Un consigliere: "I gay malati". Bufera in Comune all'Aquila

Nel giorno del sì, con 19 voti favorevoli in assemblea civica, al registro unioni civili, scoppia lo scontro sulle dichiarazioni di Giuseppe Ludovici dell’Api. Riga si dissocia
L’AQUILA. Il consiglio comunale dà il via libera all’istituzione del registro delle unioni civili e fuori dall’aula va in scena l’esibizione fuori luogo del consigliere Giuseppe Ludovici (Api) che se la prende con i gay arrivando a definirli «malati». Parole in libertà, quelle pronunciate da Ludovici ai microfoni di Abruzzo24ore.tv, seguite, come era prevedibile, da commenti al vetriolo e da prese di distanza da parte dei suoi stessi compagni di partito.
Tutto è cominciato ieri mattina, con l’approdo in aula del provvedimento che istituisce il registro delle unioni civili, il primo in Abruzzo, che si materializzerà a marzo. Una delibera accompagnata da aspre critiche sollevate in particolare da esponenti dell’opposizione. Voci di dissenso alle quali si è unita poi anche quella di Ludovici. Alla fine, dopo un lungo botta e risposta in aula e la “fuga” di molti consiglieri, anche dei più ostili nei confronti del provvedimento, la delibera è passata con 19 voti a favore, due contrari (con Ludovici anche Imprudente del Movimento per le autonomie) e tre astensioni. Approvato anche il regolamento sulla base del quale vengono considerate «unioni civili» i rapporti tra due persone maggiorenni, di diverso o dello stesso sesso, che non siano legate tra loro da vincoli giuridici e che ne abbiano chiesto la registrazione amministrativa. Chi si iscrive al registro è equiparato al «parente prossimo» del soggetto con cui ha formalizzato l’iscrizione ai fini della possibilità di assistenza. La delibera prevede la gratuità dell’iscrizione che può essere richiesta da due persone residenti anagraficamente da almeno un anno nel Comune dell’Aquila e coabitanti almeno dallo stesso periodo di tempo.
Sin qui il contenuto del provvedimento, salutato da più parti «come un atto di civiltà, un passo importante per l’affermazione di diritti civili».
Un atto di civiltà, ma non per tutti. Il più scatenato contro la novità introdotta dal consiglio comunale è stato Ludovici, arrivato, con qualche inciampo, a definire l’omosessualità «non legale, non regolare, non normale». Anzi, «una malattia».
«Una considerazione assurda», per il vicesindaco Roberto Riga, anch’egli dell’Api. «Mi dissocio fermamente dalle affermazioni personali del consigliere Ludovici. Parlare di illegalità o peggio ancora di malattia», dichiara Riga, «ci catapulta in considerazioni assurde, del tutto altre rispetto a quanto il gruppo consiliare Api ha votato in aula. Vale a dire l’auspicata delibera sulle unioni civili, momento epocale per la nostra città, in termini di civiltà e progresso. Sono rimasto inorridito nell’ascoltare le parole di Ludovici. Stento a credere, addirittura , che abbia afferrato il senso stesso della delibera che è quello di garantire il riconoscimento delle unioni civili. Considerazioni imprecise e omofobe, quelle di Ludovici lontane anni luce dalle posizioni del nostro partito che fonda la sua politica sul rispetto dell’altro».
Soddisfazione per il sì al provvedimento è stata espressa dall’assessore Stefania Pezzopane. Di «una grande conquista di civiltà per L’Aquila» parlail segretario Pd Stefano Albano. «Ma resta l’amaro in bocca per i due voti contrari e per le argomentazioni retro-conservatrici ascoltate nel corso del dibattito».
Per Piercamillo Falasca (Scelta civica con Monti), infine, c’è da complimentarsi col consiglio comunale «che ha voluto e saputo squarciare il velo dell’ipocrisia in materia di diritti civili».
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