MONTESILVANO
Famiglia colpita dal virus: «L’incubo è finito, siamo rinati»
La moglie, ultima a guarire dopo 42 giorni in ospedale e 10 in terapia intensiva:«Ho creduto di essere morta, ma il Signore ha voluto che tornassi a fare la mamma»
MONTESILVANO. Trascorrere le giornate al mare e godere dell’affetto del marito e dei suoi quattro figli. È questo il programma estivo di Marzia Merlin, casalinga 50enne di origini venete ma residente a Montesilvano, sopravvissuta al coronavirus dopo sei settimane di ricovero in ospedale, di cui dieci giorni trascorsi in terapia intensiva.
Oggi che è passato ormai più di un mese dal rientro a casa, avvenuto il 7 maggio e festeggiato da tutti gli abitanti di via Salentina, la mamma montesilvanese sta pian piano tornando alla normalità, seppure portando ancora sul corpo e nella mente gli strascichi del virus maledetto che ha colpito tutta la sua famiglia e che ha visto anche suo marito, Domenico Pagliara, finire per 8 giorni in rianimazione.
Signora Marzia, come si sente?
Finalmente inizio a vedere i primi miglioramenti, dopo quasi un mese e mezzo dal mio ritorno a casa. Non è stato semplice, ho continuato a prendere tante medicine anche una volta uscita dall’ospedale e devo proseguire con la riabilitazione. All’inizio non camminavo, oggi riesco a fare quasi tutto, dal punto di vista muscolare va abbastanza bene, ma la riabilitazione respiratoria è ancora lunga. Ho ancora dei problemi collaterali dovuti al lungo periodo in ospedale e ai farmaci, come tremori, capelli che mi cadono. Ma piano piano passerà tutto, l’essenziale è aver vinto la malattia.
Ha avuto paura di non farcela?
Sì, dal punto di vista psicologico è stata un’esperienza molto dura. Durante il ricovero ho visto morire diverse persone, una notte ben due. E io stessa credo in alcuni momenti di essere andata dall’altra parte, vedevo una bimba che mi dava la mano, ma il Signore ha voluto che non fosse il mio momento. Dopo tutto sono madre di quattro figli, tra gli 8 e i 22 anni, e hanno ancora tutti molto bisogno di me.
Di lei hanno parlato giornali e trasmissioni televisive nazionali perché è tra i pazienti Covid protagonisti del reportage “Risvegli” del fotografo Stefano Schiarato e della giornalista Jenny Pacini. Che effetto le ha fatto vedere le sue foto mentre era in coma?
La cosa che mi ha fatto più impressione è stato vedere i tubi che uscivano dal mio corpo. Li ho contati, erano 11. Ho subito due tracheotomie, ho rischiato di soffocare perché le cannule si occludevano. Sono sensazioni che saranno difficili da dimenticare.
Come è cambiata la vita della sua famiglia?
Siamo sempre stati molto uniti e affiatati, ma ora ci amiamo ancora di più. Sappiamo apprezzare meglio tutti i momenti che possiamo trascorrere insieme. Mio figlio di 8 anni, ad esempio, da quando sono tornata a casa vuole dormire abbracciato a me. Per loro è stata dura, stare in casa da soli quando sia io che mio marito eravamo in rianimazione. Fortunatamente il sostegno di amici, familiari, amministrazione e vicini di casa non è mai mancato loro. Poi è tornato mio marito e poi finalmente anche io in un momento anche delicato per loro: mia figlia grande che studia all’università ha appena sostenuto un esame, la seconda ha la Maturità, il terzo gli esami di terza media, l'ultimo è ancora piccolo. Insomma, la mamma serve.
Come trascorrerete le vostre vacanze?
Come per tutti gli altri, anche per noi questa sarà un’estate particolare. Siamo abituati a fare vacanze, crociere. Quest’anno, invece, resteremo a Montesilvano e andremo allo stabilimento Hotel nel Pineto che frequentiamo da 30 anni e dove, al primo giorno di mare, mi hanno riservato un’accoglienza molto calorosa. E poi passeremo il nostro tempo con gli amici, a cominciare dai vicini che si sono presi cura dei miei figli e con i quali proprio ieri abbiamo fatto una bella cena tutti insieme come ringraziamento. Così come voglio ringraziare ancora una volta coloro che mi hanno salvato, a cominciare dai medici Antonella Frattari e Giustino Parruti. Proprio qualche giorno fa mia figlia si è sentita con lui che le ha confessato di aver trascorso il primo weekend di riposo dopo mesi di lavoro incessante, giorno e notte. Questa notizia mi ha reso felice perché significa che stiamo uscendo tutti dall’incubo in cui è finita anche la nostra famiglia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Oggi che è passato ormai più di un mese dal rientro a casa, avvenuto il 7 maggio e festeggiato da tutti gli abitanti di via Salentina, la mamma montesilvanese sta pian piano tornando alla normalità, seppure portando ancora sul corpo e nella mente gli strascichi del virus maledetto che ha colpito tutta la sua famiglia e che ha visto anche suo marito, Domenico Pagliara, finire per 8 giorni in rianimazione.
Signora Marzia, come si sente?
Finalmente inizio a vedere i primi miglioramenti, dopo quasi un mese e mezzo dal mio ritorno a casa. Non è stato semplice, ho continuato a prendere tante medicine anche una volta uscita dall’ospedale e devo proseguire con la riabilitazione. All’inizio non camminavo, oggi riesco a fare quasi tutto, dal punto di vista muscolare va abbastanza bene, ma la riabilitazione respiratoria è ancora lunga. Ho ancora dei problemi collaterali dovuti al lungo periodo in ospedale e ai farmaci, come tremori, capelli che mi cadono. Ma piano piano passerà tutto, l’essenziale è aver vinto la malattia.
Ha avuto paura di non farcela?
Sì, dal punto di vista psicologico è stata un’esperienza molto dura. Durante il ricovero ho visto morire diverse persone, una notte ben due. E io stessa credo in alcuni momenti di essere andata dall’altra parte, vedevo una bimba che mi dava la mano, ma il Signore ha voluto che non fosse il mio momento. Dopo tutto sono madre di quattro figli, tra gli 8 e i 22 anni, e hanno ancora tutti molto bisogno di me.
Di lei hanno parlato giornali e trasmissioni televisive nazionali perché è tra i pazienti Covid protagonisti del reportage “Risvegli” del fotografo Stefano Schiarato e della giornalista Jenny Pacini. Che effetto le ha fatto vedere le sue foto mentre era in coma?
La cosa che mi ha fatto più impressione è stato vedere i tubi che uscivano dal mio corpo. Li ho contati, erano 11. Ho subito due tracheotomie, ho rischiato di soffocare perché le cannule si occludevano. Sono sensazioni che saranno difficili da dimenticare.
Come è cambiata la vita della sua famiglia?
Siamo sempre stati molto uniti e affiatati, ma ora ci amiamo ancora di più. Sappiamo apprezzare meglio tutti i momenti che possiamo trascorrere insieme. Mio figlio di 8 anni, ad esempio, da quando sono tornata a casa vuole dormire abbracciato a me. Per loro è stata dura, stare in casa da soli quando sia io che mio marito eravamo in rianimazione. Fortunatamente il sostegno di amici, familiari, amministrazione e vicini di casa non è mai mancato loro. Poi è tornato mio marito e poi finalmente anche io in un momento anche delicato per loro: mia figlia grande che studia all’università ha appena sostenuto un esame, la seconda ha la Maturità, il terzo gli esami di terza media, l'ultimo è ancora piccolo. Insomma, la mamma serve.
Come trascorrerete le vostre vacanze?
Come per tutti gli altri, anche per noi questa sarà un’estate particolare. Siamo abituati a fare vacanze, crociere. Quest’anno, invece, resteremo a Montesilvano e andremo allo stabilimento Hotel nel Pineto che frequentiamo da 30 anni e dove, al primo giorno di mare, mi hanno riservato un’accoglienza molto calorosa. E poi passeremo il nostro tempo con gli amici, a cominciare dai vicini che si sono presi cura dei miei figli e con i quali proprio ieri abbiamo fatto una bella cena tutti insieme come ringraziamento. Così come voglio ringraziare ancora una volta coloro che mi hanno salvato, a cominciare dai medici Antonella Frattari e Giustino Parruti. Proprio qualche giorno fa mia figlia si è sentita con lui che le ha confessato di aver trascorso il primo weekend di riposo dopo mesi di lavoro incessante, giorno e notte. Questa notizia mi ha reso felice perché significa che stiamo uscendo tutti dall’incubo in cui è finita anche la nostra famiglia.
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