Famiglie XXL, è qui la festa Papà, mamme e tanti figli
Le storie, i piccoli grandi problemi e i sogni dei nuclei più numerosi d’Italia
MONTESILVANO. La famiglia più small ha almeno sei componenti, quella più XXL può arrivare a venti persone. Ad unirle tutte sono la gioia di avere una vita piena di amore, qualche difficoltà organizzativa, il carrello della spesa mai abbastanza grande e la certezza che, comunque vada, ne è valsa la pena. Per condividere le loro esperienze hanno scelto di fare parte dell’Associazione nazionale famiglie numerose (Anfn) che, nel 2024, taglia il traguardo dei 20 anni di attività. E lo festeggia, in questo fine settimana, radunando 500 tra genitori e figli all’hotel Club Esse di Montesilvano. Abbiamo incontrato le famiglie extralarge per raccontare le loro fantastiche storie.
DUE CUORI & UNA TRIBÙ.
Si parte da una base di 11 componenti che, in alcuni periodi dell’anno, può arrivare addirittura a 23. È la famiglia di Nicola Pergola, assistente sociale ed educatore di 47 anni, e della moglie Elena Comentale, psicologa e psicoterapeuta di 44 anni, genitori di 9 figli, a cui se ne aggiungono due in cielo.
Il più grande ha 22 anni, la più piccola, di 2 anni e mezzo «è la nona, non l’ultima, perché ogni volta che abbiamo detto che era l’ultimo figlio, poi ne è arrivato un altro».
Oltre ai loro figli, i Pergola gestiscono una casa-famiglia dove possono accogliere fino a 12 ragazzi (attualmente ne sono 7) e, anche per questo, la loro esperienza ieri è stata insignita del premio “Due cuori & una tribù”. «Lei viene da una famiglia numerosa, io no. L’idea di avere dei figli mi affascinava, ma pensano al massimo a quattro», racconta Nicola. «Poi quando vivi certe esperienze, soprattutto a contatto con famiglie fragili, ti rendi conto che vuoi dare il tuo contributo». E così la famiglia è diventata XXL. «Ogni volta che nasce un figlio è come se l’infinito tornasse ad abitare in casa tua», aggiunge la mamma. «Il Signore ci ha scelto come moltiplicatori di amore».
Nella loro vita, le rinunce sono piccole e superabili: «La cosa peggiore è quando, dall’esterno, vieni visto come strano perché le persone credono che i figli vengano per sottrarti qualcosa. La rinuncia più grande, se così la possiamo definire, è che nessuno ci invita mai a mangiare a casa sua, perché non posti o pentole capienti».
NON SARAI MAI SOLO.
Prima di sette figli, a 31 anni Deborah Norscia è già mamma di 4 bambini, di età compresa tra 7 anni e pochi mesi, ma lei e il marito Nicola Petaccia non mettono limite alla provvidenza. «Non abbiamo scelto di essere una famiglia numerosa ma ci siamo affidati alla volontà del Signore», commentano. «Con 4 figli stiamo bene, ma se ne arriveranno altri, li accoglieremo nel migliore dei modi».
Montesilvanesi, maestra precaria lei, dipendente delle Poste lui, i due coniugi non hanno dubbi: «La cosa più bella di avere una famiglia numerosa è che a casa nostra è sempre festa». Quanto alle difficoltà, essendo cresciuta in una grande famiglia, Deborah spiega: «Vieni considerata un pesce fuor d’acqua. Devi sempre spiegare, giustificare. Invece nostro padre Dino non ci ha mai fatto mancato nulla. Ci siamo laureati, fatto sport, seguito le nostre passioni. Ogni estate andavamo in montagna al nord o in Svizzera da una zia, e con l’associazione abbiamo girato tanto e fatto esperienze bellissime. Anche se durante l’adolescenza può essermi pesato un po’ non avere qualche vestito di marca in più o, essendo la prima, aver dovuto fare da apripista».
Sicuramente l’organizzazione quotidiana, la scuola e le attività pomeridiane dei bambini non sono di facile gestione per lei, ma ci sono nonni e fratelli che aiutano. «La cosa più bella è avere la certezza che, con tanti fratelli, tu non sarai mai sola nella vita».
DA VIVEUR ALL’ASILO 3x2.
Oggi che due dei sei figli non vivono più con loro, Rossella Di Meo e Enzo Farinelli soffrono della “sindrome del nido vuoto”. Del resto, è difficile abituarsi al silenzio quando in appena 8 anni e mezzo si mettono al mondo sei bambini.
Il più grande ora ha 31 anni, la più piccola 22, e hanno una nipotina di 16 mesi che, pur essendo buona, spinge la figlia di Rossella a chiedere: «Mamma, come hai fatto con sei bambini?». E lei, ridendo: «Forse è stata la mano di Dio che non ha aiutato solo Maradona, ma anche noi». E pensare che Enzo, fino ai trent’anni, non pensava affatto a una famiglia.
«Ero un viveur», rivela, «pensavo alle belle donne e allo champagne e, da napoletano, prendevo in giro mia sorella che aveva fatto 3 figli dicendole: “sei proprio napoletana”. E invece io poi ho raddoppiato. Tutto è successo dopo un viaggio a Santiago de Compostela. Ho avuto un’illuminazione e ho visto Dio entrare nella mia vita». Così è arrivato il matrimonio con la molisana Rossella e, subito dopo, la loro famiglia extralarge.
«I figli aumentavano e non avevamo i soldi per pagare l’asilo a tutti, così feci una convenzione con le suore: prima portavo due figli e pagavo per uno, poi tre e pagavo per due, e così via». La famiglia ha vissuto a Termoli fino a qualche anno fa, lavorando di commercio fino a quando è arrivata la crisi. «Ci siamo trasferiti a Pescara, che ci ha accolti a braccia aperte, e abbiamo ottimizzato i nostri talenti». Per l’Anfn, da coordinatori regionali per il Molise, hanno messo in rete 3.500 famiglie, scovando anche sconti e convenzioni per i soci. «La difficoltà principale per noi era soprattutto all’inizio della scuola tra libri, quaderni, scarpe, abbigliamento. E poi le gite, se ne mandi uno, li devi mandare tutti. Però abbiamo avuto la fortuna di non avere spese per le vacanze perché il mare è sotto casa».
FRITTATE DA 18 UOVA.
Ha compiuto 44 anni proprio ieri, festeggiando insieme alla grande famiglia dell’Anfn di cui fa parte a pieno titolo.
Ivana Pace, ex farmacista oggi omeopata counselor, e suo marito Giovanni Comentale, 47 anni ingegnere informatico, coordinatori provinciali di Potenza, sono i genitori di otto figli, tra i due mesi ed i 15 anni. «Lui viene da una famiglia numerosa. Quando è nato il primo figlio, i suoi familiari mi dissero “ora inizi anche tu”, io risposi “io sono una Pace, non una Comentale”. Ad ogni gravidanza mi ricordano quella frase. La nostra famiglia non è nata come un progetto, ma ad ogni parto accogliamo la vita e ci sentiamo graziati. Attraverso ogni figlio vediamo la bellezza dell’individualità».
Avere tanti figli per loro non è un problema anche se, spesso, l’unico stipendio è quello del marito. «Io non percepisco rinunce, ma sacrifici, intesi come cose sacre che non tolgono, esaltano. Il problema è più degli altri. Ci hanno detto che eravamo egoisti perché amare un figlio significa pensare al suo benessere. Invece, noi ci possiamo permettere cose che altre famiglie non fanno. Andiamo al cinema, abbiamo comprato prima la macchina da 7 posti, poi quella da 9, ampliato casa e, solo qualche volta, pagato qualcosa in ritardo». Quello su cui la famiglia non può fare ritardo, invece, è la spesa. «A pranzo cuociamo un chilo di pasta, consumiamo 45 litri di latte al mese, facciamo frittate da 18 uova e un chilo di pane ci dura un pasto. Le lavatrici? Almeno 15 a settimana». Ma, nonostante questo, sono felici e i loro figli ancora di più. «Le femmine, ora in minoranza, vogliono almeno altre due sorelle per bilanciare. I maschi ne vorrebbero altri 5. Sono abituati così. Basti pensare che solitamente ai bambini piacciono le Ferrari. I nostri figli, invece, sognano di avere il pulmino della scuola».
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DUE CUORI & UNA TRIBÙ.
Si parte da una base di 11 componenti che, in alcuni periodi dell’anno, può arrivare addirittura a 23. È la famiglia di Nicola Pergola, assistente sociale ed educatore di 47 anni, e della moglie Elena Comentale, psicologa e psicoterapeuta di 44 anni, genitori di 9 figli, a cui se ne aggiungono due in cielo.
Il più grande ha 22 anni, la più piccola, di 2 anni e mezzo «è la nona, non l’ultima, perché ogni volta che abbiamo detto che era l’ultimo figlio, poi ne è arrivato un altro».
Oltre ai loro figli, i Pergola gestiscono una casa-famiglia dove possono accogliere fino a 12 ragazzi (attualmente ne sono 7) e, anche per questo, la loro esperienza ieri è stata insignita del premio “Due cuori & una tribù”. «Lei viene da una famiglia numerosa, io no. L’idea di avere dei figli mi affascinava, ma pensano al massimo a quattro», racconta Nicola. «Poi quando vivi certe esperienze, soprattutto a contatto con famiglie fragili, ti rendi conto che vuoi dare il tuo contributo». E così la famiglia è diventata XXL. «Ogni volta che nasce un figlio è come se l’infinito tornasse ad abitare in casa tua», aggiunge la mamma. «Il Signore ci ha scelto come moltiplicatori di amore».
Nella loro vita, le rinunce sono piccole e superabili: «La cosa peggiore è quando, dall’esterno, vieni visto come strano perché le persone credono che i figli vengano per sottrarti qualcosa. La rinuncia più grande, se così la possiamo definire, è che nessuno ci invita mai a mangiare a casa sua, perché non posti o pentole capienti».
NON SARAI MAI SOLO.
Prima di sette figli, a 31 anni Deborah Norscia è già mamma di 4 bambini, di età compresa tra 7 anni e pochi mesi, ma lei e il marito Nicola Petaccia non mettono limite alla provvidenza. «Non abbiamo scelto di essere una famiglia numerosa ma ci siamo affidati alla volontà del Signore», commentano. «Con 4 figli stiamo bene, ma se ne arriveranno altri, li accoglieremo nel migliore dei modi».
Montesilvanesi, maestra precaria lei, dipendente delle Poste lui, i due coniugi non hanno dubbi: «La cosa più bella di avere una famiglia numerosa è che a casa nostra è sempre festa». Quanto alle difficoltà, essendo cresciuta in una grande famiglia, Deborah spiega: «Vieni considerata un pesce fuor d’acqua. Devi sempre spiegare, giustificare. Invece nostro padre Dino non ci ha mai fatto mancato nulla. Ci siamo laureati, fatto sport, seguito le nostre passioni. Ogni estate andavamo in montagna al nord o in Svizzera da una zia, e con l’associazione abbiamo girato tanto e fatto esperienze bellissime. Anche se durante l’adolescenza può essermi pesato un po’ non avere qualche vestito di marca in più o, essendo la prima, aver dovuto fare da apripista».
Sicuramente l’organizzazione quotidiana, la scuola e le attività pomeridiane dei bambini non sono di facile gestione per lei, ma ci sono nonni e fratelli che aiutano. «La cosa più bella è avere la certezza che, con tanti fratelli, tu non sarai mai sola nella vita».
DA VIVEUR ALL’ASILO 3x2.
Oggi che due dei sei figli non vivono più con loro, Rossella Di Meo e Enzo Farinelli soffrono della “sindrome del nido vuoto”. Del resto, è difficile abituarsi al silenzio quando in appena 8 anni e mezzo si mettono al mondo sei bambini.
Il più grande ora ha 31 anni, la più piccola 22, e hanno una nipotina di 16 mesi che, pur essendo buona, spinge la figlia di Rossella a chiedere: «Mamma, come hai fatto con sei bambini?». E lei, ridendo: «Forse è stata la mano di Dio che non ha aiutato solo Maradona, ma anche noi». E pensare che Enzo, fino ai trent’anni, non pensava affatto a una famiglia.
«Ero un viveur», rivela, «pensavo alle belle donne e allo champagne e, da napoletano, prendevo in giro mia sorella che aveva fatto 3 figli dicendole: “sei proprio napoletana”. E invece io poi ho raddoppiato. Tutto è successo dopo un viaggio a Santiago de Compostela. Ho avuto un’illuminazione e ho visto Dio entrare nella mia vita». Così è arrivato il matrimonio con la molisana Rossella e, subito dopo, la loro famiglia extralarge.
«I figli aumentavano e non avevamo i soldi per pagare l’asilo a tutti, così feci una convenzione con le suore: prima portavo due figli e pagavo per uno, poi tre e pagavo per due, e così via». La famiglia ha vissuto a Termoli fino a qualche anno fa, lavorando di commercio fino a quando è arrivata la crisi. «Ci siamo trasferiti a Pescara, che ci ha accolti a braccia aperte, e abbiamo ottimizzato i nostri talenti». Per l’Anfn, da coordinatori regionali per il Molise, hanno messo in rete 3.500 famiglie, scovando anche sconti e convenzioni per i soci. «La difficoltà principale per noi era soprattutto all’inizio della scuola tra libri, quaderni, scarpe, abbigliamento. E poi le gite, se ne mandi uno, li devi mandare tutti. Però abbiamo avuto la fortuna di non avere spese per le vacanze perché il mare è sotto casa».
FRITTATE DA 18 UOVA.
Ha compiuto 44 anni proprio ieri, festeggiando insieme alla grande famiglia dell’Anfn di cui fa parte a pieno titolo.
Ivana Pace, ex farmacista oggi omeopata counselor, e suo marito Giovanni Comentale, 47 anni ingegnere informatico, coordinatori provinciali di Potenza, sono i genitori di otto figli, tra i due mesi ed i 15 anni. «Lui viene da una famiglia numerosa. Quando è nato il primo figlio, i suoi familiari mi dissero “ora inizi anche tu”, io risposi “io sono una Pace, non una Comentale”. Ad ogni gravidanza mi ricordano quella frase. La nostra famiglia non è nata come un progetto, ma ad ogni parto accogliamo la vita e ci sentiamo graziati. Attraverso ogni figlio vediamo la bellezza dell’individualità».
Avere tanti figli per loro non è un problema anche se, spesso, l’unico stipendio è quello del marito. «Io non percepisco rinunce, ma sacrifici, intesi come cose sacre che non tolgono, esaltano. Il problema è più degli altri. Ci hanno detto che eravamo egoisti perché amare un figlio significa pensare al suo benessere. Invece, noi ci possiamo permettere cose che altre famiglie non fanno. Andiamo al cinema, abbiamo comprato prima la macchina da 7 posti, poi quella da 9, ampliato casa e, solo qualche volta, pagato qualcosa in ritardo». Quello su cui la famiglia non può fare ritardo, invece, è la spesa. «A pranzo cuociamo un chilo di pasta, consumiamo 45 litri di latte al mese, facciamo frittate da 18 uova e un chilo di pane ci dura un pasto. Le lavatrici? Almeno 15 a settimana». Ma, nonostante questo, sono felici e i loro figli ancora di più. «Le femmine, ora in minoranza, vogliono almeno altre due sorelle per bilanciare. I maschi ne vorrebbero altri 5. Sono abituati così. Basti pensare che solitamente ai bambini piacciono le Ferrari. I nostri figli, invece, sognano di avere il pulmino della scuola».
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