PESCARA

Addio a maestro Miscia, un pezzo della storia di Pescara. Aveva 107 anni.

3 Gennaio 2025

È morto un pezzo di storia di Pescara: era un veterano della Seconda guerra mondiale. Il ricordo delle figlie

PESCARA. A 107 anni ci lascia un pezzo di storia della città di Pescara, il maestro e veterano della Seconda guerra mondiale Mario Miscia. A ricordarlo le figlie, Roberta e Patrizia, e la moglie, nonché compagna di vita, Laura Coppa, addolorata per la fine di una storia d’amore durata oltre 74 anni. Nato a Pescara il 17 marzo del 1917, terzo di sei fratelli ma ultimo ad andarsene, la vita di Mario Miscia è ineguagliabile per storia e contenuto. Dal 1939 al 1945 partecipa alla Seconda guerra mondiale come ufficiale dell’esercito a Lero in Grecia. È lì che viene imprigionato e poi deportato «nei campi di concentramento di Polonia e Germania», racconta la figlia Roberta, «dove tra freddo, assenza di cibo e sete, ha vissuto come prigioniero fino al 1945, anno in cui è stato liberato dagli inglesi, e poi il ritorno a Pescara e l’incontro con mia madre, Laura, unico amore della sua vita». Dopo quattro anni di fidanzamento, Mario e Laura decidono di sposarsi l’8 ottobre del 1950 e da lì «nasce una storia d’amore unica e interminabile», racconta commossa Roberta, «come ogni coppia litigavano ma, attraverso l’amore, hanno superato ogni limite». Ed è proprio nella vecchiaia che il loro rapporto si è consolidato: «Mia madre si prepara a compiere 101 anni il prossimo 2 febbraio e ciò che ha permesso ad entrambi di trovare la forza di andare avanti è stata la loro unione, sempre mano nella mano, premurosi e amorevoli l’uno verso l’altro».

Conclusi i terribili anni della guerra, per Mario inizia una splendida carriera da insegnante «mio padre era molto legato ai suoi studenti», dichiara Roberta, «ha insegnato alle scuole elementari di Corvara, Villa Badessa e Villa Fabio, in questi anni ha conservato con amore tutte le foto con i suoi ex alunni».

Ieri, nella parrocchia dello Spirito Santo, l’ultimo saluto di familiari e amici a colui che è stato «un uomo indimenticabile», dichiara commossa Roberta, «il suo abbraccio sarà sempre con me, così come i suoi insegnamenti di bontà, altruismo, il non pensare male di nessuno, il saper perdonare, tutte virtù cristiane che ha vissuto in prima persona, dimostrando così una grande passione per la vita. Sempre a disposizione degli altri, pronto a portare quell’allegria e leggerezza che solo lui era in grado di dare. Ha scritto tante poesie abruzzesi ma, alla fine», conclude Roberta, «è stata la sua vita a essere diventata poesia».