Aree di risulta, il Tar congela il bando di gara
Sospesa la firma del contratto con Toto fino all’udienza fissata per il 26 luglio
PESCARA. Il Tar congela l’appalto per la riqualificazione delle aree di risulta della stazione aggiudicato dalla Toto spa, che in attesa di spiccare il «volo» con Alitalia vede ritardare la firma del contratto da 60 milioni di euro per la realizzazione dell’opera pubblica più importante della città. Il sindaco Luciano D’Alfonso aveva annunciato il perfezionamento dell’atto tra il Comune e il concessionario privato entro il mese di giugno. Ma a mettersi di traverso è stato il ricorso presentato dai consiglieri comunali di centrodestra con la richiesta di sospensiva del procedimento. Il ricorso al Tar si avvale della consulenza dell’avvocato Alfredo Biondi, senatore di Forza Italia e legale dello stesso Silvio Berlusconi in vari procedimenti giudiziari che hanno riguardato l’ex premier. L’altro avvocato che ha firmato il ricorso al Tribunale amministrativo è Fabrizio Rulli, del Foro di Pescara. Giovedì 5 luglio i giudici della sezione staccata del Tar di Pescara avrebbero dovuto pronunciarsi in ordine alla richiesta di sospensiva, ma è intervenuto un fatto nuovo. L’avvocato del Comune, il professor Vincenzo Cerulli Irelli, ha dichiarato la sua indisponibilità per quella data in quanto impegnato in un convegno fuori città. Così ha chiesto ai giudici del Tar di fare slittare ad altra data la Camera di consiglio.
IL RINVIO DEL TAR. La richiesta del legale è stata accolta con lo spostamento dell’udienza al 26 luglio. Ma a questo punto i ricorrenti hanno sollevato un’altra eccezione: cosa accadrebbe se, nel frattempo, il sindaco D’Alfonso procedesse con la firma del contratto per la riqualificazione delle aree di risulta? Per i consiglieri di opposizione il danno per la città sarebbe enorme, anche perché la vicenda dell’appalto delle aree della stazione continua a giocarsi su vari livelli: giustizia amministrativa, giustizia ordinaria (l’inchiesta avviata dalla procura di Pescara) e giustizia contabile per un altro ricorso inoltrato alla Corte dei conti. Così, in attesa della Camera di consiglio fissata per il 26 luglio, il Tar, presieduto da Antonio Catoni, ha emesso ieri un «provvedimento cautelare urgente, inaudita altera parte», un decreto che, in attesa della decisione sul merito attesa per la fine del mese, sospende comunque provvisoriamente l’aggiudicazione alla Toto spa dell’appalto relativo alla riqualificazione delle aree di risulta della stazione.
CONTRATTO CONGELATO. «Io non avrei comunque firmato quel contratto prima della decisione del Tar fissata per il 26 luglio». La precisazione è del sindaco Luciano D’Alfonso, quasi a voler spegnere l’entusiasmo con cui i consiglieri comunali del centrodestra hanno accolto ieri il decreto del Tar. La Toto spa dovrà dunque attendere il nuovo verdetto prima di mettere mano al cantiere nei 13 ettari della città per la realizzazione dei parcheggi sotterranei, della mediateca-biblioteca, del nuovo terminal-bus, del grande parco boschivo che occuperà circa l’80% della superficie complessiva.
I MOTIVI DEL RICORSO. Le motivazioni addotte dal centrodestra per fermare il bando di gara vertono soprattutto sulla gestione trentennale affidata alla Toto spa per la concessione di 1000 posti auto in Zsc (Zona a sosta controllata) e di 4000 posti auto nella Ztl (Zona a traffico limitato). L’offerta commerciale del concessionario contempla inoltre l’accesso alla Ztl e le relative tariffe in modo differenziato per i residenti (tra la prima e seconda auto) e per i non residenti, nonché per altre categoria (albergatori, agenti di commercio, attività artigiane, eccetera). A detta dei consiglieri del centrodestra, che ieri sono tornati a dire la loro in un incontro con la stampa, questo avrebbe del tutto esautorato le competenze del consiglio comunale, sovrano secondo quanto disposto dall’articolo 42 del decreto 267/2000 in materia di organizzazione dei servizi pubblici.
L’ATTACCO AL SINDACO. A detta del capogruppo dell’Udc, Carlo Masci, «sono state lese non solo le prerogative del consiglio comunale ma anche della giunta, visto che le procedure le ha fatte il concessionario». Anche il consigliere comunale di An, Luigi Albore Mascia, come aveva fatto il senatore Andrea Pastore, ha parlato di «prerogative del consiglio calpestate in quattro anni da D’Alfonso con la complicità, mi dispiace dirlo, degli uffici comunali». Il centrodestra ha quindi insistito su un concetto chiave sul quale si basano sia il ricorso al Tar che gli esposti alla magistratura penale: «L’enorme sproporzione, anche economica, nel rapporto tra costi e benefici» che risulterebbe del tutto «sbilanciato a favore del privato». Nel bando di gara si ravvisano anche altre presunte violazioni: «Eccesso di potere per contraddittorietà fra bando e lettera di invito», nonché «violazione del principio di proporzionalità e dei principi di efficienza e di economicità amministrativa».
IL DOPPIO BANDO. Secondo i ricorrenti, in sostanza, «l’amministrazione aggiudicatrice, al fine di rendere più remunerativa la concessione, stante anche il fallimento della prima procedura di evidenza pubblica per lo scarso interesse dimostrato dai soggetti invitati, ha deciso di consentire al concessionario di ricavare il proprio introito non solo dalla gestione dell’opera realizzata, ma altresì dallo sfruttamento del neo-istituito servizio di gestione della Ztl e della Zsc, che nulla hanno a che vedere con le opere da realizzarsi nell’area di risulta, essendo peraltro - come risulta dallo stesso Pgtu (piano generale del traffico urbano) - territorialmente localizzate del tutto al di fuori delle aree di risulta». Per Berardino Fiorilli (Pescara Futura), avvocato come gli altri due consigliere comunali Carlo Masci e Luigi Albore Mascia, «ricorrere alla magistratura è sempre una sconfitta della politica». Il 7 gennaio 2006 era stato l’ex deputato del Msi e consigliere della Corte dei conti, Raffaele Delfino, a segnalare all’Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici e alla procura di Roma una serie di presunte irregolarità commesse nell’ambito della prima procedura di gara per la riqualificazione delle aree di risulta.
IL RINVIO DEL TAR. La richiesta del legale è stata accolta con lo spostamento dell’udienza al 26 luglio. Ma a questo punto i ricorrenti hanno sollevato un’altra eccezione: cosa accadrebbe se, nel frattempo, il sindaco D’Alfonso procedesse con la firma del contratto per la riqualificazione delle aree di risulta? Per i consiglieri di opposizione il danno per la città sarebbe enorme, anche perché la vicenda dell’appalto delle aree della stazione continua a giocarsi su vari livelli: giustizia amministrativa, giustizia ordinaria (l’inchiesta avviata dalla procura di Pescara) e giustizia contabile per un altro ricorso inoltrato alla Corte dei conti. Così, in attesa della Camera di consiglio fissata per il 26 luglio, il Tar, presieduto da Antonio Catoni, ha emesso ieri un «provvedimento cautelare urgente, inaudita altera parte», un decreto che, in attesa della decisione sul merito attesa per la fine del mese, sospende comunque provvisoriamente l’aggiudicazione alla Toto spa dell’appalto relativo alla riqualificazione delle aree di risulta della stazione.
CONTRATTO CONGELATO. «Io non avrei comunque firmato quel contratto prima della decisione del Tar fissata per il 26 luglio». La precisazione è del sindaco Luciano D’Alfonso, quasi a voler spegnere l’entusiasmo con cui i consiglieri comunali del centrodestra hanno accolto ieri il decreto del Tar. La Toto spa dovrà dunque attendere il nuovo verdetto prima di mettere mano al cantiere nei 13 ettari della città per la realizzazione dei parcheggi sotterranei, della mediateca-biblioteca, del nuovo terminal-bus, del grande parco boschivo che occuperà circa l’80% della superficie complessiva.
I MOTIVI DEL RICORSO. Le motivazioni addotte dal centrodestra per fermare il bando di gara vertono soprattutto sulla gestione trentennale affidata alla Toto spa per la concessione di 1000 posti auto in Zsc (Zona a sosta controllata) e di 4000 posti auto nella Ztl (Zona a traffico limitato). L’offerta commerciale del concessionario contempla inoltre l’accesso alla Ztl e le relative tariffe in modo differenziato per i residenti (tra la prima e seconda auto) e per i non residenti, nonché per altre categoria (albergatori, agenti di commercio, attività artigiane, eccetera). A detta dei consiglieri del centrodestra, che ieri sono tornati a dire la loro in un incontro con la stampa, questo avrebbe del tutto esautorato le competenze del consiglio comunale, sovrano secondo quanto disposto dall’articolo 42 del decreto 267/2000 in materia di organizzazione dei servizi pubblici.
L’ATTACCO AL SINDACO. A detta del capogruppo dell’Udc, Carlo Masci, «sono state lese non solo le prerogative del consiglio comunale ma anche della giunta, visto che le procedure le ha fatte il concessionario». Anche il consigliere comunale di An, Luigi Albore Mascia, come aveva fatto il senatore Andrea Pastore, ha parlato di «prerogative del consiglio calpestate in quattro anni da D’Alfonso con la complicità, mi dispiace dirlo, degli uffici comunali». Il centrodestra ha quindi insistito su un concetto chiave sul quale si basano sia il ricorso al Tar che gli esposti alla magistratura penale: «L’enorme sproporzione, anche economica, nel rapporto tra costi e benefici» che risulterebbe del tutto «sbilanciato a favore del privato». Nel bando di gara si ravvisano anche altre presunte violazioni: «Eccesso di potere per contraddittorietà fra bando e lettera di invito», nonché «violazione del principio di proporzionalità e dei principi di efficienza e di economicità amministrativa».
IL DOPPIO BANDO. Secondo i ricorrenti, in sostanza, «l’amministrazione aggiudicatrice, al fine di rendere più remunerativa la concessione, stante anche il fallimento della prima procedura di evidenza pubblica per lo scarso interesse dimostrato dai soggetti invitati, ha deciso di consentire al concessionario di ricavare il proprio introito non solo dalla gestione dell’opera realizzata, ma altresì dallo sfruttamento del neo-istituito servizio di gestione della Ztl e della Zsc, che nulla hanno a che vedere con le opere da realizzarsi nell’area di risulta, essendo peraltro - come risulta dallo stesso Pgtu (piano generale del traffico urbano) - territorialmente localizzate del tutto al di fuori delle aree di risulta». Per Berardino Fiorilli (Pescara Futura), avvocato come gli altri due consigliere comunali Carlo Masci e Luigi Albore Mascia, «ricorrere alla magistratura è sempre una sconfitta della politica». Il 7 gennaio 2006 era stato l’ex deputato del Msi e consigliere della Corte dei conti, Raffaele Delfino, a segnalare all’Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici e alla procura di Roma una serie di presunte irregolarità commesse nell’ambito della prima procedura di gara per la riqualificazione delle aree di risulta.