l'inchiesta sul comune
«Dezio è indagato, ma rimane al suo posto»
D’Alfonso difende il suo dirigente di fiducia e lancia la sfida: «Continuo così»
PESCARA. «Guido Dezio rimane al suo posto di dirigente del Patrimonio, anche se è indagato. L’ex arcivescovo Cuccarese non ha pagato alcun compenso. Per quello che ne so, io non sono indagato e continuerò a lavorare così, consapevole di un fatto: il lavoro della magistratura è una risorsa per la vita della città». Così risponde il sindaco Luciano D’Alfonso alla notizia pubblicata dal Centro sul decreto di perquisizione per corruzione, abuso e fondi neri al partito che, due giorni fa, è piombato come un macigno sul funzionario del Comune che da sempre gli è più vicino. D’Alfonso, ieri mattina, ha letto la notizia davanti a un’edicola di corso Vittorio. Poi ha incontrato un noto penalista di Pescara e, subito dopo, ha deciso di convocare una conferenza stampa in Comune che si è rivelata molto affollata. Ha parlato solo lui; Guido Dezio, invece, è rimasto seduto distante dalle telecamere. La prima domanda gli arriva a bruciapelo: sindaco, anche lei è indagato? «Per quello che ne so, non mi risulta», ribatte D’Alfonso con aria un po’ scocciata. Poi, però, riprende il controllo della situazione e snocciola, con una precisione svizzera, tutti i passaggi dell’affare Ivec-Sund Hotel, ovvero la cessione al gruppo Cise di Carmine De Nicola della casa di riposo di 12 piani della fondazione In Veritate et Charitate dell’ex arcivescovo Cuccarese e del socio in affari di quest’ultimo, Luciano Carrozza.
LA LETTERA DEL PRELATO. Come un prestigiatore che caccia un coniglio dal cappello, D’Alfonso mostra alla platea di giornalisti un pezzo di carta scritto a penna da Cuccarese alla fine del 2004 che il Centro pubblica in questa pagina. La grafia del prelato appare un po’ incerta quando scrive che delega Dezio - il braccio destra del sindaco - a curare tutti gli affari della fondazione Ivec: cioè una operazione da cinque milioni di euro. La seconda domanda, a questo punto della conferenza stampa, arriva al sindaco a bruciapelo tanto quanto lo era stata la prima: perché Dezio e quindi lei vi siete occupati di un fatto privato? «Perché ho visto piangere monsignor Cuccarese così come ho visto piangere quella donna...», risponde in sintesi D’Alfonso. E fa un paragone: «Questa storia per me è identica a quella del Pescara calcio: come sindaco ho il dovere di impegnarmi per chi chiede aiuto».
CUCCARESE IN LACRIME. Tre anni fa, una sera, Cuccarese si recò nella stanza del sindaco e gli implorò tra le lacrime di aiutarlo. Le fondazioni dell’ex arcivescovo (che gestivano beni immobili di enorme valore, come le Cittadelle della Carità e dello Sport, le piscine Le Naiadi e il Sund Hotel) erano sprofondate in un mare di debiti che, all’epoca, erano stati stimati in 40 milioni di euro. Ma D’Alfonso racconta anche della signora Maria: una dei 114 dipendenti del Sund che da 14 mesi erano senza stipendio. «Aveva un tumore, voleva buttarsi dalla finestra se io non fossi intervenuto», si giustifica il sindaco.
IL COMMERCIALISTA. Era Maria la donna che piangeva. Ma in quel periodo entra sulla scena il professor Carmine De Nicola, facoltoso titolare dell’Iri School di Francavilla: «Me lo presentò un commercialista, uno di Forza Italia», dice D’Alfonso. Che poi racconta di una sera a cena in casa di Cuccarese: «Lì ho conosciuto Carrozza», cioè il manager indagato e perquisito pochi giorni prima di Dezio. Carrozza cede a De Nicola il Sund grazie alla mediazione di Dezio. E’ stato Carrozza a fare i nomi di D’Alfonso e Dezio agli investigatori della Squadra Mobile. Sindaco, che rapporti ha con Carrozza? «L’ho incontrato cinque volte, non di più». E con l’ex arcivescovo? «Ho rapporti notevoli con Cuccarese dal quale Dezio non ha ricevuto alcun compenso. E’ un peccato solo pensare che da una realtà gestita da un sacerdote possano uscire cose di quel genere...», afferma il sindaco. E Dezio cos’è per lei? «Mi avvalgo di un collaboratore come Guido di cui ho fiducia e stima per le sue grandi capacità organizzative».
NON SOLO IVEC. Dezio non ha nominato l’avvocato. E’ D’Alfonso che lo difende, parlando del caso Ivec e Cuccarese. Ma non sa il sindaco che questo filone d’inchiesta - le cui ipotesi di accusa sono da dimostrare - ha un raggio d’azione ampio: punta a chiarire tutte le deleghe ricevute da Dezio, dice un investigatore. Di che si è occupato Dezio in questi anni? «Di tutto», risponde il sindaco, «degli accordi di programma Di Vincenzo, Primavera, Albanese, via Calipari, Gmg...». D’Alfonso taglia corto: «Lui è il mio dirigente al Patrimonio, resta dov’è».
LA LETTERA DEL PRELATO. Come un prestigiatore che caccia un coniglio dal cappello, D’Alfonso mostra alla platea di giornalisti un pezzo di carta scritto a penna da Cuccarese alla fine del 2004 che il Centro pubblica in questa pagina. La grafia del prelato appare un po’ incerta quando scrive che delega Dezio - il braccio destra del sindaco - a curare tutti gli affari della fondazione Ivec: cioè una operazione da cinque milioni di euro. La seconda domanda, a questo punto della conferenza stampa, arriva al sindaco a bruciapelo tanto quanto lo era stata la prima: perché Dezio e quindi lei vi siete occupati di un fatto privato? «Perché ho visto piangere monsignor Cuccarese così come ho visto piangere quella donna...», risponde in sintesi D’Alfonso. E fa un paragone: «Questa storia per me è identica a quella del Pescara calcio: come sindaco ho il dovere di impegnarmi per chi chiede aiuto».
CUCCARESE IN LACRIME. Tre anni fa, una sera, Cuccarese si recò nella stanza del sindaco e gli implorò tra le lacrime di aiutarlo. Le fondazioni dell’ex arcivescovo (che gestivano beni immobili di enorme valore, come le Cittadelle della Carità e dello Sport, le piscine Le Naiadi e il Sund Hotel) erano sprofondate in un mare di debiti che, all’epoca, erano stati stimati in 40 milioni di euro. Ma D’Alfonso racconta anche della signora Maria: una dei 114 dipendenti del Sund che da 14 mesi erano senza stipendio. «Aveva un tumore, voleva buttarsi dalla finestra se io non fossi intervenuto», si giustifica il sindaco.
IL COMMERCIALISTA. Era Maria la donna che piangeva. Ma in quel periodo entra sulla scena il professor Carmine De Nicola, facoltoso titolare dell’Iri School di Francavilla: «Me lo presentò un commercialista, uno di Forza Italia», dice D’Alfonso. Che poi racconta di una sera a cena in casa di Cuccarese: «Lì ho conosciuto Carrozza», cioè il manager indagato e perquisito pochi giorni prima di Dezio. Carrozza cede a De Nicola il Sund grazie alla mediazione di Dezio. E’ stato Carrozza a fare i nomi di D’Alfonso e Dezio agli investigatori della Squadra Mobile. Sindaco, che rapporti ha con Carrozza? «L’ho incontrato cinque volte, non di più». E con l’ex arcivescovo? «Ho rapporti notevoli con Cuccarese dal quale Dezio non ha ricevuto alcun compenso. E’ un peccato solo pensare che da una realtà gestita da un sacerdote possano uscire cose di quel genere...», afferma il sindaco. E Dezio cos’è per lei? «Mi avvalgo di un collaboratore come Guido di cui ho fiducia e stima per le sue grandi capacità organizzative».
NON SOLO IVEC. Dezio non ha nominato l’avvocato. E’ D’Alfonso che lo difende, parlando del caso Ivec e Cuccarese. Ma non sa il sindaco che questo filone d’inchiesta - le cui ipotesi di accusa sono da dimostrare - ha un raggio d’azione ampio: punta a chiarire tutte le deleghe ricevute da Dezio, dice un investigatore. Di che si è occupato Dezio in questi anni? «Di tutto», risponde il sindaco, «degli accordi di programma Di Vincenzo, Primavera, Albanese, via Calipari, Gmg...». D’Alfonso taglia corto: «Lui è il mio dirigente al Patrimonio, resta dov’è».