Terme di Caramanico

Terme di Caramanico in bancarotta, fallimento da 25 milioni. Ci sono 5 imputati

23 Aprile 2025

A rischiare il processo, secondo quanto accertato dall’inchiesta, sono in cinque: l’amministratore delegato Franco Masci, ritenuto il principale responsabile; Raffaella e Annamaria Masci, Alessandro Bocchetti ed Enzo Vaccarella, quali componenti del cda della società.

PESCARA. La procura di Pescara ha deciso di chiedere il processo per gli ex amministratori delle Terme di Caramanico, e cioè della Società delle Terme srl, dichiarata fallita dal tribunale di Pescara in data 14 ottobre 2021. A rischiare il processo, secondo quanto accertato dall’inchiesta condotta dal pm Andrea Papalia, sono in cinque: l’amministratore delegato Franco Masci, ritenuto il principale responsabile del dissesto delle Terme; Raffaella e Annamaria Masci, Alessandro Bocchetti ed Enzo Vaccarella, quali componenti del cda della società. Bancarotta fraudolenta da 25 milioni di euro, bancarotta semplice e mancato versamento delle ritenute assistenziali e previdenziali in favore dell’Inps per circa 570mila euro, negli anni dal 2018 (reato contestato a tutti meno Vaccarella) al 2020 (a carico del solo Franco Masci): queste le accuse dalle quali dovranno difendersi i cinque imputati davanti al gup del tribunale di Pescara.

LA MASSA DI DEBITI

Il capo di imputazione parla chiaro: «Allo scopo di arrecare pregiudizio ai creditori e di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto: cagionato con dolo o comunque per effetto di operazioni dolose il fallimento della società, anche incrementandone progressivamente nel tempo, almeno fino al 2015 e in maniera notevole, l’esposizione debitoria per debiti erariali e previdenziali per un importo complessivo di 8 milioni di euro, mediante reiterata e sistematica omissione dei relativi versamenti». Ma non basta, la procura contesta anche la violazione della disciplina che regola fallimento, concordato preventivo e liquidazione e quindi la bancarotta semplice, in quanto «con un passivo accertato di oltre 25 milioni di euro, astenendosi dal richiedere la dichiarazione di fallimento e procrastinandone l’attività di impresa, nonostante l’incremento progressivo e ingravescente della situazione debitoria, posto che dal 2014 fino alla data del fallimento l'esposizione debitoria della società è risultata aumentata di euro 5.800.000 a seguito delle perdite di esercizio registrate, senza soluzione di continuità, nell'ultimo decennio così da portare fin dal 2017 il patrimonio netto pesantemente in negativo, aggravavano il dissesto della società da loro amministrata».

L’ALLARME DEI REVISORI

Una situazione molto grave che mise in allarme il collegio sindacale che, il 23 luglio del 2018, chiese al tribunale dell’Impresa dell’Aquila, una ispezione amministrativa «a seguito del sospetto di gravi irregolarità nella gestione della società da parte dell’amministratore unico Franco Masci». Il meccanismo si mise in moto, l’ispezione venne effettuata e le sue risultanze evidenziarono che «la Società aveva perso ogni capacità di proseguire autonomamente nell’esercizio dell’attività d’impresa e che, pertanto, in mancanza dell’intervento di un terzo, l’unica prospettiva possibile appariva quella liquidatoria, auspicabilmente di natura concorsuale al fine di garantire il ceto creditorio». Si arrivò così alla nomina dell’amministratore giudiziario nella persona di Guglielmo Lancasteri che, dopo aver eseguito tutti gli approfondimenti del caso, «stante la situazione di collasso e di grave ed irreversibile crisi economica, finanziaria e patrimoniale della società, chiedeva di poter presentare il ricorso di fallimento in proprio».

DENUNCIA DI LANCASTERI

E fu lo stesso Lancasteri, con un dettagliato esposto a chiedere alla procura di avviare l’inchiesta che ha ora portato il pm Papalia a chiedere il rinvio a giudizio dei cinque amministratori.

«OPERAZIONI IMPRUDENTI»

Dalla documentazione in atti «emerge», scrive nell'esposto l’amministratore giudiziario, «che Franco Masci avrebbe compiuto operazioni imprudenti tali da aggravare il dissesto finanziario della Società delle Terme srl e non avrebbe adempiuto agli oneri fiscali ed ai contributi previdenziali e assistenziali, come da relazione dell’ispettore giudiziale». Tutte irregolarità che poi la procura avrebbe accertato con l’inchiesta.