«A cavallo senza armi né speroni tra il crepitìo delle mitragliatrici»
Il racconto del soldato atriano Ludovico Caprara
Il diario di Ludovico Caprara racconta le battaglie di un reggimento passato alla storia della Prima Guerra Mondiale, il Genova Cavalleria. Inizialmente impiegato sul Carso per la conquista di quota 144 di Monfalcone, dopo la disfatta di Caporetto è protagonista di una storica battaglia, quella di Pozzuolo del Friuli. Caricando gli austro-ungarici i dragoni di Genova e i lancieri di Novara ne frenano l'avanzata a costo di un enorme sacrificio di uomini e cavalli. E' in ricordo di quella battaglia che oggi la brigata di cavalleria dell’esercito italiana è denominata "Pozzuolo del Friuli" e il giorno della battaglia, il 30 ottobre, è la festa della Cavalleria. Caprara ha lasciato un'avvincente testimonianza dei suoi anni di guerra in un diario consegnato all'Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano nel 1990.
LO SPECIALE La grande guerra, cent'anni dopo i diari raccontano
La sera del 29 ottobre 1917 arrivai a Trivignano, si distribuì la biada ai cavalli. Il Genova al completo era in attesa di ordini, la notte passai vicino al focolare acceso assieme ai compagni dello Stato Maggiore. La tristezza si leggeva in ogni sguardo.
Ecco l'alba, i pochi rimasti di borghesi fuggono all'impazzata, poveri disgraziati non saranno giunti sul Tagliamento che hanno trovato la morte o la prigionia! “Genova”è sparpagliata nei cortili. L'ordine è arrivato: attaccare e sacrificarsi!
Ci sono diversi cavalli senza cavalieri e ciclisti senza macchine, benissimo! Si monta a cavallo e fra questi anch'io, sono però disarmato e senza speroni. Non so con quale reparto mi intrufolai ma ricordo che era una cavallina che non si fermò mai di trotterellare spossandomi enormemente. Passammo per l'abitato di Lestizza e ora non ricordo più per filo e per segno.
A trotto e galoppo ci disponemmo in una brughiera in prossimità di Pozzuolo del Friuli. Vista la malaparata mi portai verso lo Stato Maggiore. Il caro compagno Marchesini Erasmosi levò uno sperone e me lo diede ma nel mettermelo mi cadde e dovetti scendere da cavallo per raccoglierlo.
Poco distante c'era l'attendente del capitano Montagnani con un cavallo sottomano e con la sciabola appesa alla sella. Me la feci dare e rimontai a cavallo con uno sperone e con la sciabola. I maresciallo dello S.M. Bornati e Montruccoli osservavano la mia triste situazione. Di botto il capitano Montagnani mi apostrofa e mi fa restituire la sciabola al suo attendente, non so con quale criterio poi volle che la sciabola rimanesse appesa ad al povero addosso ad un cavallo sottomano, cioè di riserva.
Il colonnello Bellotti (al comando del reggimento Genova Cavalleria durante la battaglia di Pozzuolo del Friuli, il 29 e 30 ottobre 1917, n.d.r.) che ispezionava le truppe vide le mie vicissitudini e non mi disse nulla. Restai così per poco, reclamando e sorte di Dio. Poco distante era il Generale Emo e avvicinandosi al Genvoa gridò W il Re!
Avanziamo a lento passo in linea spiegata. Le pattuglie nemiche non saranno che a 100 metri. Il maresciallo Bornati Vincenzo dello Stato Maggiore mi dice di mettermi in coda o magari di fare una galoppata sullo stradone e raggiungere il carreggio dove ci sono delle lance anzi, anzi, mi dice: Se vedi Patron (il conducente della domatrice del colonnello) digli che non si facesse rubare l'involto che ho messo dentro la cassetta della domatrice del colonnello. Tutto questo avviene mentre alla nostra ala sinistra crepitano le mitragliatrici nemiche.
Son preso dal turbine delle evoluzioni, né il cavallo vuole uscire dalle file e né riesco a trattenerlo per portarmi in coda. Un razzo nemico si alza da poche decine di metri. Il nostro squadrone mitraglieri entra in azione in uno sforzo supremo e pieno di rassegnazione grido coi presenti il fatidico “Savoia”.
. Ludovico Caprara
(Atri, 14 novembre 1894/17 aprile 1953, soldato del 4º Reggimento Genova Cavalleria)