LE PROCEDURE DI IMPATTO AMBIENTALE

Nel mirino anche la nuova Via. «Resuscitano i vecchi progetti»

Per l'Abruzzo i rischi sarebbero enormi. Come l'impianto per l'estrazione di gas a Bomba: i progetti di mera coltivazione sarebbero soggetti al solo screening, senza osservazione

PESCARA. «Opere impattanti sull'ambiente, dai rifiuti alle cave, passando per le trivelle e altre decine di categorie progettuali: il Governo vuole togliere ai territori anche la possibilità di partecipare ai procedimenti». A lanciare l'allarme sono decine di associazioni abruzzesi che, assieme ad altre centinaia di tutta Italia, presentano un dossier che fa il punto sui rischi del decreto sulle nuove procedure di Valutazione di impatto ambientale (Via), allo studio delle Commissioni parlamentari e della Conferenza Stato-Regioni.
Le associazioni chiedono alla Regione Abruzzo di prendere posizione contraria al decreto in Conferenza Stato-Regioni chiedendo profonde modifiche. E ai parlamentari di non votare la norma e di salvaguardare i diritti dei cittadini. Nel dossier, coordinate dal Forum abruzzese dei movimenti per l'acqua, viene evidenziato come, in base a quanto previsto dal decreto, su 90 categorie di opere - dagli impianti termici per la produzione di energia a quelli industriali per il trasporto del gas, dagli impianti eolici agli oleodotti e gasdotti, solo per fare alcuni esempi - si escluda totalmente la partecipazione di cittadini ed enti locali. Gli attivisti criticano il Governo, lo accusano di voler mettere il bavaglio a coloro che vogliono dire qualcosa su inceneritori, Tav, trivelle, cave, rifiuti e tutti i progetti che possono incidere sull'ambiente.

Per l'Abruzzo i rischi sarebbero enormi. Come l'impianto per l'estrazione di gas a Bomba: i progetti di mera coltivazione non sarebbero più sottoposti a Via, ma sarebbero soggetti al solo screening (cioè la procedura volta a definire se il progetto debba essere assoggettato a Via o meno), senza alcun tipo di osservazione. Presentato lo studio preliminare, il ministero decide, entro 60 giorni, se il progetto deve essere sottoposto a Via oppure no. «Da Roma», sottolineano gli ambientalisti, «potrebbero decidere anche un'ora dopo e questo è molto pericoloso. Presa la decisione, l'unica possibilità resta il ricorso al Tar». Altro progetto che può essere interessato è la nuova cava di Popoli, nell'area delle sorgenti: con la normativa attuale, il progetto sarebbe sottoposto solo a screening, ma con il nuovo decreto si eviterebbero le osservazioni di associazioni ed enti locali e si eviterebbe anche la presentazione dell'elaborato progettuale. «Basterebbe solo lo studio ambientale, cioè 20 paginette molto generiche», dicono gli attivisti.

Ci sono poi gli impianti per il trattamento di rifiuti di Rosciano e Aielli. Anche in questo caso i progetti farebbero solo lo screening, senza osservazioni e senza partecipazione. E a preoccupare, e non poco, gli ambientalisti c'è anche l'Airgun (il sistema di ricerca marino che utilizza l’aria compressa) considerando che in Adriatico ci sono una quindicina di progetti, uno dei quali nel mare abruzzese: in base al decreto si farà solo lo screening. Fino ad ora, invece, ci sono sempre state decine di osservazioni da parte di numerosi soggetti, dai Comuni alle associazioni ai pescatori. Cambierebbero le regole anche per altri progetti, come piste da sci, interporti, impianti di smaltimento di rifiuti non pericolosi, tutti sottoposti a screening senza osservazioni. Rischi analoghi per l'ampliamento di impianti già esistenti, quali, ad esempio, le fonderie. «Il tutto», osservano le associazioni, «presentando soltanto lo studio preliminare e non l'elaborato progettuale, che almeno consentirebbe di capire a quali modifiche si va incontro».
Un esempio per tutti: se la normativa fosse stata quella prevista dal decreto, il terzo traforo del Gran Sasso sarebbe potuto andare avanti. (l.d.)

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