Macron subito da Merkel rilancia l’asse per l’Europa
Il neoeletto: «Per me un compito difficile, non dimentico il voto della rabbia» La cancelliera conferma l’impegno su iniziative comuni: «Rafforzare l’eurozona»
[FIRMA&LUOGO]di Rosanna Pugliese
BERLINO
L'Europa deve andare avanti e Angela Merkel e Emmanuel Macron sono pronti, se serve, anche a cambiare i trattati. «Il mondo cambia», non si può restare fermi ai vecchi accordi, è stata l'immagine usata dalla Merkel per convincere i tedeschi. E Macron le ha fatto eco, abbattendo uno dei «tabù» francesi, perché Parigi e Berlino, ha spiegato, sono davanti ad «un momento storico». Ieri l'ingresso all'Eliseo, oggi l'incontro con la cancelliera d'Europa: Macron, che ha nominato primo ministro il conservatore Edouard Philippe e che sta preparando per i prossimi giorni anche un incontro con Paolo Gentiloni, ha trovato una calorosa accoglienza nella capitale tedesca. La coppia potrebbe anche funzionare e ieri ha rilanciato in modo esplicito «l'asse franco-tedesco», da cui dovrà scaturire «un nuovo dinamismo in Europa». A Berlino è già chiaro che questo partner è più forte di chi lo ha preceduto. «Non ho dimenticato il voto della rabbia», ha detto il neopresidente, citando gli 11 milioni di consensi per la Le Pen. «Il mio è un compito difficile». Macron si presenta come un partner «più stretto, più aperto e più diretto»: lo ha annunciato e poi lo ha dimostrato. Vuole fare le riforme che servono alla Francia, ha affermato di non aver mai proposto gli eurobond perché contrario a condividere a livello comunitario i vecchi debiti, musica per le orecchie dell'ospite tedesco. Ma il successore di Hollande ha detto altrettanto chiaramente che l'eurozona ha bisogno di investimenti, di «soldi freschi» che invece il piano Juncker non contiene. Parigi e Berlino lavorano a una roadmap per rafforzare l'Europa, hanno spiegato all'unisono. E subito dopo le legislative di giugno ci saranno consultazioni fra i gabinetti.
A una domanda su future trasformazioni istituzionali, incluso un budegt per l'eurozona, Merkel ha risposto: «Dalla prospettiva tedesca si può immaginare una modifica dei trattati se ha senso, per rafforzare l'eurozona». Ma prima bisogna intendersi «su cosa» si voglia fare. «Il cambiamento dei trattati era un tabù francese, per me non lo è», ha risposto Macron. Per dare impulso all'Europa si potrebbe pensare a progetti fiscali, a un'armonizzazione del regime delle imprese. Uno scambio delle “best practices” contro la disoccupazione giovanile. E si è parlato anche di migranti e difesa. Ma è stato Macron a insistere su quello che sta a cuore a milioni di francesi, cioè gli investimenti. «Non ho mai proposto gli eurobond, sono contrario a una comunitarizzazione del debito passato. È una forma di mancanza di responsabilità», ha premesso. Ma quando si parla di investimenti, il capo dell'Eliseo non pensa solo al piano Juncker: «Non si tratta di duplicarlo. Il piano Juncker è molto utile, ma non sono soldi freschi, non dà agevolazioni in sede di bilancio», ha spiegato. «Quello di cui ha particolarmente bisogno l'eurozona è una politica determinata di investimenti, privati e pubblici. Dobbiamo portare nuovi soldi freschi per avere mezzi nel bilancio. Questo comporta convergenze, regole, riforme strutturali vere», ha sottolineato Macron. «Idee condivise e differenti caratterizzano il rapporto franco-tedesco», ha chiosato la cancelliera, aggiungendo che dal confronto poi nascono cose buone per l'Europa.
BERLINO
L'Europa deve andare avanti e Angela Merkel e Emmanuel Macron sono pronti, se serve, anche a cambiare i trattati. «Il mondo cambia», non si può restare fermi ai vecchi accordi, è stata l'immagine usata dalla Merkel per convincere i tedeschi. E Macron le ha fatto eco, abbattendo uno dei «tabù» francesi, perché Parigi e Berlino, ha spiegato, sono davanti ad «un momento storico». Ieri l'ingresso all'Eliseo, oggi l'incontro con la cancelliera d'Europa: Macron, che ha nominato primo ministro il conservatore Edouard Philippe e che sta preparando per i prossimi giorni anche un incontro con Paolo Gentiloni, ha trovato una calorosa accoglienza nella capitale tedesca. La coppia potrebbe anche funzionare e ieri ha rilanciato in modo esplicito «l'asse franco-tedesco», da cui dovrà scaturire «un nuovo dinamismo in Europa». A Berlino è già chiaro che questo partner è più forte di chi lo ha preceduto. «Non ho dimenticato il voto della rabbia», ha detto il neopresidente, citando gli 11 milioni di consensi per la Le Pen. «Il mio è un compito difficile». Macron si presenta come un partner «più stretto, più aperto e più diretto»: lo ha annunciato e poi lo ha dimostrato. Vuole fare le riforme che servono alla Francia, ha affermato di non aver mai proposto gli eurobond perché contrario a condividere a livello comunitario i vecchi debiti, musica per le orecchie dell'ospite tedesco. Ma il successore di Hollande ha detto altrettanto chiaramente che l'eurozona ha bisogno di investimenti, di «soldi freschi» che invece il piano Juncker non contiene. Parigi e Berlino lavorano a una roadmap per rafforzare l'Europa, hanno spiegato all'unisono. E subito dopo le legislative di giugno ci saranno consultazioni fra i gabinetti.
A una domanda su future trasformazioni istituzionali, incluso un budegt per l'eurozona, Merkel ha risposto: «Dalla prospettiva tedesca si può immaginare una modifica dei trattati se ha senso, per rafforzare l'eurozona». Ma prima bisogna intendersi «su cosa» si voglia fare. «Il cambiamento dei trattati era un tabù francese, per me non lo è», ha risposto Macron. Per dare impulso all'Europa si potrebbe pensare a progetti fiscali, a un'armonizzazione del regime delle imprese. Uno scambio delle “best practices” contro la disoccupazione giovanile. E si è parlato anche di migranti e difesa. Ma è stato Macron a insistere su quello che sta a cuore a milioni di francesi, cioè gli investimenti. «Non ho mai proposto gli eurobond, sono contrario a una comunitarizzazione del debito passato. È una forma di mancanza di responsabilità», ha premesso. Ma quando si parla di investimenti, il capo dell'Eliseo non pensa solo al piano Juncker: «Non si tratta di duplicarlo. Il piano Juncker è molto utile, ma non sono soldi freschi, non dà agevolazioni in sede di bilancio», ha spiegato. «Quello di cui ha particolarmente bisogno l'eurozona è una politica determinata di investimenti, privati e pubblici. Dobbiamo portare nuovi soldi freschi per avere mezzi nel bilancio. Questo comporta convergenze, regole, riforme strutturali vere», ha sottolineato Macron. «Idee condivise e differenti caratterizzano il rapporto franco-tedesco», ha chiosato la cancelliera, aggiungendo che dal confronto poi nascono cose buone per l'Europa.