Angelini: «Calpestato da tutti Sui soldi Del Turco mente»

4 Luglio 2013

In aula la difesa dell’ex titolare di Villa Pini: ecco come mi hanno fatto fallire Entra nel giudizio la sentenza di condanna di Pace e Trozzi per concussione

PESCARA. «Tutti hanno abusato di Angelini, è stato calpestato». Ieri, all’udienza numero 73 del processo sulla sanità abruzzese, il protagonista è stato uno soltanto: il grande accusatore Vincenzo Maria Angelini, ex titolare della clinica Villa Pini di Chieti, che nel processo è sia parte lesa che imputato per i reati di associazione per delinquere, truffa e abuso. Nell’arringa, la difesa di Angelini ha rilanciato le accuse contro i principali imputati, dall’ex governatore socialista Ottaviano Del Turco, al braccio destro Lamberto Quarta, all’ex capogruppo Pd in Regione Camillo Cesarone, all’ex parlamentare Pdl Sabatino Aracu e all’ex manager della Asl di Chieti Luigi Conga. In più di tre ore, gli avvocati Sergio Menna e Iole Di Bonifacio hanno disegnato l’immagine di un Angelini «credibile e scientifico» mentre, secondo loro, «chi mente è Del Turco». Gli avvocati hanno chiesto l’assoluzione di Angelini come imputato e 11 milioni di euro di danni come parte civile.

Sentenza Pace. Da ieri, poi, nel processo è entrata anche una sentenza pesante, quella della Corte d’appello dell’Aquila che, lunedì scorso, ha cancellato l’assoluzione in primo grado e condannato, per una concussione di 100 mila euro ad Angelini, l’ex governatore di centrodestra Giovanni Pace a due anni e l’ex vicepresidente Fira Vincenzo Trozzi a un anno e 4 mesi. La stessa sentenza ha assolto l’avvocato Pietro Anello, condannato in primo grado a 4 anni. Una sentenza ingombrante, a ridosso della fine del processo Del Turco con la decisione attesa per il prossimo 20 luglio.

Parola a Angelini. «L’intero processo gira intorno ad Angelini. È colui che accusa ed è anche imputato e, per questo, è necessario chiedersi se Angelini menta o se a mentire siano gli altri», ha esordito l’avvocato Menna, «ma quello che ha detto Angelini è scientifico. È una persona genuina, al di sopra delle righe sì, ma i suoi racconti hanno riscontri e sono il simbolo della sincerità. I pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli gli hanno fatto capire che la strada della legge è quella da seguire. E poi Angelini non ha guadagnato niente da questo processo: si ritrova imputato qui e a Chieti, in un processo per bancarotta anche se il fallimento di Villa Pini», ha detto l’avvocato, «è una pura invenzione. Ad Angelini, nonostante le dichiarazioni rese (ha denunciato di aver pagato 15 milioni di euro di tangenti, ndr), non è stato fatto alcuno sconto. Ha detto tutto, un pezzo alla volta, per salvarsi: è lui la vittima».

«Foto vere». Secondo la difesa di Angelini, anche le foto contestate che lo ritrarrebbero mentre entra a casa Del Turco per consegnare una presunta tangente sono «vere»: «Angelini ha fatto quello che fa un uomo disperato. Con le sue disponibilità, avrebbe potuto chiamare un professionista per fare una servizio da Novella 2000 e invece ha dato la macchina fotografica al suo autista: anche questo è il segno della sua genuinità. E poi», ha sottolineato il legale, «Angelini non è il solo ad accusare» i politici di centrodestra e centrosinistra che lo avrebbero munto: «Ci sono le testimonianze delle sue ex segretarie ed ex dipendenti che hanno raccontato come venivano preparate e consegnate le mazzette dei soldi. Persone sincere che non sono più legate ad Angelini e non hanno interesse a mentire. Angelini non si è inventato niente».

«Del Turco mente». Secondo Menna, «è Del Turco quello che mente davanti al tribunale, anzi le dichiarazioni di Del Turco confermano le versioni di Angelini: il 2 novembre 2007 Angelini è andato a casa di Del Turco, a Collelongo, con le buste in mano. E poi se Angelini fosse stato davvero un personaggio chiacchierato, come hanno detto in aula Aracu e Conga, perché Del Turco lo aspettava a casa sua e non nell’ufficio della Regione, in presenza di testimoni».

Pranzo per Villa Pini. Menna ha parlato anche di un pranzo al ristorante Bolognese di Roma dove si sarebbe deciso il futuro di Villa Pini «ma all’insaputa del suo proprietario»: «C’erano tutti, Del Turco, l’assessore Bernardo Mazzocca, Quarta e imprenditori della sanità pronti a rilevare Villa Pini. Mancava solo Angelini. A quel pranzo Villa Pini era già stata spartita. Angelini gridava al lupo, ed era vero».

Protagonisti. Poi, Menna ha passato in rassegna i protagonisti dell’inchiesta: «Quarta? Un “aguzzino”. Cesarone? Un uomo d’onore che tace ma che era il collegamento tra Angelini e Del Turco ed è lo stesso Cesarone a raccontare che Angelini nel 2007 già gli diceva “mi vogliono far fallire”. Aracu? Ha detto di non aver mai incontrato Angelini tra il 2004 e il 2008 ma è falso e poi io, personalmente, non pensavo che un rappresentante dello Stato potesse avere così tanti beni. Conga? Un uomo che si tradisce da solo, anzi è tradito da un’auto troppo costosa parcheggiata nel garage sbagliato e con dentro una valigetta di 113 mila euro in contanti».

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