Truffate per 2700 euro le monache di clausura: «Ecco come ci hanno ingannate». Il racconto della madre badessa

Fantomatici impiegati di banca e Comune promettevano un contributo. Rubati soldi appartenenti al monastero, per la maggior parte frutto delle donazioni dei fedeli. “Arrivata negli uffici del municipio ho capito la messainscena”
TAGLIACOZZO. Due intere notti senza dormire. «Continuo a ripercorrere tutti i momenti di quella giornata. Le chiamate, le parole usate, le mie risposte. E tutte le cose che ho fatto e che avrei potuto fare diversamente». Suor Donatella Di Marzio, madre badessa del monastero dei Santi Cosma e Damiano di Tagliacozzo, deve fare i conti con un’umanità piegata. Le hanno portato via 2.700 euro. Soldi appartenenti al convento, perlopiù frutto delle donazioni dei fedeli. E’ stata vittima di una truffa studiata ad arte. Di un raggiro prolungato, senza scrupoli. Che non ha mostrato remore neppure di fronte ad un’istituzione religiosa. Al contrario. Stando alle argomentazioni usate dai truffatori, almeno in due, un uomo e una donna, sembrerebbe che il piano fosse stato preparato con minuziosa cura, tanto da non destare sospetti nella vittima.
Suor Donatella ha ricevuto una chiamata nella mattinata di lunedì. Dall’altra parte del telefono una donna. «Mi ha detto di essere una dipendente del Comune, tale Eleonora Nazzaro». La truffatrice ha quindi spiegato che il monastero era risultato beneficiario di un contributo pari a 30.000 euro da parte della Regione nell’ambito di un vecchio cantiere edilizio al tetto della struttura, che però le sarebbe stato bonificato tramite intercessione dell’ente comunale. «Mi ha persino chiesto se volessi andare a prenderli in municipio. Io le ho spiegato che non avevo questa necessità urgente e che avrebbero potuto provvedere come meglio ritenevano opportuno fare». Dopo qualche minuto il telefono è squillato ancora. Questa volta era il finto direttore di banca. «Con leggero accento campano. Parlava un italiano istruito, ma l’identità territoriale era percepibile». L’uomo ha spiegato a suor Donatella che il Comune aveva commesso un errore nel bonifico. Indicando nell’importo una cifra superiore a quella corretta. In eccesso per 2.700 euro. «Mi ha chiesto di restituire la differenza attraverso un bonifico». I codici inviati per la ricarica erano quelli di una carta Poste Pay.
La madre badessa ha quindi raggiunto l’ufficio postale e richiesto al dipendente allo sportello di poter eseguire la transazione. È poi tornata in monastero. Ed è nuovamente uscita alle 16.30 per portare la ricevuta alla dipendente comunale, come da accordi telefonici. «Al mio arrivo il municipio era vuoto. Dopo un po’ ho incrociato due dipendenti. Un uomo e una donna. Ho chiesto loro di questa Eleonora Nazzaro. Ma mi sono sentita rispondere che non avevano idea di chi fosse. Quando ho spiegato loro la ragione della mia visita, l’uomo di fronte a me si è scurito in volto. Gli ho chiesto, “è una truffa?”, e lui mi ha fatto cenno di sì. In quel momento mi sono sentita mancare». Suor Donatella è una donna solerte, di principi. Chiede di non essere compatita. Questa storia non deve suscitare nulla di simile. «Ci tengo sia un avvertimento per coloro che si troveranno a vivere quello che ho vissuto io. Che possa essere un aiuto a capire in tempo il pericolo. A chi mi ha fatto questo chiedo, che vita stanno vivendo? Senza il Padre Eterno accanto. Non posso capire, ma solo augurare loro di scoprire la Pasqua», ha concluso la madre badessa.