Violenza in famiglia: picchia la moglie con il bambino in braccio

4 Aprile 2025

Dopo l’ennesima lite finita a pugni e schiaffi, la donna chiama la polizia. Scatta il divieto di avvicinamento per il marito

PESCARA. L’hanno trovata con il volto rosso, dolorante, e ancora con il suo bimbo, nato da poco, stretto al petto. Nonostante la sofferenza, la 30enne è riuscita a prendere il telefono e avvertire la polizia, subito intervenuta nella loro casa a Pescara scongiurando il peggio. Ma quella furia, come racconterà la donna agli agenti della squadra volante, era solo l’ennesima che era costretta a subire, per di più anche davanti ai due figli minori. Ora quell’uomo, 30 anni di Pescara, non potrà più farle del male: il giudice ha disposto per lui l’allontanamento da casa con divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla moglie.

BOTTE IN CASA  Gelosie, incomprensioni e attriti tra i due, sposati e con due figli piccoli, andavano avanti da tempo. E questo scatenava la furia del marito 30enne, che in più occasioni la menava con pugni e schiaffi. E l’uomo non si fermava neppure davanti ai bimbi piccoli. Come accaduto alcuni giorni fa quando, sempre per gli stessi motivi che li portavano al litigio, l’uomo ha nuovamente alzato le mani contro di lei che in quel momento stava sorreggendo il neonato. Secondo le lesioni riportate dalla donna, fortunatamente lievi, l’uomo ha sfogato la sua furia sul volto, riempiendola di schiaffi e pugni.

LA RICHIESTA DI AIUTO  L’ennesima violenza dentro casa che però questa volta la donna ha avuto il coraggio di denunciare, prendendo il telefono e chiedendo aiuto. Dentro casa della coppia, sono arrivati i poliziotti della squadra volante, diretti dal dirigente Pierpaolo Varrasso, che hanno immediatamente soccorso la donna. L’uomo è stato fermato dalla polizia, identificato e per lui il giudice ha subito emesso nella stessa giornata l’ordinanza di allontanamento da casa con divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla donna. Ciò vuol dire che l’uomo non potrà più toccare la donna, o rischia una pena che va da 6 mesi a 3 anni di reclusione.

LA REPRESSIONE Ancora una volta, la polizia interviene per scongiurare il peggio in una situazione pericolosa e che avrebbe potuto avere anche altri esiti.Un’attività che rientra all’interno di una campagna mirata e organizzata dalla questura per sensibilizzare sul tema, a partire dai più giovani. Imparare a riconoscere i segnali della violenza, gli atteggiamenti da denunciare subito e come chiedere aiuto: sono i punti cardine della campagna permanente organizzata dalla polizia denominata “Questo non è Amore” che fa tappa nelle scuole. Come accaduto lo scorso 25 novembre, all’istituto Alberghiero De Cecco: evento a cui hanno preso parte i dirigenti scolastici, il questore Carlo Solimene, autorità locali, magistrati, psicologi e rappresentanti dell’associazione “Ananke”.