CHIETI

Balneatore si suicida in ospedale, a processo dirigente Asl

3 Dicembre 2024

I fatti risalgono al 13 febbraio 2019. Bernardette Di Sciascio accusata di omicidio colposo: “Alla finestra andavano applicate delle grate”. Archiviata invece la posizione del direttore medico Di Vito: “Non ha avuto alcuna responsabilità”

CHIETI. Il gip del tribunale di Chieti, Luca De Ninis, ha disposto l’imputazione coattiva per Maria Bernadette Di Sciascio, ex responsabile dell'area Risk management della Asl Lanciano Vasto Chieti, oggi direttore sanitario in servizio ad Ascoli. L’ex dirigente dell’azienda sanitaria dovrà affrontare il processo, con l’accusa di omicidio colposo, per la morte di Luciano Maria Papa, pescarese, ex balneatore (fondatore dei lidi Zara e Plinius) e titolare di una storica palestra nella città adriatica (fu anche un campione di salto in alto), suicida la mattina del 13 febbraio del 2019, dopo essersi lanciato nel vuoto dalla finestra della sua stanza all'undicesimo livello dell'ospedale di Chieti. Archiviata invece la posizione di Fernando Di Vito, direttore medico del Santissima Annunziata, assistito dall’avvocato Stefano Azzariti. Nei suoi confronti non è emersa, secondo il giudice, alcuna responsabilità.

IL SUICIDIO. Papa aveva 69 anni, ed era ricoverato per una sospetta polmonite, anche se era portatore di un disturbo cognitivo comportamentale che stava trattando con una cura farmacologica in casa. Una “scelta volontaria”, quella di Papa di suicidarsi, o comunque «inconsapevole», che gli costò la vita dopo un volo di 15 metri. Il suo corpo fu trovato infatti nell'atrio del sesto livello: fatale il politrauma cranico e vertebrale dopo la tragica caduta per cinque piani, vista anche da una testimone oculare. Luciano Papa lasciò sul comodino accanto al suo letto anche un bigliettino in cui spiegava al figlio, Lorenzo, come gli esami effettuati fossero tutti positivi e come lui si aspettasse di lasciare quanto prima il nosocomio. “L’incapacità di sopportare il ricovero” potrebbe essere stata una delle principali spinte verso il gesto estremo. Papa scriveva come gli fossero state rimosse la spondine di protezione dal letto per consentirgli di lavarsi autonomamente. “Ti prego portami via. Ti prego”, scriveva al figlio.

LA DENUNCIA. A rivolgersi alla procura era stato il figlio di Papa. Sarebbe stato sottovalutato un «evento sentinella» accaduto nell’ospedale di Chieti nel 2012: il suicidio di un paziente lanciatosi nel vuoto dalla stessa finestra dello stesso bagno di Papa. “Questo evento precedente avrebbe dovuto indurre a prendere adeguate precauzioni logistiche come, ad esempio, l’apposizione di grate protettive o anche di semplici catenelle che impedissero l’apertura dell’imposta oltre un certo limite”, scrive il gip De Ninis. E ancora: “Era prevista una visita psichiatrica, non ancora eseguita”, prima del suicidio di Papa. Nel diario infermieristico emergevano ulteriori elementi indicativi di rischio nei giorni precedenti la morte del paziente: il 9 febbraio, agitato e disorientato, aveva scavalcato le spondine del letto”, mentre il 12 febbraio "si era sfilato per l’ennesima volta l’accesso venoso”. Il gip aggiungeva anche che il “regime di ricovero ordinario era incoerente con quanto previsto dalla “raccomandazione sulla prevenzione del suicidio del paziente ospedaliero adottata nel 2008 dal ministero della Salute”.

RISK MANAGEMENT. “Particolare interesse”, scrive ancora il gip, “assume la mancata considerazione e il mancato intervento sulla finestra dei bagni già utilizzati per l’analogo suicidio del 2012, definito come “sentinella” e di competenza dell’area Risk management, struttura della quale l’odierna indagata ha svolto funzioni di responsabile in gran parte del periodo intercorso dall’evento sentinella del 2012 alla nuova precipitazione in esame”. E l’omesso intervento sulle finestre del bagno diventa così per il gip il fondamento della decisione di mandare a processo Di Sciascio.