Marocchino uccide a coltellate un bengalese, padre di 5 figli, per un materasso: condannato a 14 anni

9 Aprile 2025

Arrivata la sentenza dell’omicidio in via Gran Sasso, il colpevole ora dovrà anche risarcire la famiglia: subito 185mila euro, il resto in sede civile. La lite era nata per un materasso

PESCARA. Condanna a 14 anni e 4 mesi di reclusione oltre al risarcimento danni (da decidere in sede civile) in favore dei familiari della vittima, ai quali andrà comunque una provvisionale di 185mila euro complessivi. È questa la decisione presa ieri mattina del gup Giovanni de Rensis, chiamato a giudicare con il rito abbreviato, il marocchino Brahim Dahbi, 61 anni, accusato di aver assassinato con sei coltellate il bengalese Afjal Hossan Khokan, 44 anni, padre di 5 figli e dipendente di una paninoteca in centro, la mattina del 4 gennaio del 2024 sotto la palazzina di via Gran Sasso, dove abitavano vittima e assassino: un delitto al culmine di una rissa scoppiata per un materasso da buttare.

SCONTO DI PENA

Il pubblico ministero Andrea Papalia aveva concluso la sua requisitoria chiedendo una condanna a 16 anni di reclusione, dopo la riduzione di un terzo e quindi partendo da una pena base di 24 anni perché era comunque un omicidio senza aggravanti.

«SOLO LEGITTIMA DIFESA»

L’avvocato Emanuele Calista, subentrato solo qualche giorno fa nella difesa dell’imputato, ha cercato in ogni modo di contenere la pena, sostenendo un eccesso colposo di legittima difesa. Il marocchino, in sostanza, secondo la difesa, si stava difendendo dall’aggressione dei bengalesi che non lo volevano più come condomino. «Soltanto la paura», ha detto il legale, «ha mosso la sua mano: è consapevole di quello che è accaduto, ma è anche una persona sopraffatta da una situazione che lo ha sovrastato». Il riferimento è sempre alla rissa che quella mattina ha preceduto la tragica fine del bengalese: reato per il quale l’avvocato Calista aveva chiesto l’assoluzione in quanto si era trattato di tre uomini che ne aggredivano uno, l’imputato, e non due fazioni contrapposte. Il giudice ha invece sentenziato la condanna a 14 anni e 4 mesi, oltre al risarcimento e alle provvisionali per un totale di 185 mila euro assegnate alla moglie della vittima ai suoi figli e al nipote, tutti assistititi dall’avvocato Damiano Danesin.

RISSA PER UN MATERASSO

La rissa, alla base di questo delitto, nacque per futili motivi: perché i bengalesi, che abitavano l’intera palazzina (poi sgomberata dal Comune), non gradivano più la presenza del marocchino e quindi da qualche tempo erano impegnati a far sì che lasciasse quella stanza che occupava per poter far entrare un loro connazionale.

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