Toto-vescovo all'Aquila, rispunta monsignor Spina
Dopo le dimissioni di Papa Ratzinger, la soluzione del caso-L’Aquila legata a Bertone. Il presule sulmonese nella terna per il dopo-Molinari
L’AQUILA. Il caso-L’Aquila legato alla successione del Papa.
Non esiste solo il legame Celestino-Ratzinger, consegnato alla storia con la deposizione del Pallio sulla teca del santo eremita da parte di Benedetto XVI. Anche per la successione all’altro dimissionario, l’arcivescovo Giuseppe Molinari, la soluzione della vicenda-L’Aquila è legata al dopo-Ratzinger. La caduta di Bertone, potente segretario di Stato di Sua Santità, farebbe calare di colpo le chance dell’ausiliare Giovanni D’Ercole di restare all’Aquila e diventare, così, il nuovo metropolita dell’antica arcidiocesi del capoluogo d’Abruzzo. L’ausiliare, che ha lavorato per lunghi anni alla Segreteria di Stato, è considerato un «bertoniano» di ferro. Insomma, se la nomina del nuovo arcivescovo dell’Aquila – attesa dall’11 gennaio scorso, data in cui Molinari ha compiuto i 75 anni di età – non è stata ancora firmata potrebbe arenarsi. E in queste ore si fanno strada due ipotesi.
La prima è quella che vede risalire le quotazioni del vescovo di Sulmona-Valva Angelo Spina, il cui nome sarebbe stato inserito nella terna e dato in vantaggio rispetto al vescovo dell’altra diocesi suffraganea all’Aquila, quella di Avezzano retta da monsignor Pietro Santoro. L’altra ipotesi è quella che porterebbe alla nomina di un amministratore apostolico in attesa di scegliere il nuovo vescovo, questo in caso di sede vacante. Non viene esclusa, infatti, la possibilità che, ricorrendone le condizioni, la Santa Sede possa nominare un terzo incomodo tra Molinari e il suo ausiliare, un nome nuovo in grado di azzerare tutto e voltare pagina. Come viene invocato da più parti. Tuttavia in questo caso occorrerebbe la manifesta volontà di uscire di scena da parte degli attuali attori. E stando al programma di Molinari, che ha fatto sapere di aver preso appuntamenti almeno fino a ottobre, non è così. Amministratore o meno, il caso-L’Aquila rischia di finire stritolato in mezzo a ben altre problematiche della Santa Sede, con un conclave alle viste e molti altri nodi da sciogliere. Le mosse dell’arcivescovo, intanto, sembrerebbero andare in un’altra direzione. A partire dalla scelta di nominare in fretta e furia una commissione di esperti, ma anche di «fedelissimi», per effettuare la ricognizione canonica sulle spoglie del Papa eremita. Lo stesso Molinari ha annunciato che il 5 maggio, quando è presumibile pensare che ci sarà il successore di Benedetto XVI, ha intenzione di celebrare i 700 anni dalla canonizzazione. Ieri il presule aquilano, tutt’altro che intenzionato a farsi da parte, intervistato dalla Radio Vaticana, ha ricordato «l’emozione della visita del Papa a Collemaggio». «Ricordo bene quel momento», ha detto Molinari. «Attendiamo che la basilica venga restaurata. Comunque il Pallio, per adesso, lo conservo personalmente e poi sarà collocato insieme all’urna al momento giusto. Abbiamo una celebrazione per il settimo centenario dalla canonizzazione di San Celestino. Vogliamo sottolineare questo anniversario già il 5 maggio, concludendo con la Perdonanza del 28 agosto». Accanto all’agenda, continuano i movimenti in Curia, che riguardano non solo le nomine ecclesiastiche ma anche quelle di alcuni laici, con promozioni ma anche estromissioni di spessore che stanno provocando malumori. Nomine, commissioni, liturgie. E non ultimo persino l’annuncio (a febbraio) di chi aprirà la Porta Santa a fine agosto. Nel frattempo si è dimesso un Papa.
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