Botte alla ex, spunta l’audio: «Te lo assicuro, ti farò del male»

Le frasi pronunciate anche davanti ai colleghi della donna: «Ti ammazzo, ti metto sotto un cipresso». I fatti tra il 2021 e il 2023. In aula la registrazione delle minacce alla compagna e la difesa della mamma di lui: «Mai visto niente»
PESCARA. È stata ripercorsa davanti ai giudici del tribunale una storia di maltrattamenti di un uomo di 44 anni ai danni della sua compagna di origine serba che, stando al capo di imputazione stilato dal pm Andrea Di Giovanni, sarebbe andata avanti per anni, da gennaio 2021 al 3 dicembre del 2023, in due centri della Toscana prima che la coppia si trasferisse in provincia di Pescara. Le accuse a carico dell’uomo parlano di una convivenza fatta di litigi e costellata da «una serie di atti lesivi dell’integrità fisica, della libertà e del decoro della donna», come si legge nell’imputazione. Parole ingiuriose anche alla presenza di altre persone e colleghe di lavoro e frasi dal contenuto minatorio del tipo: «Ti ammazzo, ti metto sotto un cipresso, ti squarto, ti faccio sanguinare il viso, te la farò pagare».
L’imputato avrebbe anche sputato addosso alla compagna e l’avrebbe aggredita fisicamente «anche quando era all’ottavo mese di gravidanza o quando aveva in braccio la figlia di pochi mesi, tirandole i capelli e colpendola ripetutamente al busto, in testa e al volto con pugni e schiaffi che le cagionavano lividi, arrossamenti ed escoriazioni sul corpo e sul volto». Si parla anche di messaggi offensivi, del divieto che l’imputato avrebbe imposto alla compagna di utilizzare i social e di frequentare amicizie: «Nel rifiutarsi di prendersi cura della figlia, impedendole o comunque rendendole più difficoltoso, di fatto, andare a lavorare» in un bar del paese.
Un quadro che ieri il difensore dell’imputato, l'avvocato chietino Francesco D’Amico, ha cercato di ridimensionare, portando sul banco dei testimoni madre e sorella dell’imputato che avevano vissuto anche direttamente quel difficile rapporto di coppia. Stando alla madre, tutto sarebbe nato dal suo rifiuto di sottoscrivere una garanzia per la banca che avrebbe dovuto erogare un mutuo per l’acquisto della casa: «Dissi di no», ha riferito la teste, «perché avevo capito che qualcosa non andava, che c’erano dei problemi tra loro». Da lì si sarebbe inasprito il rapporto.
Ma la versione fornita in aula dai familiari dell’imputato è opposta a quella riportata nell’imputazione. La madre, come la sorella dell’imputato, hanno negato di aver mai assistito o saputo di atti di violenza da parte dell’imputato verso la compagna e anzi di aver constatato, in una circostanza, che la donna avrebbe violentemente morso la spalla del figlio e del fratello, mentre in un’altra circostanza il figlio sarebbe stato colpito con un pugno a un occhio: «Lo vidi uscire di casa e tornare poco dopo aver parlato con la compagna con l’occhio nero».
Poi, in aula, viene fatto ascoltare un file audio che la parte offesa avrebbe registrato con il telefonico dell’imputato in cui quest’ultimo insultava pesantemente la donna: «Mi vergogno di te... tu ricordati queste parole: quando meno te lo aspetti tu starai male, ma male proprio fisicamente, tu e chi ti sta dietro, questo te lo posso assicurare, ma ne deve passare di tempo, ne passa acqua sotto i ponti. Quando meno te lo aspetti ti farò del male».
Un file audio contestato dal difensore in quanto non è dato sapere chi lo ha registrato, quando e soprattutto non si sente mai la voce della donna. Questo perché il file sarebbe stato riversato dal primo telefono a quello della donna, poi spedito alla figlia più grande che glielo avrebbe rigirato in occasione del processo. A detta della parte offesa, tutto questo giro sarebbe stato necessario per evitare che l’imputato potesse sentire quello che lei aveva registrato. Nella prossima udienza, il 2 luglio, dovrebbe essere esaminato l’imputato per poi passare alla discussione.
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