l'editoriale
Ci aspettano scelte difficili
Il commento del direttore del Centro sulla terribile notizia dell'attacco terroristico a Parigi
Alzi la mano chi l’altra sera, ascoltando le terribili notizie in arrivo da Parigi, non ha pensato con preoccupazione a un figlio, un amico o anche un semplice conoscente. Il mondo ormai è casa nostra e la capitale francese lo è in modo particolare, per tutto quello che ci lega a quella meravigliosa città ferita. Davanti alla tragedia non possiamo più voltarci dall’altra parte e far finta di nulla: ormai la guerra, anticipata con profetica visione da Papa Francesco, è nelle nostre strade, terribile quanto inattesa. E il Giubileo alle porte, che anche i non credenti aspettavano come un momento di spiritualità e di gioia, diventa un incubo che ci costringerà a blindare Roma ancor più di quanto si sia fatto a Milano con l’Expo, a parlare più di sicurezza che di misericordia.
Di fronte c’è un nemico terribile, un’armata invisibile fatta di killer giovanissimi e spietati, ancor più temibili perché non hanno nulla da perdere, immolando la propria vita in cambio della promessa di una ricompensa eterna. Gente che colpisce all’improvviso e che dimostra una capacità organizzativa talmente sofisticata da sfuggire ai mille controlli delle polizie francesi.
Con una coda velenosa che ci coinvolge ancor più direttamente: uno dei killer era un rifugiato siriano arrivato in Europa via mare e accolto con la premura dovuta a chi fugge dalla guerra. Il suo disegno era sterminare chi lo ha soccorso e questo solleva inquietanti interrogativi anche tra i più solidali di noi. E’ una guerra sporca, sporchissima, che ci metterà davanti a scelte drammatiche, tra etica e realismo: sapremo esserne all’altezza?