Costretta a prostituirsi anche quando era incinta Si ribella e fa arrestare quattro aguzzini a Pescara

21 Gennaio 2014

Arrivata dalla Romania con la promessa di un lavoro da badante, finisce sulle strade della riviera sud. Fugge, diventa testimone di giustizia e fa arrestare la banda che la sfruttava 

 

PESCARA. Costretta sulla strada a rapporti sessuali non protetti rimane incinta, poi la minacciano di toglierle il bambino per venderlo. Ma lei non ci sta, scappa, trova rifugio presso un'associazione e racconta tutto alla Polizia, facendo scoprire i suoi aguzzini. Oggi l'epilogo, dopo un anno di indagini: quattro romeni arrestati dalla Squadra mobile di Pescara, diretta dal vice Questore aggiunto Pierfrancesco Muriana, per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, estorsione, lesioni, violenza privata e minacce. Stroncato un giro d'affari di centomila euro al mese. Gli inquirenti sono sulle tracce della quinta persona, un uomo ritenuto l'«imprenditore» del gruppo che aveva il compito di reclutare in Romania le ragazze, con la falsa promessa di un lavoro in Italia.

Il blitz nella casa degli orrori

Gli arrestati sono: Vasilica Coman, 32 anni, Florian Nanu (26), Chiazim Iuseim (45) e Stefania Sin (25), moglie di Vasilica Coman. Come hanno spiegato gli inquirenti in conferenza stampa alla Questura di Pescara, le indagini proseguono per risalire alla quinta persona, Ionel Cristea (30). Coman, Nanu e Cristea, pur avendo cognomi diversi, sono fratelli. L'operazione è stata condotta con il supporto della Squadra Mobile di Chieti, sotto la direzione del Pm Salvatore Campochiaro; a emettere i provvedimenti il Gip del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea. Fondamentale la collaborazione dell'associazione «On The Road», specializzata nel recupero delle vittime di tratta.

Decisiva è stata la collaborazione della ragazza, riuscita a fuggire la scorsa estate dai suoi aguzzini e diventata testimone di giustizia. Arrivata in Italia con la falsa promessa di un lavoro come badante, è stata privata del passaporto e segregata in casa. È stata costretta a prostituirsi con continue e pressanti minacce di morte e quando è rimasta incinta si è sentita dire dai suoi sfruttatori che avrebbero venduto il bambino. La giovane è riuscita a scappare e si è rifugiata perrso un’associazione, dove ha avviato il suo percorso di reinserimento sociale.

«Una donna di grande coraggio», l'ha definita il capo della squadra mobile di Pescara, Pierfrancesco Muriana. «Due volte coraggiosa perché ha avuto la forza di ribellarsi ai suoi aguzzini, scappare e iniziare a collaborare con la polizia e poi per aver portato avanti la gravidanza, pur non sapendo chi fosse il padre, in quanto costretta ad avere rapporti non protetti». «Vorrei sottolineare anche la sinergia messa in campo da tempo - ha concluso il vice Questore Aggiunto - dall' Associazione On The Road, con cui abbiamo abbiamo effettuato anche corsi di aggiornamento per i nostri agenti».

La banda di romeni si occupava del controllo della zona sud di Pescara dove spesso si sono verificati aggressioni e scontri violenti finalizzati ad ottenere il pagamento di una sorta di «tassa di occupazione» da parte delle prostitute. L’operazione segue quella di ottobre del 2013, quando venne smantellata un’altra organizzazione criminale, sempre di matrice romena, che aveva ingaggiato una «guerra» con il gruppo che oggi è finito in manette, per il controllo del territorio. La pericolosità dei cinque è dimostrata anche dal fatto che la banda è stata in grado di scovare la donna che si era allontanata, nonostante il suo trasferimento in una località protetta del nord Italia, dove ha poi partorito.

Le indagini sono durate quasi un anno. Organigramma e metodi dell’ organizzazione sono stati ricostruite grazie alla prostituta fuggita via e si è appurato che la banda, particolarmente strutturata e agguerrita, gestiva un giro d’affari di almeno centomila euro al mese, sfruttando decine di giovani ragazze romene. Nel corso del blitz di oggi, sono stati sequestrati anche due «libri mastro» su cui gli sfruttatori segnavano gli appuntamenti e gli incassi giornalieri delle prostitute che vivevano a Francavilla al Mare, oltre a 3500 euro in contanti.

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