GRAN SASSO
Traforo, quanto costano i rallentamenti ai camionisti. Proposta la Class action
La Fita Cna denuncia: "Pesante impatto sull’economia dell’intera regione e sul flusso delle merci". i consiglieri comunali Padovani e Verini contro la struttura commissariale gli ulteriori tre anni di lavori
L'AQUILA. I rallentamenti al traffico sotto il traforo del Gran Sasso costano circa 2.600 euro in più a ciascun camionista costretto ad aggirarli e che deve raggiungere L'Aquila o Teramo per 45 giorni. A denunciarlo è la Fita Cna. Il responsabile Mauro Concezzi interviene sui gravi problemi provocati in questi giorni dalle limitazioni sull’autostrada A24, chiedendo di introdurre «un meccanismo automatico riconoscimento di un’agevolazione tariffaria o di rimborso del pedaggio autostradale per disagi alla mobilità».
E aggiunge: «Secondo una nostra stima dettagliata, l’impatto economico derivante dai maggiori tempi di percorrenza sui veicoli pesanti risulta molto penalizzante. Nell’arco dei 45 giorni di disagi, il maggior costo medio che ogni veicolo pesante che transita per il traforo del Gran Sasso dovrà subire, è pari a circa 2.602,75 euro. Secondo i dati ACI 2023, nelle province di Teramo e L’Aquila circolano rispettivamente 35.271 e 34.763 camion. Stimando, in maniera prudenziale, che un quarto di questi veicoli abbiano come via quotidiana quella del traforo, nei 45 giorni di circolazione alternata, le imprese di autotrasporto della provincia di Teramo subiranno una maggiorazione di costi pari a 22.950.398 euro, mentre quelle della provincia dell’Aquila affronteranno un aggravio economico di 22.619.849 euro».
Pertanto, Fita Cna chiede che in concomitanza dei disagi «sia sospeso il pedaggio o che comunque venga introdotto un meccanismo di automatico riconoscimento di un’agevolazione tariffaria o di rimborso del pedaggio autostradale per disagi alla mobilità».
Intanto si pensa anche a fare una Class action contro il commissario del Gran Sasso per evitare gli annunciati tre anni di lavori sotto la montagna. A proporla sono i consiglieri comunali Gianni Padovani ed Enrico Verini: «Prevedere - affermano - l'attuale sistema di circolazione per tre anni, con senso unico alternato e impianto semaforico, comporterebbe per L'Aquila un danno gravissimo causa la triplicazione dei tempi di percorrenza. Un danno per i pendolari, per il settore dell’autotrasporto, per i turisti e per l’intera economia dell’Abruzzo. Le associazioni dei trasportatori hanno stimato in circa 50 milioni di euro, per i soli 45 giorni dei carotaggi, l'impatto sul costo del trasporto merci derivante dalla chiusura alternata. E pensiamo poi agli enormi disagi per i pendolari e per i turisti che, certamente, sceglieranno mete alternative rispetto all'Abruzzo».
A fronte di questa «tragica prospettiva», per Padovani e Verini «stupisce e sorprende l'assoluta incapacità, o mancanza di volontà, di mettere in atto l'unica soluzione possibile, già praticata per quasi tutti i trafori alpini: la percorrenza della galleria a doppio senso di marcia, come si è già fatto per 10 anni in passato (dal 1984 al 1993), dotando al contempo l'impianto di tutte le dotazioni che le moderne tecnologie di controllo e sicurezza mettono a disposizione. Le ulteriori soluzioni proposte in questi giorni, come il rimborso del pedaggio o la velocizzazione dei cantieri alle Capannelle, sono pannicelli caldi e non risolvono il problema».
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