Finanziere morto sull’asse attrezzato, guardrail sotto accusa

1 Maggio 2021

Gianfranco Bellini, 54 anni, nella caduta urtò la testa contro un bullone: la Procura indaga tre dipendenti dell’Anas e il rappresentante della ditta che aveva montato il paracarri in quel tratto

PESCARA. C’è una svolta nell’inchiesta sulla morte di Gianfranco Bellini (nella foto in basso), il finanziere di 54 anni vittima di un incidente avvenuto sull’asse attrezzato, poco prima della rampa di uscita di piazza Unione.
A  un anno e mezzo dalla tragedia, in quattro sono indagati dalla Procura di Pescara con l’accusa di omicidio stradale: si tratta di tre dipendenti dell’Anas, che gestisce il raccordo autostradale, e del legale rappresentante della Metalmeccanica Fracasso, l’azienda che ha «posto in opera» il guardrail contro il quale il vice brigadiere di Villa Raspa di Spoltore, padre di tre figli, si è schiantato in moto.

Nel mirino della polizia stradale, coordinata dal pubblico ministero Rosangela Di Stefano, è finita la sicurezza su quel tratto di asse attrezzato.
Secondo la ricostruzione dell'incidente, Bellini all’improvviso perse il controllo della sua potente Kawasaki e, dopo aver sbandato, cadde a terra andando a urtare violentemente con la testa contro un bullone che sosteneva il guardrail di sinistra. L’impatto causò la rottura del casco e il conseguente trauma cranico che risultò fatale.

Ora la Procura ha deciso di chiedere al giudice per le indagini preliminari l’incidente probatorio, ovvero uno strumento processuale per cristallizzare prove, da utilizzare poi durante l’eventuale dibattimento, che l’incedere del tempo e il mutare dei luoghi potrebbero mettere a rischio. Secondo il pm Di Stefano, dunque, è necessaria una perizia «al fine di accertare se il tirafondo (ovvero il bullone, ndr) del guardrail su cui è impattato il capo di Bellini sia fuoriuscito dalla sede nel tempo e se non sia stato montato a regolare d’arte, nonché di accertare se, qualora il tirafondo fosse stato all’altezza regolare, alla velocità tenuta dal mezzo del defunto, il casco non si sarebbe perforato».
L’iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto per consentire alle persone rimaste coinvolte di nominare un proprio consulente per l’accertamento tecnico: significa che, almeno al momento, non è stata accertata alcuna responsabilità. Nell’inchiesta risultano parti offese i figli di Bellini. Guardia zoofila e volontario dell’Ente nazionale per la protezione degli animali (Enpa), Bellini è ricordato da tutti come una persona sensibile e competente. Sia sul lavoro, lui che era entrato nella Finanza a 19 anni e aveva maturato un’esperienza enorme soprattutto nella conoscenza delle banche dati, sia nell’associazione per la quale prestava gran parte del suo tempo libero.
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