D’Alfonso: voglio una Regione gigantesca

Scintille al dibattito ai Gesuiti davanti a mille persone. Masci: «Noi abbiamo salvato l’Abruzzo e abbassato le tasse»

PESCARA. Se fosse stata una gara a stringere quante più mani possibili anziché un dibattito, il vincitore sarebbe stato lui, Luciano D’Alfonso: al parco dei Gesuiti, ieri sera, c’è stato anche chi ha consegnato al pubblico il libro «60 mesi, 60 domande, 61 risposte» che racconta il periodo da sindaco di Pescara, dal 2003 al 2008. D’Alfonso ha giocato a fare il candidato del centrosinistra – «Io sono il primario per le primarie», ha detto – con una platea che l’ha applaudito mentre Carlo Masci, l’assessore regionale al Bilancio e sfidante di sempre, ha dovuto difendersi: «Forse, qui c’è qualcuno che ha portato le sue truppe cammellate», ha sorriso Masci.

A moderare l’anteprima della campagna elettorale che sarrà è stato il direttore di Rete 8 Pasquale Pacilio – la manifestazione sarà trasmessa martedì alle 21 – che ha presentato D’Alfonso e Masci come «due pugili» invitandoli a «evitare i colpi bassi». Invece, l’incontro con quasi mille persone, organizzato dall’associazione culturale Il Parco, si è acceso in una manciata di minuti: «Con me non sentirete più la risposta “non è di mia competenza”», ha promesso D’Alfonso che ha lanciato già un quasi slogan per le elezioni regionali: «No al minimalismo dell’Abruzzo, voglio una Regione gigantesta ed è di questo che mi voglio occupare. Il mio Abruzzo deve superare le Marche». Masci ha ribattuto: «Le Marche? Il tasso di disoccupazione, per la prima volta dal 1975, è più alto nelle Marche che nell’Abruzzo. Quando siamo arrivati noi in Regione abbiamo trovato una sanità fuori controllo con 37 ospedali, a partire da Gissi con duecento dipendenti e tre ricoveri in media al giorno. Noi abbiamo speso di meno facendo le gare d’appalto mentre, prima di noi, c’è stata una politica scellerata che ha fatto solo debiti. Ma ora siamo tra le 4 regioni virtuose. Insomma, in una tempesta perfetta», ha detto Masci pensando alla crisi e al taglio dei finanziamenti statali, «abbiamo condotto la nave in un porto sicuro». E proprio sulla telenovela del porto di Pescara, D’Alfonso ha attaccato: «Il porto ha bisogno di combattenti che capiscano che non si può fare miagolio. Il dragaggio l’abbiamo pagato 13 milioni di euro mentre ne vale 3». La risposta di Masci: «La Regione si è adoperata per il porto ed è stata vicina ai pescatori. La spesa? Necessaria per i fanghi da rimuovere. E, comunque, siamo stati noi che abbiamo rimesso in ordine i conti dell’Abruzzo: con noi, l’Abruzzo ha ottenuto 40 milioni di euro di riduzioni delle tasse perché ci siamo fatti sentire sui tavoli che contano di Roma».

Poi, la discussione ha virato su Pescara e D’Alfonso ha fatto una battuta covata da 5 anni: «Per battere il successore di Masci, uno che ha quasi lo stesso cognome, mi è bastato prendere il doppio dei suoi voti», ha detto D’Alfonso, «io immagino una Pescara funzionante mentre le infrastrutture sono invalide civili, il fiume ha 116 scarichi abusivi e mi auguro che la procura indaghi. Ci vuole alleanza per Pescara, Carlo». Masci ha sorriso ancora: «Per Pescara mi alleerei anche con il diavolo».

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