La discarica dei veleni e i danni d’immagine. Un bonifico da 10 milioni: «A Bussi più soldi dell’Ilva di Taranto»

Ecco l’accordo tra Comune ed Edison: entro venerdì l’Ente riceverà i soldi. Poi non potrà chiedere altro. In tribunale l’amministrazione di Lagatta aveva chiesto 25 milioni. In arrivo anche pannelli solari e opere
BUSSI SUL TIRINO. Un bonifico da 10 milioni di euro, «entro e non oltre sette giorni bancari». Il Comune di Bussi lo riceverà al massimo venerdì e, poi, chiuderà tutti i suoi conti aperti con la Edison. Con l’accettazione dei soldi, il paese della discarica di rifiuti tossici più vasta d’Europa, (ri)scoperta nel 2007, ha scelto di abbandonare la causa civile contro il colosso dell’energia e rinunciato «a qualsiasi pretesa». Sono queste le parole riportate sull’accordo sottoscritto venerdì scorso, in municipio, tra il sindaco reggente Paolo Salvatore e l’avvocato Piergiuseppe Briandino della Edison. Oltre ai soldi, il Comune avrà una distesa di pannelli fotovoltaici da un megawatt, ne diventerà proprietario e «ne introiterà gli utili».
Durante la causa civile al tribunale di Pescara per i danni d’immagine, l’amministrazione di Bussi aveva chiesto almeno 25 milioni di danni. E allora perché, adesso, a fronte di un inquinamento che va avanti da un secolo, il Comune si accontenta di 10 milioni? In base a un parere redatto dall’avvocato Annamaria Bello, la transazione con la Edison «risponde a criteri di razionalità, congruità, con particolare riguardo precedenti in materia che lasciano presagire una concreta possibilità inferiore (se parametrato, come sembrerebbe plausibile al numero degli abitanti del comune di Bussi sul Tirino), alla convenienza economica, al vantaggio effettivamente ricevibile dall’ente ed alla garanzia di annullamento di ogni incertezza del giudizio».
Il precedente citato è quello dell’Ilva: nel 2022, al Comune di Taranto era stato accordato un risarcimento di 8 milioni per danni d’immagine. Questo tipo di danno è legato a una serie di variabili: «L’offesa arrecata alla reputazione, all’identità storico-culturale del capoluogo ionico», recita il parere, «lo aveva travolto in quasi tutti i campi e gli aspetti della vita in cui potesse esprimersi la sua personalità di ente di natura pubblica, rappresentativo di un territorio e di una collettività di circa 200mila abitanti».
E il documento prosegue: «La quantificazione del danno in favore del Comune di Bussi potrebbe scontare il dato ben più certo della esiguità del numero degli abitanti (circa 2.200 contro i 200.000 del Comune di Taranto, per di più capoluogo di provincia) con una aspettativa di risarcimento di importo inferiore agli 8.000.000 concessi nel precedente giudiziario». E ancora: «Edison», dice l’avvocato, «non solo ha offerto una somma di per sé superiore (10.000.000) da destinare al rilancio territoriale e occupazione della comunità bussese ma realizzerà direttamente la Cer».
Nell’atto di transazione già firmato, si dice che «il Comune ha inteso tutelare la cittadinanza sul presupposto di aver subito, per oltre trent’anni, gli effetti della contaminazione del territorio e delle acque». Parlare di «oltre trent’anni» di inquinamento sembra riduttivo: sugli appunti scritti a mano e sequestrati dagli agenti del corpo forestale dello Stato durante le indagini tra il 2006 e il 2007, c’è scritto che almeno «fino all’anno 1972 tutte le acque venivano scaricate nel fiume Tirino senza alcun trattamento».
Dal 1970, in poi, l’idea della Montedison e della politica abruzzese – Regione Abruzzo, Provincia di Pescara e Comune di Pescara – per smaltire i residui delle lavorazioni è stata quella di mettere tutto sottoterra «senza impermeabilizzazione» a un passo dai fiumi Tirino e Pescara: più che «oltre trent’anni», i documenti giudiziari dicono che l’inquinamento risale almeno a cinquant’anni fa. Ma, tra le migliaia di atti, si parla anche di un secolo: «Il sito di Bussi è inquinato da cento anni, come sapevano tutti», queste le parole dette nel 2015 in commissione parlamentare d’inchiesta dall’allora sindaco Salvatore Lagatta.
Lagatta è morto il 14 luglio scorso, all’età di 69 anni per una malattia, senza vedere coronato il suo sogno della bonifica. L’accordo tra Comune ed Edison cita anche lui «che tanto ha dato alla cittadinanza di Bussi»: sulle opere che saranno realizzate con i 10 milioni della Edison (casa di riposo, poliambulatorio, e zipline) «dovrà essere apposta, a cura e spese di Edison, una targa visibile al pubblico in cui si attesti il contributo di Edison e sull’edificio di una di tali opere, a scelta del Comune, anche un’insegna dedicata all’ex sindaco».
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