Corruzione Ato Pescara, l'inchiestaIl pm: incarichi agli amici dei politici
Le accuse della procura: un dirigente si è gonfiato il compenso fino a 60 mila euro
PESCARA. Incarichi a dirigenti dell'Ato prorogati senza selezione, lavori che avrebbe potuto svolgere il personale in servizio ma affidati a consulenti esterni, delibere che sarebbero state alterate per assegnare ancora incarichi: la procura passa al setaccio il mondo dell'Ato, l'organo di gestione e di controllo del servizio idrico, e porta a galla le trame dell'Ente che fino al 2007 è stato presieduto dall'ex presidente, ex parlamentare Pd e attuale sindaco di Pianella Giorgio D'Ambrosio. C'è soprattutto il suo nome, accompagnato da quelli del sindaco di Montesilvano Pasquale Cordoma e dell'ex sindaco di Francavilla Roberto Angelucci, dietro gli incarichi che per il pm Valentina D'Agostino sarebbero stati assegnati a persone «tutte legate da rapporti di amicizia o di militanza politica ai componenti del consiglio di amministrazione dell'Ente». In un caso l'accusa fa riferimento al compenso annuo di 8 mila euro affidato «con un atto illegittimo» a un assessore di Pianella non indagato ed eletto nella lista civica Pianella Unita di cui D'Ambrosio era capolista.
Nasce anche dagli incarichi, accanto alle spese d'oro per viaggi e cene, l'inchiesta dell'Ato, l'ente pubblico che gli investigatori hanno definito "il partito dell'acqua" e per cui il pm Valentina D'Agostino ha chiesto il rinvio a giudizio per 15 persone stralciando la posizione del commissario che va verso l'archiviazione. Un'inchiesta che punta l'attenzione su vertici, dirigenti e componenti del consiglio di amministrazione dell'Ato che, parallalamente, rivestono anche incarichi amministrativi come nel caso del sindaco di Montesilvano Pasquale Cordoma, del segretario della Provincia di Pescara Fabrizio Bernardini o del consigliere di Penne Gabriele Pasqualone accusati, insieme a Giorgio D'Ambrosio, di falso, abuso d'ufficio e soppressione di atti.
«INCARICHI AD AMICI». Dice l'accusa che quattro tra dirigenti e consulenti dell'Ato, tutti imputati, avrebbero dovuto interrompere il loro rapporto di lavoro tra il 2003 e il 2005. Il loro contratto, però, sarebbe stato prorogato fino al 31 dicembre 2009 con una delibera, come illustra il pm, «apparentemente emessa il 29 ottobre 2007 dal cda dell'Ato e con oggetto "provvedimenti di natura amministrativa"». La data della delibera, spiega ancora l'accusa, sarebbe stata sbagliata perché l'atto risalirebbe a «un'epoca successiva» e i quattro incarichi sarebbero stati assegnati «senza alcuna procedura di selezione e in assenza dei presupposti di legge procurando un vantaggio patrimoniale ai quattro». I nomi sono quelli del dirigente del servizio amministrativo dell'Ato Nino Pagano, del dirigente dell'area tecnica Alessandro Antonacci, del consulente Sergio Franci e del segretario Bernardini per cui la procura ha chiesto il processo definendoli «legati da rapporti di amicizia o di militanza politica ai componenti del cda dell'Ato».
Il reato di falso viene contestato anche alla dipendente amministrativa dell'Ato Silvia Robusto perché, per l'accusa, avrebbe «alterato il registro delle delibere Ato e su indicazione dei soggetti autori della falsa delibera» avrebbe «cancellato l'oggetto originario dell'atto, ovvero "affidamento fornitura del servizio di telefonia mobile operatore Vodafone" mutandolo in "provvedimenti in ordine alla struttura amministrativa"».
CONSULENZE ESTERNE. Nell'inchiesta non ci sono solo gli incarichi interni ma la procura ipotizza anche consulenze affidate ad esterni per mansioni che, però, avrebbe potuto svolgere il personale in servizio.
In particolare, dice sempre il pm, il dirigente del settore tecnico Antonacci accusato di abuso d'ufficio avrebbe affidato «incarichi di collaborazione senza selezione per prestazioni professionali ordinarie eseguibili da personale interno aggravando il bilancio dell'ente».
Un neolaureato (non indagato, ndr) avrebbe ricevuto così l'incarico di «collaborazione per la direzione e contabilità lavori» oppure un geometra (non indagato, ndr) sarebbe diventato consulente con un compenso «a titolo di acconto di 5.600 euro». Ma l'accusa contesta ad Antonacci «ulteriori compensi in violazione della legge» di quasi 60mila euro e circa 2.300 euro «a favore del segretario Bernardini attraverso delibere», sottolinea il pm, «in violazione dei principi di trasparenza e aggravando il bilancio dell'Ente».
«PIANELLA UNITA». Per un episodio di abuso d'ufficio deve rispondere solo l'ex presidente Ato e sindaco di Pianella D'Ambrosio perché, per la procura, avrebbe emanato il 1º aprile 2007 il decreto presidenziale con cui prorogava per tre anni un incarico di consulenza con un compenso annuo di 8mila euro a un politico, non indagato, «con cui aveva rapporti di carattere personale e di militanza politica perché è stato eletto», aggiunge il pm D'Agostino, «nelle elezioni amministrative del 2003 e del 2008 nella lista civica Pianella Unita il cui capolista era lo stesso D'Amborsio». Infine, sempre il solo D'Ambrosio avrebbe emesso un altro decreto presidenziale affidando un incarico «per la durata di quattro mese e con un compenso di 4.900 euro per lo svolgimento delle funzioni di programmazione, organizzazione, vigilanza e controllo sulle attività del servizio idrico integrato».
Nasce anche dagli incarichi, accanto alle spese d'oro per viaggi e cene, l'inchiesta dell'Ato, l'ente pubblico che gli investigatori hanno definito "il partito dell'acqua" e per cui il pm Valentina D'Agostino ha chiesto il rinvio a giudizio per 15 persone stralciando la posizione del commissario che va verso l'archiviazione. Un'inchiesta che punta l'attenzione su vertici, dirigenti e componenti del consiglio di amministrazione dell'Ato che, parallalamente, rivestono anche incarichi amministrativi come nel caso del sindaco di Montesilvano Pasquale Cordoma, del segretario della Provincia di Pescara Fabrizio Bernardini o del consigliere di Penne Gabriele Pasqualone accusati, insieme a Giorgio D'Ambrosio, di falso, abuso d'ufficio e soppressione di atti.
«INCARICHI AD AMICI». Dice l'accusa che quattro tra dirigenti e consulenti dell'Ato, tutti imputati, avrebbero dovuto interrompere il loro rapporto di lavoro tra il 2003 e il 2005. Il loro contratto, però, sarebbe stato prorogato fino al 31 dicembre 2009 con una delibera, come illustra il pm, «apparentemente emessa il 29 ottobre 2007 dal cda dell'Ato e con oggetto "provvedimenti di natura amministrativa"». La data della delibera, spiega ancora l'accusa, sarebbe stata sbagliata perché l'atto risalirebbe a «un'epoca successiva» e i quattro incarichi sarebbero stati assegnati «senza alcuna procedura di selezione e in assenza dei presupposti di legge procurando un vantaggio patrimoniale ai quattro». I nomi sono quelli del dirigente del servizio amministrativo dell'Ato Nino Pagano, del dirigente dell'area tecnica Alessandro Antonacci, del consulente Sergio Franci e del segretario Bernardini per cui la procura ha chiesto il processo definendoli «legati da rapporti di amicizia o di militanza politica ai componenti del cda dell'Ato».
Il reato di falso viene contestato anche alla dipendente amministrativa dell'Ato Silvia Robusto perché, per l'accusa, avrebbe «alterato il registro delle delibere Ato e su indicazione dei soggetti autori della falsa delibera» avrebbe «cancellato l'oggetto originario dell'atto, ovvero "affidamento fornitura del servizio di telefonia mobile operatore Vodafone" mutandolo in "provvedimenti in ordine alla struttura amministrativa"».
CONSULENZE ESTERNE. Nell'inchiesta non ci sono solo gli incarichi interni ma la procura ipotizza anche consulenze affidate ad esterni per mansioni che, però, avrebbe potuto svolgere il personale in servizio.
In particolare, dice sempre il pm, il dirigente del settore tecnico Antonacci accusato di abuso d'ufficio avrebbe affidato «incarichi di collaborazione senza selezione per prestazioni professionali ordinarie eseguibili da personale interno aggravando il bilancio dell'ente».
Un neolaureato (non indagato, ndr) avrebbe ricevuto così l'incarico di «collaborazione per la direzione e contabilità lavori» oppure un geometra (non indagato, ndr) sarebbe diventato consulente con un compenso «a titolo di acconto di 5.600 euro». Ma l'accusa contesta ad Antonacci «ulteriori compensi in violazione della legge» di quasi 60mila euro e circa 2.300 euro «a favore del segretario Bernardini attraverso delibere», sottolinea il pm, «in violazione dei principi di trasparenza e aggravando il bilancio dell'Ente».
«PIANELLA UNITA». Per un episodio di abuso d'ufficio deve rispondere solo l'ex presidente Ato e sindaco di Pianella D'Ambrosio perché, per la procura, avrebbe emanato il 1º aprile 2007 il decreto presidenziale con cui prorogava per tre anni un incarico di consulenza con un compenso annuo di 8mila euro a un politico, non indagato, «con cui aveva rapporti di carattere personale e di militanza politica perché è stato eletto», aggiunge il pm D'Agostino, «nelle elezioni amministrative del 2003 e del 2008 nella lista civica Pianella Unita il cui capolista era lo stesso D'Amborsio». Infine, sempre il solo D'Ambrosio avrebbe emesso un altro decreto presidenziale affidando un incarico «per la durata di quattro mese e con un compenso di 4.900 euro per lo svolgimento delle funzioni di programmazione, organizzazione, vigilanza e controllo sulle attività del servizio idrico integrato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA