffide», precisa il Sunia, «sono state notificate ai nostri iscritti nel mese di settembre del corrente anno, vale a dire oltre il termine di prescrizione di due anni. Come noto», prosegue la missiva, «il legislatore, con la legge n. 205 del 27 dicembre 2017, ha previsto che nei contratti di fornitura di energia elettrica, gas e servizio idrico, il diritto al corrispettivo si prescriva in due anni, limitandone però l’ambito di applicazione alle sole fatture con scadenza successiva al 1° marzo 2018 (elettricità), al 1° gennaio 2019 (gas), e al° 1 gennaio 2020 (acqua)». Pertanto, affermano, «le annualità dal 2013 al 2017 erano già prescritte quando avete notificato i solleciti di pagamento. Dunque la vostra richiesta di pagamento del servizio idrico è illegittima per intervenuta prescrizione». Pertanto la richiesta è quella dell’annullamento in autotutela e della «contestuale emissione di una nuova richiesta di pagamento di una cifra ricalcolata eliminando dal totale i conguagli relativi alle annualità 2013/14, 2015, 2016 e 2017».
L’UFFICIO RISCOSSIONE
«Noi non siamo fornitori dell’energia, bensì proprietari dell’immobile», precisa però Marianna Pasqualone, istruttore dell’ufficio riscossione canoni e utenze Progetto Case del Comune dell’Aquila. «E in quanto tali anticipiamo, come Comune, le spese per il riscaldamento. Trattandosi di rimborso spese e del Progetto Case, quindi in assenza di una periodicità stabilita in sede contrattuale, la nostra avvocatura ci ha rilasciato un parere per cui il periodo di prescrizione è in realtà di dieci anni. La prescrizione a due anni», aggiunge Pasqualone, «riguarda il tempo di prescrizione per i fornitori di energia diretti, ma qui stiamo parlando del rimborso di somme già anticipate dal Comune, che adesso ne chiede indietro la restituzione».
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