Terremoto, Equitalia invia ottantamila mila cartelle pazze
Contribuenti nel mirino a causa di un vuoto mormativo nella legge di stabilità. Le cartelle hanno un valore di 20 mila euro l'una. Ecco alcuni esempi di pagamenti esorbitanti contestati da imprenditori e professionisti
L’AQUILA. È caos sulle cartelle «pazze» che Equitalia sta inviando ai contribuenti aquilani. Sono oltre 80mila, frutto di un vuoto normativo «enorme», come denunciano i commercialisti, nella legge di Stabilità 2012 sulla restituzione delle tasse sospese ai terremotati per due anni dopo il sisma.
Un salasso dietro l’angolo, su cui commercialisti e tributaristi lanciano l’allarme. «Se non si chiarisce la norma, qui sarà un disastro», dice il commercialista Luigi Fabiani. Un problema che riguarda tutti i cittadini (lavoratori autonomi o dipendenti, pensionati e imprenditori), che hanno in sospeso un po’ di tutto: dall'Ici alla Tarsu, dalle contravvenzioni stradali ai contributi non pagati all’Inps e all’Inail. Insomma, tasse in senso lato. Le cartelle esattoriali ammontano, in alcuni casi, a decine di migliaia di euro. Così, è capitato che un lavoratore autonomo aquilano – caso che citiamo a titolo di esempio – abbia ricevuto dall’ente riscossore Equitalia una cartella relativa a una somma da pagare di 19mila euro. «Per consentire il rientro dell’emergenza del sisma», si legge sinteticamente nella cartella, «la ripresa della riscossione avviene senza applicazione di sanzioni e interessi, in 120 rate mensili a decorrere dal gennaio 2012. L’ammontare dovuto per ciascun tributo, contributo o carico iscritto a ruolo, oggetto delle sospensioni, è ridotto al 40%». Salvo poi, due righe più sotto, aggiungere: «La invitiamo a non effettuare, al momento, alcun pagamento», in attesa di chiarimenti su come fare. Quella cartella è stata notificata il 12 gennaio scorso ed è scaduta il 13 marzo (60 giorni dopo). Dunque è diventata titolo esecutivo. Altro aspetto inquietante è la velocità con cui crescono gli interessi, al ritmo del 10% circa (contro il 2,5-3% applicato dalle banche). Dopo aver detto di non pagare, Equitalia dà al contribuente le istruzioni di pagamento, e avvisa: allo scattare del 61° giorno, la somma da pagare è di 19769,69 euro: quasi mille in più, in un colpo solo.
«C'è un vuoto normativo da parte dello Stato», denuncia Fabiani, che condivide questo problema con i commercialisti aquilani, «vuoto che sta nella norma sulla restituzione delle tasse sospese, che non dice su quali tributi può essere applicata la riduzione del 40% (e a partire da quale data) e su quali no». Non si tratta di non voler pagare. «Ma qualcuno si prenda la briga di spiegarci come fare», dice.
La cartella presa ad esempio, infatti, ingloba per legge anche «un debito del 2006, quando il sisma non c’era ancora stato, e che non dovrebbe godere della riduzione», spiega Fabiani. Ma, alla lettera, la legge dice che «ciascun carico iscritto a ruolo è ridotto al 40% anche relativamente ad anni precedenti». «In questa confusione nessuno si preoccupa di dire cosa si deve pagare e cosa no», conclude il professionista. «Intanto, spiccacallari (in dialetto aquilano gli esattori delle tasse, ndr) si preparano a pignorare auto e case ai contribuenti che aspettano che Stato ed enti creditori battano un colpo».
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