Trovato morto da un mese nell’ex scuola: «C’è una puzza di putrefazione assurda» / VIDEO

Due persone si infilano nell’istituto d’arte di Villa Gioia e danno l’allarme: la vittima è un 40enne di origini marocchine
L’AQUILA. «Forse abbiamo trovato un cadavere in una scuola abbandonata». Sono le parole di due youtuber pugliesi che, nel loro ultimo “urbex” (esplorazione urbana), hanno filmato il ritrovamento di un corpo mummificato all’Aquila. La scoperta ieri pomeriggio, all’ultimo piano dell’ex istituto d’arte Muzi, la scuola di via Filomusi Guelfi in stato di abbandono ormai da anni, situata a due passi dal palazzo di giustizia. Il corpo dell’uomo di 40 anni, di origini marocchine, era chiuso all’interno di un’aula, tra finestre sfondate e porte buttate giù insieme a banchi, cattedre e sedie.
Sul posto la polizia scientifica per i rilievi, mentre il 118 non ha potuto far altro che constatare il decesso. Nessuna ipotesi al momento sulle cause: sarà il medico legale Giuseppe Calvisi, intervenuto sul posto e che oggi effettuerà l’autopsia, a chiarire se il senzatetto è morto per un malore o per overdose. Il fascicolo d’indagine è in mano al sostituto procuratore Guido Cocco. L’unica certezza è che qualcuno, quel corpo, non solo l’ha visto, ma ha anche tentato di occultarlo, forse per paura che venisse sgomberato quello che agli inquirenti è sembrato un vero bivacco.
Sulla porta sigillata da due banchi, i due youtuber hanno filmato una scritta che recita “Rip”. «C’è una puzza di putrefazione assurda», dicono i due che hanno l’hobby di esplorare aree urbane abbandonate. «Guardate quante mosche ci sono sul vetro e a terra, c’è qualcosa di rivoltante qui dentro, forse un animale, non abbiamo il coraggio di aprire la porta». Le immagini, pubblicate sul canale TikTok G.ri.pta prima dell’arrivo della polizia sul posto, hanno fatto il giro del web. Si vedono tutti i mobili di legno ormai spezzati, decine di finestre frantumate.
Dopo la pubblicazione del video, i ragazzi, hanno allertato le forze di polizia, sopraggiunte sul posto in pochi minuti insieme ai medici del 118. Il corpo si trovava in mezzo all’aula, vestito con indumenti pesanti e avvolto da una coperta. Nei brandelli dei vestiti che sono rimasti incollati addosso al tronco e alle gambe gli investigatori hanno trovato i documenti che hanno rivelato l’identità del senzatetto. Tutt’intorno escrementi e immondizia di ogni genere, bottiglie, carte, residui di cibo e mozziconi di sigarette. La morte risalirebbe al mese scorso, visto lo stato di conservazione del corpo.
L’unico dato certo è che nessuno, in tutto questo tempo, ha presentato una denuncia di scomparsa e chi vive in quella zona non si è accorto di nulla. «C’era una persona che noi abbiamo visto», dice una residente che preferisce mantenere l’anonimato, «e che abbiamo provato ad aiutare ma era un italiano, del Nord. Si capiva che qualcuno veniva qui a dormire, c’era movimento, ma non ci siamo accorti che era diventato un bivacco e che addirittura ci fosse un morto all’interno. Anche perché non si vedevano luci accese, altrimenti avremmo chiamato la polizia».
Le operazioni sono andate avanti fino alle 17, quando gli addetti hanno rimosso la salma trasportandola all’obitorio dell’ospedale San Salvatore dove oggi l’anatomopatologo Calvisi eseguirà l’autopsia. Parla di morte per solitudine Gamal Bouchaib, ex consigliere straniero al Comune dell’Aquila. «Quando l’indifferenza verso gli ultimi, i giovani senzatetto diventa moneta di scambio si cannibalizza il senso civile e di giustizia sociale di una comunità. Ci sono sacche di disagi in giro e l’unica politica che si adotta è che basti che sta lì, nella periferia in case distrutte di fortuna oppure dentro scuole in ricostruzione purché non dia fastidio all’altra parte per bene e il problema è risolto».
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