ABRUZZO
«Chi ha avuto il Covid è immune per un anno»
Nuovo studio dell’epidemiologo pescarese Lamberto Manzoli docente a Bologna sugli abruzzesi contagiati nei due anni di pandemia
PESCARA. L’Abruzzo come un grande laboratorio di ricerca. Tutti gli abruzzesi contagiati nei due anni di pandemia sono stati infatti studiati per misurare il rischio di reinfezione, che è risultato cosa rara.
«Ci si aspettava un calo nel tempo dell’immunità, invece abbiamo osservato che la protezione si mantiene stabile in media per 12 mesi, in alcuni casi anche per 22»: parola di Lamberto Manzoli, epidemiologo pescarese, docente dell’Università di Bologna e coordinatore del team dell’ateneo che ha analizzato una mole enorme di dati provenienti dalle Asl abruzzesi, con l’ambizione di raccogliere, integrare e superare tutte le ricerche effettuate a livello mondiale finora. I risultati completi dello studio non sono stati ancora rivelati, ma nei giorni scorsi il suo team ne ha pubblicato un’anticipazione sulla piattaforma scientifica specializzata “medRxiv”, passo preliminare prima della diffusione vera e propria a tutto il panorama scientifico e non.
DUE ANNI DI ANALISI
Lo studio ha analizzato i dati della pandemia in Abruzzo fin dalla comparsa del virus a gennaio 2020. Usando il codice fiscale dei pazienti, i ricercatori guidati da Manzoli hanno innanzitutto analizzato i casi fino a novembre 2021. Quando la variante Omicron, quindi, non era ancora comparsa in Abruzzo. Poi nuove analisi sono state compiute nelle settimane di diffusione della stessa Omicron, cioè a cavallo tra il 2021 e il 2022.
«I dati suggeriscono che le reinfezioni da Sars-Cov2 sono rare», si legge nell’anticipazione dei risultati della ricerca scientifica, «in questa analisi dell’intera popolazione di una regione italiana, abbiamo seguito 1.293.941 soggetti dall’inizio della pandemia all’attuale scenario di predominanza di Omicron (fino a metà gennaio 2022). Dopo una media di 334 giorni, abbiamo registrato 260 reinfezioni tra 84.907 soggetti precedentemente infetti, due ricoveri e un decesso».
Il dato che ne esce fuori è quindi che chi ha contratto il Covid si è reinfettato solo nello 0,31% dei casi. In altre parole: per almeno un anno le probabilità di una nuova infezione in chi si è già ammalato di Covid sono molto basse, dell’ordine di 1 su 300. Mentre quelle di incorrere in una forma grave sono almeno 100 volte inferiori.
Ma c’è una grande differenza tra chi era vaccinato e chi no: i primi si sono reinfettati nello 0,25% dei casi, i secondi nello 0,50%. Cioè un rischio doppio di una nuova infezione per chi è senza protezione vaccinale.
LO STUDIO SU OMICRON
Un’analisi specifica è stata effettuata sui dati da novembre fino a metà gennaio del 2022, quando Omicron aveva già raggiunto il suo picco e cominciava la discesa. «È confermata l’efficacia dell’immunità conferita dalle precedenti infezioni», spiega l’epidemiologo pescarese sulle nuove analisi, «i tassi di reinfezioni sono passati infatti da 0,31% a 0,50%». Sempre secondo l’epidemiologo dell’Università di Bologna, non sembrano inoltre esserci variazioni nemmeno nel rischio di malattia grave, anche se per questo i nuovi dati devono essere sottoposti a ulteriori analisi. (l.t.)
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