Fatture false e lavori fantasma, scoperta la truffa del Superbonus. In tre finiscono sotto accusa

La Procura ora chiede il rinvio a giudizio per un giro da due milioni. Coinvolte anche due società. Parti offese sono Enea, ministero delle Finanze e Agenzia delle Entrate
PESCARA. In cinque, tre persone fisiche e due giuridiche, rischiano di finire sotto processo per evasione fiscale, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso e violazione delle norme per l’accesso ai benefici del superbonus e sismabonus 110%: una truffa che dovrebbe essere di poco inferiore ai due milioni di euro. A chiudere l’inchiesta, con la richiesta di processo, è il pm Fabiana Rapino che, per accertare tutte le diverse irregolarità, si è affidata agli esperti della guardia di finanza che hanno condotto le indagini.
Un lavoro capillare per arrivare a formulare le relative accuse riguardo anche a lavori che gli imputati avrebbero falsamente certificato come eseguiti, accedendo così ai finanziamenti previsti dal governo. Due le società gestite dai tre imputati coinvolte in questa inchiesta (due pescaresi e una donna originaria del Chietino): «Poiché in qualità di rappresentante legale della società», scrive la procura in uno dei capi di imputazione che poi si ripetono per tutti e tre gli imputati con cifre diverse, «attestava falsamente, nelle asseverazioni destinate ad Enea, che i lavori di ristrutturazione e riqualificazione energetica erano stati correttamente eseguiti nel rispetto dei requisiti tecnici previsti dalla legge, diversamente da quanto accertato».
Non solo, ma nei diversi capi di imputazione, a vario titolo, gli imputati avrebbero attestato «falsamente, apponendo il visto di conformità nelle comunicazioni destinate all’Agenzia delle Entrate, la congruità delle spese sostenute per i lavori edili oggetto delle fatture elencate, lavori in realtà mai eseguiti o eseguiti parzialmente».
Tutti (i due amministratori delle due società e il terzo della omonima ditta individuale) devono poi rispondere di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche perché «con raggiri e artifici consistiti nel certificare, mediante fatture, asseverazioni e visti di conformità falsi, attestavano l’avvenuta esecuzione di lavori di miglioramento energetico e di adeguamento antisismico, nell’ambito dei finanziamenti disciplinati dal decreto 34/2020 (così detto sismabonus 110% e superbonus), non veritiere poiché indicavano lavori in realtà non eseguiti, inducendo in errore Enea e l’Agenzia delle Entrate e così si procuravano l’ingiusto profitto consistito nella acquisizione del credito di imposta in capo ai committenti dei singoli cantieri», successivamente ceduti ad una delle due società coinvolte per un complessivo di un milione e 800 mila euro, e all’altra per un totale di circa mezzo milione di euro, e a quella individuale per complessivi 70mila euro (gli episodi di truffa aggravata sono due ed eseguiti, secondo l'accusa, con le medesime modalità).
Oltre a queste contestazioni ci sono poi le evasioni fiscali accertate dalla procura: si parla di una lunga serie di fatture per operazioni inesistenti per un totale (riferito ai tre amministratori delle due srl e della ditta individuale) che supererebbero i due milioni di euro. Per quanto riguarda i lavori, la maggior parte avrebbe riguardato il territorio di Pescara, ma anche qualcosa a Spoltore e Miglianico. Parti offese individuate dalla procura sono il ministero dell’Economia, l’Agenzia delle Entrate e l’Enea. Ora la parola passa al giudice per l’udienza preliminare.
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