Carcere di Pescara, la bomba a orologeria: il suicidio, poi la rivolta e il trasferimento della direttrice

18 Febbraio 2025

Dal cibo scadente alla tenuta dei soldi destinati ai detenuti, fino alle richieste di permessi presentate dai detenuti fatte scadere: la direttrice della casa circondariale di Pescara, Armanda Rossi, già sotto inchiesta, è stata trasferita nel carcere di Frosinone. Al suo posto dovrebbe arrivare Franco Pettinelli.

PESCARA. La direttrice del carcere di Pescara, Armanda Rossi, finita sotto inchiesta per omissioni di atti d’ufficio, è stata trasferita con decorrenza immediata nel carcere di Frosinone. Al suo posto dovrebbe arrivate Franco Pettinelli, attuale direttore del carcere di Chieti. La notizia, confermata in serata dal suo legale, l’avvocato Massimo Solari, è filtrata da fonti interne all'istituto di pena dove in mattinata si era consumato il suicidio di un detenuto e la rivolta degli altri. Il provvedimento sarebbe stato consegnato alla Rossi proprio ieri mattina dai funzionari del Provveditorato diretto da Giacinto Siciliano, giunti a Pescara per la rivolta in atto. Una decisione dei vertici che era ormai nell'aria, soprattutto dopo la chiusura delle indagini a carico della Rossi, disposta dal procuratore Giuseppe Bellelli che ha condotto personalmente l'inchiesta. Le lamentele degli avvocati, dei detenuti e della stessa polizia penitenziaria erano ormai arrivate a un punto tale da rendere incompatibile la presenza della Rossi nel carcere di San Donato.

Ma la posizione più rigida è arrivata dal magistrato di sorveglianza che inviò qualche mese fa una dettagliata relazione al procuratore che ha poi portato la procura a emettere l'avviso di conclusione delle indagini. Una ventina gli episodi di varia natura, più o meno gravi, riportati nel capo di imputazione: segnalazioni del magistrato di sorveglianza che molto spesso non hanno trovato risposta da parte della Rossi. La direttrice «in tempi diversi e con più azioni, nella sua qualità di dirigente penitenziario con l'incarico di direttore della casa circondariale di Pescara dal 12 aprile 2023, indebitamente rifiutava il compimento di atti del proprio ufficio che, richiesti dal magistrato di sorveglianza di Pescara, per ragioni di giustizia, dovevano essere compiuti senza ritardo». E nell'imputazione vengono riportati tutti gli episodi accertati dall'inchiesta: dalla perquisizione con denudamento completo di un detenuto senza spiegazione, alla protesta di 37 detenuti che reclamavano una serie di diritti violati. 

Dal cibo scadente alla tenuta dei soldi che settimanalmente i familiari versano per le spese quotidiane dei detenuti; dalla modifica in peius adottata dalla direttrice ai danni di un collaboratore di giustizia, senza nessuna valutazione del magistrato alle lamentele di un detenuto tenuto in isolamento nonostante si fosse consegnato spontaneamente: tutte segnalazioni che arrivavano al magistrato di sorveglianza che inoltrava alla direttrice richieste di chiarimenti che non venivano riscontrate. E poi ancora richieste di permessi presentate dai detenuti rimaste inevase e fatte scadere, o segnalazioni dei difensori, come nel caso di un detenuto che aveva necessità di assistenza psicologica urgente, alla quale la direttrice non diede seguito, non prendendo in nessuna considerazione la richiesta di chiarimenti del magistrato di sorveglianza sulle condizioni psicofisiche del detenuto. Il suicidio di ieri, e la rivolta che ne ha fatto seguito, hanno evidentemente accelerato un provvedimento di trasferimento che era già pronto.

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