L'INTERVISTA

Di Battista: "Io amo l’Abruzzo, la sua gente. Qui nascerà mio figlio" 

Il politico grillino in vacanza a Ortona: Conte è bravo, lo vorrei nel Movimento, puntiamo sull’ambiente così creeremo lavoro per i giovani

ORTONA . Parla veloce come un treno in corsa e proprio lo sferragliare di vari convogli sulla ferrovia, poco distante, è la colonna sonora di un’intervista a mille tinte. Alessandro Di Battista, 42 anni, esponente di spicco del Movimento 5 Stelle, è in vacanza in Abruzzo. Alloggia all’hotel Katia, al Lido Riccio, con la sua compagna Sahra Lahouasnia – che sta per avere un bambino – e il suo primo figlio. Svela il suo amore per la nostra regione e anche le origini abruzzesi della sua famiglia. Rilascia l’intervista al Centro e a Rete8 (presente il direttore Carmine Perantuono, in onda ieri sera).

Come nasce l’amore di Alessandro Di Battista per l’Abruzzo?
«Io in questo hotel venivo quando avevo 16-17 anni, vi ho passato un paio di estati. È un bellissimo posto dove stare con i propri cari. La famiglia di mio nonno Domenico è originaria di Tottea, frazione di Crognaleto (Teramo), ma la verità è che abbiamo avuto ottime referenze rispetto al punto nascite dell’ospedale di Pescara e abbiamo deciso con la mia compagna di far nascere qui nostro figlio Filippo. A breve accadrà. Poi mio cugino ha preso in gestione questo bar sulla spiaggia, il Barretto, e io ogni tanto gli do una mano, ho anche il tesserino da alimentarista. Quindi, se qualcuno vuole venirmi a trovare per fare due chiacchiere anche nei prossimi giorni io sono qui. Sono molto alla mano».
Cosa apprezza dell’Abruzzo?
«Io ho sempre apprezzato tutto. Innanzitutto gli abruzzesi che sono una popolazione tosta, e poi la gastronomia, il turismo. Questo è un posto che ti consente di fare l’estate montagna e mare nello stesso giorno. E poi quest’anno ho scoperto il Cerasuolo, veramente buonissimo. Io sono un amante dei bianchi e ho scoperto i rosati. Bevo un bicchiere di vino a pranzo e a cena e basta, non bevo i superalcolici e il Cerasuolo lo consiglio».
Parliamo di politica. Nel Movimento 5 Stelle è in atto un percorso di rielaborazione dei ruoli, e tra i papabili a posizioni di primo piano c’è anche lei. Di Battista che farà?
«Sono in un momento particolare della mia vita e, da quando sono uscito dal Parlamento per mia scelta, ho continuato a far politica dal di fuori. Ritengo che si possa far politica anche se non si è dentro i palazz. In attesa degli Stati generali del Movimento, che prima o poi si faranno, sto avanzando una serie di proposte per dare una connotazione futura al Movimento 5 stelle perché ritengo che il mondo post-covid sarà totalmente diverso e quindi vanno perseguite politiche legate all’ambiente, alla risoluzione del conflitto di interessi, al rafforzamento dello Stato, alle lotte ambientali intese come percorsi di maggiore occupazione. Io credo che lottare a favore di un ambiente futuro coincida con un aumento dell’occupazione. Ho suggerito al ministro dell’Ambiente un programma su cui ho lavorato insieme al dottor Lapo Sermonti, dell’Onu, che punta a creare un corpo di guardie ambientali per dare lavoro a centinaia di migliaia di giovani nei prossimi anni. La situazione si farà pesante dopo l’estate. Guardate all’Abruzzo, che è una terra di turismo. Oggi è in difficoltà e penalizza molti giovani che avevano possibilità di lavorare anche con occupazioni stagionali e andando all’estero. Il M5S deve preparare un’agenda per il futuro su ambiente e rafforzamento dello Stato».
Il suo rapporto con Di Maio è sempre buono oppure la sua figura istituzionale e dialogante con esponenti di partiti come il Pd o lo stesso Matteo Renzi di Italia Viva la disturba?
«Con Luigi ho un buon rapporto, mentre Matteo Renzi rappresenta il passato. Io ho contibuito a decretarne la fine politica e oggi è diventato un lobbista della politica, non fa mai una proposta, pensa ai suoi interessi e sono contento di aver contribuito a farlo sloggiare. Non voglio vantarmi, ma fu decisivo quel tour che feci in motorino con migliaia di persone, a Giulianova 6-7 mila persone, Termoli strapiena. In un momento in cui Renzi sembrava imbattibile, sembrava essere il padrone dell’Italia, è stato costretto a sloggiare e di questo sono fiero».
Parlando di imbattibili, anche Renzi può di dire di aver fatto sloggiare Salvini che era pronto a prendere il potere.
«Veramente Salvini ha sloggiato da solo. Io Salvini lo conosco, non è una faina politica, altre persone nella Lega hanno un’intelligenza politica più spiccata della sua. Lui da un lato si è ubriacato di potere, di selfie, di social media manager, ma un conto sono i social network un conto è la realtà. È stato forse mal consigliato, ma è lui che ha buttato giù un governo che comunque aveva una fiducia importante da parte di parecchi italiani. Poi gli italiani non te lo perdonano perché hanno capito che lui ha preso questa decisione per interesse esclusivamente personale e chi fa politica deve pensare all’interesse della collettività. A Salvini danno del fascista dello sciacallo, del prepotente, ma de che! È un uomo di sistema molto più pavido di quanto voglia far apparire e quindi è un errore dargli del fascista, bisognerebbe chiamarlo con il suo nome: è un cazzaro, forte con i deboli e debolissimo con i poteri forti».
Il tema dell’immigrazione è il piatto forte di Salvini.
«È un tema serio e io ho avanzato proposte sull’immigrazione clandestina, soprattutto lavorando sul diritto di non espatriare. A tutti dovrebbe essere garantito il diritto di stare a casa propria e in Africa, ai fratelli africani, non viene garantito. Se si risolvesse il problema dell’immigrazione il primo scontento sarebbe Salvini che non avrebbe alcun altro argomento».
Qual è il politico non del Movimento con cui si sente più in sintonia?
«Ultimamente mi scrivo con Stefano Fassina, ne apprezzo alcune prese di posizione sul rafforzamento dello Stato. In passato ho avuto anche un rapporto più che cordiale con Bersani, che ho sempre considerato una brava persona, così come stimo Giancarlo Giorgetti della Lega, che è persona simpatica anche se non siamo d’accordo su nulla. Io affronto gli avversari politici con estrema irriverenza e anche durezza, ma so mantenere rapporti cordiali»
Com’è oggi il suo rapporto con Beppe Grillo? Qualcuno ha sostenuto che lei viene considerato troppo di destra da Grillo.
«Veramente i giornali berlusconiani mi danno del comunista! Io considero destra e sinistra categorie obsolete e si è visto in questi giorni con le mie prese di posizione sulla famiglia Benetton e sul controllo pubblico delle autostrade. Non voglio la distruzione dell’impresa privata, come sostiene un giornale del gruppi Elkann. Mio padre è un piccolo imprenditore e quindi ha un’impresa privata. Io considero l’impresa privata l’ossatura economica di questo paese. Io per esempio non campo di politica, ho rinunciato a una valanga di soldi e non mi paga nessun cittadino, vivo con il mio lavoro. Ho destinato 261mila euro del mio stipendio alle imprese private, soldi che mi spettavano per legge. Allo stesso tempo ritengo che sanità, istruzione, acqua, autostrade debbano essere gestite dal pubblico perché non sono merci su cui lucrare diritti da garantire alla collettività. Questa è la mia visione. Se poi sia di destra, di sinistra, di centro non ne ho idea. Onestamente in vita mia ho sempre votato a sinistra, prima del Movimento 5 Stelle».
Per chi ha votato?
«Mi vergogno a dirlo, ma ho votato Veltroni, poi anche Di Pietro e di lui non mi sono mai pentito. Lo votai per fare opposizione a Berlusconi e fu l’unico a fare opposizione. Poi ho votato Pd e quando ero più ragazzo anche più a sinistra. Oggi la situazione è molto confusa».
Lei è stato sempre contrario all’intesa con il Pd per un nuovo governo, cosa pensa della possibilità di accordi elettorali M5S-Pd? Il Movimento deve andare da solo oppure no?
«Ho chiesto gli Stati generali per risolvere una serie di nodi così che con tutti gli iscritti possiamo trovare una strada condivisa. Chi si candida con il M5S pensi soprattutto al programma».
Lei ha speso parole lusinghiere nei confronti del premier Giuseppe Conte. Sarebbe giusto per lei che diventi un membro del M5S oppure dovrebbe mantenere questo ruolo più o meno equidistante?
«Se lei è appassionato di calcio come me capirà che se io ho un giocatore che gioca bene a pallone lo vorrei sempre nella mia squadra. Conte ha gestito bene l’emergenza Covid. Ho letto le parole dei parenti delle vittime della strage di Genova, mi ha soddisfatto la soluzione trovata che è dura e servirà da monito anche ai Benetton del futuro. E poi, sono sincero, quando leggo le uscite contro Conte di Cottarelli, De Benedetti e altri poteri forti... Quelli che attaccano Conte vogliono fare razzìa dei soldi della ricostruzione».
Lei sta lavorando a un reportage sull’Iran dal titolo “Sentieri persiani”. Cosa ha colto di una realtà diversa e che appare spesso ostile.
«Gli italiani sono amatissimi in Iran, ho girato da solo e mi sono trovato benissimo. Abbiamo pubblicato dei documentari con una visione alternativa e la libertà di informazione deve esserci sempre. L’Iran non è arretratezza, a Teheran nord c’è anche molta modernità. In epoca di crisi economica riallacciare rapporti con chi vuole fare affari con le nostre imprese è doveroso».
In Abruzzo da un po’ di giorni stiamo vivendo un autentico caos sull’A14 con automobilisti e autotrasportatori che impiegano ore per percorrere pochi chilometri. Quale soluzione suggerisce per risolvere il problema? Molti politici, Marsilio in primis, propongono la realizzazione della terza corsia. Ora che è cambiato l’assetto societario, come si convince la nuova governance a considerare prioritario tale intervento?
«Io mi sono scagliato contro il Tav e il ponte sullo Stretto di Messina. Non credo che pubblico sia sempre sbagliato e privato sia sempre sbagliato, dipende dagli uomini che gestiscono. Io ritengo che, rispetto ad Autostrade per l’Italia, gli utili che sono stati fatti dal gruppo Benetton per tanti anni, se riuscisse a farli anche una public company e li reinvestisse per la diminuzione dei pedaggi e soprattutto per migliorare le infrastrutture, allargare dove possibile le autostrade e garantire maggiore sicurezza; ebbene sarebbe la soluzione migliore».
Il governo Conte durerà?
«In autunno molti “prenditori” dello Stato cercheranno di far cadere Conte. Le sue parole su Benetton sono pericolosissime e poi Conte non è controllabile, quindi invito i cittadini a essere vigili, critici, rompere le scatole, ma anche sostenere chi sta affrontando un sistema che vuole rimettere le mani sulle grandi opere. La prima grande opera utile per questo paese è la manutenzione dell’ordinario su treni, ferrovie per creare grandi posti di lavoro».
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