Al via gli sfratti dei condannati: in un alloggio due porte blindate
Operazione in via Caduti per Servizio, Masci: hanno commesso reati, buttiamo fuori chi non ha titolo Da inizio anno firmati 36 provvedimenti di decadenza. Pettinari: ma chi spaccia è ancora dentro
PESCARA. La polizia con un mezzo blindato, carabinieri, guardia di finanza, polizia locale, vigili del fuoco, volontari della Protezione civile con un’ambulanza e operai al lavoro per murare gli ingressi delle case popolari con lastre d’acciaio. Questo il dispiegamento che, alle ore 8.30 di ieri, si è presentato in via Caduti per Servizio, a Fontanelle, per eseguire due sfratti, al quarto e al quinto piano del palazzo al civico 15. In una delle due case popolari c’erano due porte blindate: la prima all’ingresso e la seconda nel corridoio, per dividere la zona giorno dalla zona notte. Secondo gli investigatori, una mossa per rallentare eventuali perquisizioni antidroga: con la barriera del secondo portone dentro casa, i signori dello spaccio avrebbero potuto guadagnare tempo per sbarazzarsi della droga in caso di controlli.
Dall’inizio del 2024, l’amministrazione Masci ha firmato 36 provvedimenti di decadenza degli alloggi e ieri sono scattati i primi due sgomberi: nei prossimi giorni, potrebbero esserci altre operazioni fotocopia, a Fontanelle e anche a Rancitelli e Zanni. «Buttiamo fuori quelle persone che non hanno diritto a una casa popolare: hanno commesso reati», dice il sindaco Carlo Masci di Forza Italia, «attraverso un’azione delle forze dell’ordine promossa con il prefetto e con il questore, e assegniamo gli appartamenti a chi ha diritto». Secondo Masci, «è un risultato importantissimo per la città che ha sempre fame di alloggi. Negli anni scorsi, abbiamo fatto 60 sgomberi». «Puntiamo alla legalità e al rispetto delle regole», gli fa eco l’assessore all’Edilizia residente pubblica Alfredo Cremonese di Fratelli d’Italia, «siamo partiti con gli sfratti di quelle persone che non hanno più diritto a occupare le case, come prevede la legge regionale». Fuori dagli alloggi i condannati per un lungo campionario di reati, a partire dallo spaccio di droga. «Sono solo i primi di una serie di interventi», annuncia Cremonese, «che saranno portati a termine nei prossimi mesi».
L’ordine di lasciare gli appartamenti era partito dal Comune già da tempo: per gli inquilini non è stata una sorpresa e nessuno ha opposto resistenza. In via Caduti per Servizio anche gli avvocati Stefano Sassano e Luca Sarodi che assistono le famiglie. Da ieri, gli inquilini sgomberati hanno un mese di tempo per liberare gli alloggi che poi saranno riassegnati alle famiglie in graduatoria. «Tutto si è svolto regolarmente», dice Cremonese.
«A Pescara ci sono oltre 500 famiglie che attendono in graduatoria, alcuni di loro stanno aspettando anche da dieci anni con figli e disabili a carico», afferma il consigliere comunale civico Domenico Pettinari, «liberare le case popolari con gli sfratti serve a ristabilire legalità. L’operazione di ieri in via Caduti per Servizio andava fatta molto prima, comunque», osserva Pettinari, «meglio tardi che mai. Ma non bastano due sfratti in una strada in cui ne occorrerebbero molti di più perché, tra case Ater e comunali, ce ne sono tante altre occupate da chi non ne ha diritto». E Pettinari denuncia: «In via Caduti per Servizio rimangono tutt’ora persone che utilizzano le case popolari come fortini della droga e che non sono state ancora sfrattate. Quelle persone dovrebbero essere colpite: a loro dovrebbero essere tolte le abitazioni. Noi, naturalmente, continueremo a farlo presente e a denunciarlo fino a quando alcuni delinquenti rimarranno nelle case popolari». Il consigliere prosegue: «Invito l’amministrazione comunale a continuare. Chiediamo, poi, che sugli sfratti effettuati in via Caduti per Servizio si proceda a mettere in sicurezza gli immobili per evitare che siano rioccupati utilizzando la sorveglianza privata e procedere alla riassegnazione immediata dell’immobile a chi ne ha diritto. Inoltre», conclude, «a Pescara abbiamo circa cento abitazioni vuote e non assegnate, soprattutto Ater. Queste case andrebbero immediatamente messe a norma e assegnate: grida vendetta una graduatoria con 500 famiglie in attesa e, nello stesso tempo, cento case vuote». (p.l.)