Agli avvocati del Comune 150 mila euro di premi
La dirigente dell’Avvocatura firma gli atti per il pagamento dei compensi L’assessore Antonelli: «Li prevede un regolamento, ma lo ritengo ingiusto»
PESCARA. I tre avvocati del Comune, la dirigente Paola Di Marco e i legali Lorena Petaccia e Marco De Flaviis stanno per ricevere premi in denaro per 149.514 euro. La cifra non è stata decisa dalla giunta e né dal consiglio, ma dagli stessi legali sulla base di un regolamento dell’ente che risale al 2006.
La dirigente dell’Avvocatura Paola Di Marco ha firmato tre determine il primo agosto scorso per liquidare a lei e ai suoi colleghi retribuzioni di risultato per decine di migliaia di euro. Nessuna irregolarità, per carità, ma l’operazione ha suscitato comunque qualche critica, considerando anche gli stipendi percepiti dagli avvocati. Le tabelle pubblicate sul sito del Comune riportano solo quello della dirigente Di Marco: lì si legge che avrebbe percepito l’anno scorso una retribuzione lorda di 192.425 euro.
L’assessore al personale Marcello Antonelli ha espresso qualche perplessità per questo regolamento che consente agli avvocati di percepire premi sia per le cause andate a buon fine, con la vittoria dell’ente in giudizio, sia quelle concluse con una transazione. Comunque vadano le cose, quindi, i legali hanno diritto ai compensi. «Il vigente regolamento stilato dalla stessa Avvocatura prevede che vengano pagati dei premi», afferma l’assessore, «pur riconoscendo la professionalità dell’Avvocatura, ritengo che queste norme siano profondamente ingiuste nei confronti di altri dipendenti dell’ente». «Per la verità, ho provato a modificare il regolamento», aggiunge, «ma ho riscontrato qualche difficoltà. Quello che ho potuto fare è stato di ridurre di un terzo il fondo destinato agli incentivi degli avvocati». La cifra da versare in premi, dunque, avrebbe potuto essere molto più alta.
Ma torniamo alle tre determine firmate dalla Di Marco. La prima, prevede un impegno di spesa pari a 64.192 euro. È la cifra che dovrebbe essere liquidata alla stessa dirigente con un successivo atto. La Di Marco spiega nel provvedimento, controfirmato dall’incaricata Pietrina Oggianu, che i compensi di natura professionale, spettanti ai dipendenti professionisti legali, vengono corrisposti sulla base di un regolamento approvato dalla giunta nel 2006. «Considerato l’articolo 6 del citato regolamento», si legge, «con cui si prevede che all’esito di ogni giudizio e in ogni altro caso in cui la controversia sia definita, ovvero maturato il diritto del dipendente professionista legale interessato al compenso, quest’ultimo trasmette al competente dirigente Avvocatura o vicario la sentenza e/o altro atto o provvedimento favorevole e la nota relativa ai diritti e onorari spettanti». La dirigente specifica che l’articolo 1 della Legge finanziaria 2006 «dispone che le somme finalizzate alla corresponsione di compensi professionali, comunque dovuti al personale dell’Avvocatura interna delle amministrazioni pubbliche sulla base di specifiche disposizioni contrattuali, sono da considerare comprensive degli oneri riflessi a carico del datore di lavoro».
Le altre due determine dirigenziali sono simili. Cambiano solo le cifre da impegnare per il pagamento dei compensi. La seconda indica la spesa di 46.260 euro che dovrebbe essere versata a Lorena Petaccia. La terza, invece, indica uno stanziamento di 39.062 euro, che dovrebbero servire per pagare il premio a Marco De Flaviis. L’entità dei compensi è stata determinata seguendo i criteri fissati nell’articolo 4 del regolamento comunale. «I compensi professionali», è scritto, «relativi alle controversie definitivamente concluse con la soccombenza della parte avversa e con la condanna di quest’ultima al pagamento delle spese legali nei confronti dell’amministrazione vittoriosa, vengono corrisposti a prescindere dalla liquidazione operata dal giudice o dall’arbitro nella misura minima, attenendosi al tariffario professionale nazionale di cui alle tabelle degli onorari, dei diritti e delle indennità di avvocato stabilite dal Consiglio nazionale forense». «I compensi professionali dovuti e non liquidati da alcuna autorità decidente», conclude l’articolo di legge, «sono determinati nella misura minima avendo riguardo al valore delle questioni e al grado dell’autorità eventualmente chiamata a conoscerne, in conformità al tariffario professionale nazionale».
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