Montesilvano

Coltellata alla compagna davanti alle figlie, pizzaiolo 58enne a processo

14 Febbraio 2025

La procura ha chiesto il giudizio immediato per Giuseppe Florio, l’uomo di origini calabresi che il 20 novembre scorso avrebbe tentato di uccidere la convivente colpendola con una lama all’addome. Lei riuscì a scappre nel comando della polizia locale, denunciando poi i maltrattamenti abituali

MONTESILVANO. La procura di Pescara (pm Gennaro Varone) chiede il giudizio immediato per Giuseppe Florio, 58 anni di origine calabrese e residente a Civitaquana, pizzaiolo di Montesilvano che il 20 novembre scorso, all’interno della pizzeria che gestiva insieme alla convivente, tentò di uccidere quest’ultima con una coltellata all’addome dopo un diverbio all’interno del locale. L’imputato (attualmente detenuto e difeso dall’avvocato Giancarlo D’Angelo), in sede di interrogatorio di garanzia dopo l’arresto, aveva fornito al gip Mariacarla Sacco delle giustificazioni che non vennero ritenute degne di attenzione. Aveva sostenuto che la discussione era nata in relazione al comportamento della figlia maggiore, 20 anni, e che il colpo che raggiunse la donna (47 anni originaria della Romania) fu accidentale in quanto la donna gli teneva bloccato il polso per non essere colpita. «Quando mi ha lasciato il polso», affermò l’uomo al giudice, «io sono andato avanti con la mano, ma non era intenzionale». Ma il racconto fatto dalla donna (assistita dall’avvocato Massimo Galasso) è completamente diverso e parla di un rapporto che andava avanti da oltre 21 anni, segnato da «maltrattamenti fisici e verbali. Mi dava pugni, cazzotti, calci e schiaffi quando si innervosiva».

E quel giorno sarebbe accaduto quello che succedeva troppo spesso in famiglia, mentre i due erano intenti a preparare la pasta per le pizze del nuovo locale che aveva aperto da pochi giorni a Montesilvano. «Stavamo lavorando», riferì la donna, «quando improvvisamente si innervosì e disse che se ne sarebbe andato a Civitaquana e che io mi dovevo arrangiare da sola. Qualche minuto dopo è rientrato nel locale, ha chiuso la porta a chiave, ha preso un coltello ed è venuto verso di me. Il primo coltello riuscivo a toglierlo dalle sue mani ed è per questo che mi sono tagliata, poi ha preso un paio di forbici e riuscivo a prendere anche quelle. Subito dopo ha preso un altro coltello che non ho fatto in tempo a toglierlo e mi ha colpito alla pancia. Dopo si è reso conto di quello che aveva fatto e mi voleva portare in ospedale». Così, mentre lui era uscito per andare a prendere la macchina, la donna ha avuto la forza di scappare e rifugiarsi nel vicino comando della polizia municipale. Ma nel capo di imputazione il pm Varone parla anche di un principio di soffocamento ai danni della donna perché l’uomo, prima di afferrare il coltello, aveva cercato di strangolare la convivente (evidenti i segni lasciati sul collo, visti dai carabinieri e dai sanitari del Pronto soccorso). Oltre al reato di tentato omicidio, aggravato dal rapporto di convivenza in quanto la donna era legata a lui da una relazione sentimentale, Florio deve rispondere anche di maltrattamenti in famiglia. 

«Per aver abitualmente», si legge nell’imputazione, «tenuto nei confronti della convivente una condotta violenta, pronto a risolvere con percosse ed umiliazioni fisiche e morali ogni conflitto relazionale con la donna, così maltrattando una persona della sua famiglia. Con l’aggravante di aver commesso il fatto anche alla presenza delle figlie, una delle quali anche minorenne». Il giudice Sacco ha disposto, così come richiesto dalla procura, il giudizio immediato per l’imputato che dovrà presentarsi il 1° aprile prossimo davanti ai giudici del collegio del tribunale per iniziare il dibattimento. Ma non è detto che il suo difensore scelga un’altra strada come quella del rito abbreviato, nel qual caso il procedimento dovrà tornare davanti al gup che dovrà decidere sulle sorti dell’imputato.