Nel tondo, la piccola Francesca morta nel reparto di Ematologia dell'ospedale di Pescara

PESCARA

Addio alla piccola Francesca, vinta dalla leucemia a 13 anni 

Il padre a gennaio si era rivolto al Centro per lanciare un appello: «Aiutatemi a salvare mia figlia».

PESCARA. Piccola Francesca, ora giochi con gli angeli. A soli 13 anni hai combattuto la battaglia più importante della tua breve vita, ma la malattia è stata più forte delle tue lacrime e della tua sofferenza, lenita ogni giorno nell’ultimo anno e mezzo, dalle carezze e gli abbracci di mamma Loredana e papà Antonio Morabito.
«Francesca non c’è più» è lo straziante messaggio arrivato ieri all’alba dalla zia Claudia che per mesi è rimasta al fianco della ragazzina nel suo letto d’ospedale, nel reparto di Ematologia, dove ieri mattina (domenica 7 aprile) alle 7 la bimba, affetta da una leucemia linfoblastica acuta di tipo T, è spirata dopo 13 mesi di lenta agonia. I funerali di Francesca, studentessa della media Tinozzi, sono stati celebrati questo pomeriggio nella chiesa del Cuore Immacolato di via Vespucci. Distrutto dal dolore, anche il fratello Alessio. A gennaio, papà Antonio, pescarese, operaio in una impresa di pulizie, si era rivolto al Centro per lanciare un appello disperato alla ricerca di «una struttura ospedaliera in Italia e all’estero» in grado di accogliere la sua piccola guerriera. Perché la malattia, contro cui combatteva da circa 13 mesi tra alti e bassi, si era rivelata «estremamente aggressiva» e dai medici dell’ospedale era arrivato il verdetto che nessun genitore vorrebbe mai ascoltare: «Non c’è più niente da fare». Ma papà Antonio, col sostegno anche di parenti e amici, non si è mai arreso. La sua piccola «guerriera» doveva vivere.
Quando Francesca è stata aggredita dalla malattia, ha dovuto quasi del tutto abbandonare la scuola e i suoi compagni perché il mostro non le dava tregua. Per mesi è entrata e uscita dal reparto di Ematologia. Le numerose chemio l’avevano sfinita. Nel giugno scorso si era aperto uno spiraglio: quei bombardamenti della terapia stavano facendo effetto. La salute di Francesca progrediva. La malattia sembrava scomparsa. A Natale aveva festeggiato il suo compleanno con la famiglia. Era felice. Poi la ricaduta. La febbre è tornata altissima. Di nuovo in ospedale. La corsa contro il tempo. Nel frattempo la famiglia e gli zii hanno contattato il Bambin Gesù di Roma, un’altra struttura di Monza e di Philadelphia, Usa. Forse terapie alternative potranno salvarla. Invece no. All’ospedale di Pescara era stato già fatto tutto il possibile e anche di più. Per la bimba non c’è più nulla da fare, il verdetto finale. Francesca è tornata a casa per una settimana, l’ultima settimana, questa, prima dell’addio. Uno strazio per quanti l’hanno amata, vederla piangere, disperarsi, soffrire, invocare la vita.
La situazione precipita di nuovo nelle ultime ore. Francesca è costretta a tornare in ospedale, dove ieri è spirata nel silenzio dell’alba.

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