L'INCHIESTA
Terroristi intercettati a L'Aquila, pianificavano gli attentati suicidi in Cisgiordania / VIDEO
I tre palestinesi arrestati avevano costituito un'unità militare: "La nostra azione sarà prossima", "Prepara qualcosa di forte per Avnei…». Telecamere su fucili e berretti, giubbotti di protezione e un ordigno nel "pacco dell'amore"
L'AQUILA. Dall'Abruzzo, da un appartamento all'Aquila pianificavano attentati suicidi in Cisgiordania con un "pacco dell'amore" - allusione ad un ordigno - da procurare per un'autobomba da lanciare contro obiettivi israeliani ad Avnei Hefetz, in Cisgiordania. Ma non si può escludere che le azioni terroristiche potessero interessare anche il territorio italiano.
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Sono le accuse rivolte ai tre palestinesi residenti a L'Aquila e arrestati - uno era già in carcere a Terni - su ordinanza del giudice gip del capoluogo Marco Billi ed eseguita dalla polizia. Sono Anan Kamal Afif Yaeesh (36 anni), Ali Saji Ribhi Irar (30 anni) e Mansour Doghmosh (29 anni). I primi due avevano un nutrito elenco di conti correnti intestati.
BASE MILITARE. I tre avevano costituito e finanziato - secondo le risultanze investigative condotte dalla Digos dell'Aquila e dal Servizio per il contrasto all'estremismo e al terrorismo internazionale della Direzione centrale della Polizia di prevenzione - un'unità militare chiamata Gruppo di risposta rapida - Brigate Tulkarem, articolazione dei Martiri di Al-Aqsa, riconosciuta come organizzazione terroristica dall'Unione Europea.
Yaeesh, il capo del gruppo, era stato arrestato lo scorso 29 gennaio in seguito di una richiesta di estradizione avanzata dalle autorità israeliane e detenuto nel carcere di Terni. L'uomo era arrivato in Italia nel 2017 e nella sua audizione per la richiesta di protezione internazionale aveva raccontato di essersi arruolato nei Martiri di Al-Aqsa e di aver fatto poi parte dei servizi segreti palestinesi. La sua fidanzata, sempre secondo le sue dichiarazioni, era stata uccisa nel 2005 dagli israeliani perchè scambiata per una kamikaze.
ISRAELE NEL MIRINO. Gli attentati pianificati, si legge nell'ordinanza, appaiono dichiaratamente rivolti contro lo Stato di Israele (la popolazione civile, l'organizzazione militare e le strutture politiche di quel Paese), ma da alcuni spunti dell'indagine (come il riferimento ad un'arma da recuperare in Italia in una conversazione intercorsa il 30 gennaio scorso tra Irar e Mansour) «non appare possibile escludere che possano essere compiuti anche in Italia, non necessariamente soltanto nei confronti di obiettivi israeliani».
Il centro decisionale e direttivo dell'organizzazione, secondo il giudice, è stato posto volutamente all'estero (rispetto alla Cisgiordania e a Israele) per poter fuggire ai controlli israeliani ed è stata individuata come base logistica L'Aquila, nelle vicinanze di Roma, ma in posizione più defilata e nascosta.
LE INTERCETTAZIONI. Le intenzioni del gruppo sono state intercettate e diffuse in una conversazione tra Yaeesh e Munir Almagdah, capo militare delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa del 9 gennaio 2024 scorso. «Si tratta di un'unità suicida, pronta ad agire in profondità e la nostra azione sarà prossima», spiegava il primo. L'azione avrebbe dovuto essere essere filmata tramite telecamere installate sui fucili di precisione e sui berretti: «…Come l'ultima volta però, questa volta ad Avnei c'è molta gente…», «…Ho messo in testa di fare a loro uno scherzo per quanto riguarda quello che sta succedendo a Gerusalemme, con la vergogna che abbiamo subìto nel campo…»; ed ancora: «Prepara qualcosa di forte per Avnei (insediamento israeliano nelle alture meridionali di Golan (ndr) …», «…Magari, o una macchina sulla strada come Hamzi…»; ed ancora: «…va bene, ti manderò il prezzo per il pacco dell'amore e me lo devi procurare domani appena arrivano i soldi…»; «…la settimana prossima ti arriveranno delle telecamere da installare sul fucile e sui berretti, più giubbotti di protezione…»; «…Arriveranno la settimana prossima, cosi ogni combattimento, ogni colpo viene filmato…». Oltre a concordare gli obiettivi e le modalità operative degli attentati, i palestinesi definivano i dettagli relativi alle rivendicazioni, anche mediante la preparazione di video e comunicati.
E nei video di propaganda pare vi fossero miliziani armati intenti in attività di addestramento militare e all'uso delle armi di giovani reclute e bambini.