Tra i forzati del trasloco «Terzo cambio: ora basta»
La drammatica giornata degli sfollati, tra valigie fatte in fretta e voglia di scappare C’è chi abitava negli alloggi dei balconi crollati ed è costretto a un nuovo spostamento
L’AQUILA. «Non ci sto a capi’ più niente. Sto frastornata proprio tanto». Maria Laura Di Carlo porta le mani al capo e ripete: «Non so che fare. Mi hanno telefonato alle 4 meno dieci e m’hanno detto che c’è il Comune che dice che devi traslocare subito all’hotel Amiternum per 4 o 5 giorni poi ti diranno dove ti mandano».
Maria Laura si aggira nel suo appartamento a piano terra della piastra 1, proprio a fianco del buco aperto dagli operai del Comune per mettere in evidenza i danni delle infiltrazioni. «Sinceramente, dopo il sesto trasloco, mi prende lo scoramento. Davvero, non ce la faccio più». Si allontana, mentre attraversa la porta. «Non ce la faccio più... Domani devo togliere tutto, almeno la biancheria, le cose mie». La figlia Veronica fa avanti e indietro con i pacchi tra l’appartamento e la macchina. «Fino a sette mesi fa stavamo nell’altra palazzina, quella coi balconi rotti. Adesso non so dove andremo a finire».
Anche Debora Cerone appare sconvolta. È appena arrivata in albergo, al telefono con il fratello cerca le chiavi che alla fine escono fuori. «Le aveva lui, almeno una cosa è andata a posto». Un lungo sospiro come per riprendere fiato da un pomeriggio in apnea. «Oggi mi hanno chiamato e all’improvviso mi hanno detto che devo traslocare. Scusatemi, ma in questo momento sto cercando di raccapezzarmi».
Davanti alla piastra 1 c’è Anna Pietrini, 75 anni. Sta su una sedia a rotelle, è vestita di nero e tutti la abbracciano. È appena tornata dal funerale della figlia Maddalena. «Dopo quello che mi è capitato, anche questo... sto qui da otto anni. Siamo stati bene. E adesso non so che fare».
Fuori della palazzina c’è chi se la prende con il Comune. Un uomo si lamenta. «Scrivetelo, stavo nelle case coi balconi che dicevano che erano rotti e che invece stavano benissimo. Mi hanno spostato qui, ed ecco come siamo ridotti, un altro trasloco. Lo dovete dire, non ce la facciamo più».
I racconti delle persone parlano di una sequenza infinita di traslochi, spostamenti, e c’è chi riesce comunque a sorridere. Rosa Panella poggia a terra due bustoni. «Io stavo al secondo piano, un paradiso. Adesso chi lo sa che fine mi faranno fare». Tra gli sfollati si aggira anche il candidato consigliere per il centrodestra Roberto Tinari. Prende appunti col cellulare, si fa mandare i video delle segnalazioni, è furioso. «Nonostante le ripetute segnalazioni che sono state effettuate sin dal 2014, dal 2015 e anche dal 2016 in occasione del terremoto di Amatrice, la cattiva manutenzione ha ridotto le palazzine in questo stato. Vogliono dare la colpa a Berlusconi, ma la colpa è di chi non ha controllato».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Maria Laura si aggira nel suo appartamento a piano terra della piastra 1, proprio a fianco del buco aperto dagli operai del Comune per mettere in evidenza i danni delle infiltrazioni. «Sinceramente, dopo il sesto trasloco, mi prende lo scoramento. Davvero, non ce la faccio più». Si allontana, mentre attraversa la porta. «Non ce la faccio più... Domani devo togliere tutto, almeno la biancheria, le cose mie». La figlia Veronica fa avanti e indietro con i pacchi tra l’appartamento e la macchina. «Fino a sette mesi fa stavamo nell’altra palazzina, quella coi balconi rotti. Adesso non so dove andremo a finire».
Anche Debora Cerone appare sconvolta. È appena arrivata in albergo, al telefono con il fratello cerca le chiavi che alla fine escono fuori. «Le aveva lui, almeno una cosa è andata a posto». Un lungo sospiro come per riprendere fiato da un pomeriggio in apnea. «Oggi mi hanno chiamato e all’improvviso mi hanno detto che devo traslocare. Scusatemi, ma in questo momento sto cercando di raccapezzarmi».
Davanti alla piastra 1 c’è Anna Pietrini, 75 anni. Sta su una sedia a rotelle, è vestita di nero e tutti la abbracciano. È appena tornata dal funerale della figlia Maddalena. «Dopo quello che mi è capitato, anche questo... sto qui da otto anni. Siamo stati bene. E adesso non so che fare».
Fuori della palazzina c’è chi se la prende con il Comune. Un uomo si lamenta. «Scrivetelo, stavo nelle case coi balconi che dicevano che erano rotti e che invece stavano benissimo. Mi hanno spostato qui, ed ecco come siamo ridotti, un altro trasloco. Lo dovete dire, non ce la facciamo più».
I racconti delle persone parlano di una sequenza infinita di traslochi, spostamenti, e c’è chi riesce comunque a sorridere. Rosa Panella poggia a terra due bustoni. «Io stavo al secondo piano, un paradiso. Adesso chi lo sa che fine mi faranno fare». Tra gli sfollati si aggira anche il candidato consigliere per il centrodestra Roberto Tinari. Prende appunti col cellulare, si fa mandare i video delle segnalazioni, è furioso. «Nonostante le ripetute segnalazioni che sono state effettuate sin dal 2014, dal 2015 e anche dal 2016 in occasione del terremoto di Amatrice, la cattiva manutenzione ha ridotto le palazzine in questo stato. Vogliono dare la colpa a Berlusconi, ma la colpa è di chi non ha controllato».
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