PESCARA

Città della musica, le spese d’oro e l’abbandono //VIDEO E FOTO

28 Febbraio 2025

In vent’anni costi per tre milioni ma adesso i lavori si bloccano per il rischio esondazione del fiume. Pettinari: «Pronto un esposto alla Corte dei Conti. Il Comune sapeva del pericolo da cinque anni ma si ferma solo ora»

PESCARA. Trentacinquemila euro spesi per i tavoli bianchi, le sedie nere con le rotelle e i mobili laccati a tre cassetti; 60mila euro alla voce «imprevisti»; altri 20.800 euro per un incarico a un geometra amico; 15mila euro di premi e incentivi per i dipendenti comunali; altri 10mila euro per una buca di tre metri scavata nel terreno al capitolo «analisi e indagini geologiche». C’è di tutto nella lista delle spese sostenute nel corso degli anni dal Comune di Pescara per trasformare l’ex inceneritore di via Raiale nella Città della musica con «laboratori e aule scolastiche» per formare cantanti e musicisti: in vent’anni di lavori a singhiozzo, le amministrazione che si sono alternate alla guida della città hanno speso almeno tre milioni di euro. 

Tutto quasi pronto, anche i cartelli con i comportamenti da rispettare in caso di pandemia: «Entrare uno alla volta». Ma, adesso, l’amministrazione Masci non vuole portare più avanti quei lavori: nell’anno del signore 2025, il sindaco Carlo Masci di Forza Italia e gli assessori hanno scoperto che l’edificio rientra in una zona a rischio esondazione del fiume Pescara in base al Psda (Piano stralcio difesa alluvioni) entrato in vigore però dal 25 marzo del 2020. Per questo, la giunta ha deciso di «dover rinunciare all’esecuzione dell’intervento» e di restituire l’ultimo finanziamento da un milione di euro alla Regione Abruzzo. Secondo il consigliere comunale civico Domenico Pettinari, il caso della Città musica è «uno scandalo politico»: «Nei prossimi giorni», annuncia, «depositerò un esposto dettagliato alla Procura regionale della Corte dei conti per chiedere se, nella ricostruzione della vicenda della Città della musica, possano ravvisarsi profili di responsabilità contabilmente rilevanti». 

Pettinari si domanda: «Come mai, nonostante si fosse a conoscenza del Psda dal 2020, anno di adozione, il Comune di Pescara solo adesso, a distanza di cinque anni, con la delibera 88/2025 ha rinunciato alla realizzazione dell’opera? Se si pensava di rinunciare, come si è potuto nei cinque anni precedenti mandare avanti le pratiche affidando incarichi, progettazioni e lavori, liquidando anche somme? Perché il Comune non ha sospeso l’aggiudicazione dei lavori avvenuta nel giugno 2020, dopo l’entrata in vigore del Psda, ma ha preferito continuare a portare avanti il progetto, addirittura sollecitando la ditta aggiudicataria a iniziare i lavori dalla firma del contratto nell’ottobre 2020 fino a febbraio 2023 con la rescissione del contratto?». Pettinari prosegue: «Un’altra riflessione importante è capire come sia stato possibile spendere tre milioni di euro per la realizzazione di una struttura mai entrata in funzione e ora con la certezza che mai entrerà in funzione. Tre milioni di fondi pubblici possono essere “bruciati” per un’opera che non aprirà mai e forse rischierà anche di essere abbattuta senza che si ravvisino responsabilità sulla gestione di questi fondi?».

La delibera della giunta Masci spiega che «risulterebbe consentito dare prosecuzione alle attività tecnico-amministrative e contabili» fino «alla successiva cantierizzazione» ma, prosegue il documento, «appare ragionevole operare una valutazione di carattere politico-amministrativo». E allora la decisione è quella di «riconsiderare la realizzazione dell’intervento nell’ottica della salvaguardia del superiore interesse pubblico alla sicurezza idraulica»: per andare avanti con l’opera, dice la delibera, bisognerebbe adottare «un nuovo progetto (variato)» che però «subirebbe l’assoggettamento ai vigenti vincoli idraulici».