I RICONOSCIMENTI GREEN
Giovani agricoltori: ecco le sei imprese da Oscar in Abruzzo
Dallo yoga nell’agriturismo al safari nella tartufaia e al burro di bava di lumaca: Coldiretti premia le idee nuove che aiutano le aziende contro la crisi da Covid
PESCARA. C’è l’agriyoga tra gli ulivi e il burro alla bava di lumaca, il safari del tartufo e l’etichetta digitale “antifrode”. Ma anche la “canna in provetta” e l’agriresort per chi vuole una “spa” veramente al naturale.
È una agricoltura che sfida il Covid con una forte inclinazione alla sostenibilità la protagonista dell’edizione abruzzese 2020 di Oscar Green, il concorso sull’innovazione promosso da Coldiretti Giovani Impresa che, nella selezione regionale, ha premiato 6 imprenditori con meno di 40 anni.
I risultati sono stati svelati ieri pomeriggio a Pescara, nel museo delle Genti d’Abruzzo, al termine dell’incontro “Innovatori di natura: idee e progetti ai tempi del Covid” alla presenza del presidente di Coldiretti Abruzzo Silvano Di Primio che ha introdotto la cerimonia, del direttore regionale Giulio Federici, del delegato regionale Coldiretti Giovani Impresa Giuseppe Scorrano e della componente dell’esecutivo nazionale Benedetta Liberace. Presenti anche Emanuele Grima, imprenditore agricolo vincitore dell’Oscar Green 2017, il sindaco di Pescara Carlo Masci e l’assessore regionale Emanuele Imprudente.
«Una giornata dedicata ai giovani e alle loro idee in un periodo molto difficile a causa dell’emergenza sanitaria», ha sottolineato Di Primio.Ma veniamo al momento più atteso della cerimonia: i 6 vincitori.
1) IL SAFARI DEL TURTUFO. Lucio Berlingeri, di Villa Santa lucia nell’Aquilano, 37 anni, è il vincitore della categoria Campagna Amica.
Per “safari del tartufo”, pensato per un pubblico curioso di conoscere l'arte della raccolta del prezioso tubero, si intende un percorso in tartufaia in cui trasformare gli ospiti dell’azienda in veri e propri “detective” in una sorta di caccia al tesoro in cui, in compagnia di lagotti addestrati, si mostra l'abilità dei cani da tartufo.
2) BURRO BAVA DI LUMACA. Eleonora Mesiano, 40 anni, di Sulmona, è la vincitrice della categoria Creatività. Per burro alla bava di lumaca si intende un prodotto detergente per la cura della pelle innovativo, funzionale e pratico, unico nel suo genere nel mondo della cosmesi italiana.
Il burro, a base di bava di lumache allevate dalla giovane Eleonora, è utilizzato come struccante per il viso.
3) L’ETICHETTA NOTARIZZATA. Antonello Garra, 31 anni, di Pescara con azienda agricola omonima a Pineto, è il vincitore della categoria Impresa 5.terra.
L'innovazione introdotta in azienda consiste nell'inserimento di un QR code applicato a bottiglie e lattine di olio extravergine di oliva (Evo) che permette al consumatore di vedere con smartphone o direttamente da social tutte le fasi di produzione dal campo alla tavola fino all'acquisto tramite e-commerce.
4) LA SALA DEL PENSIERO. Eva Arrizza, 40 anni, di Francavilla, titolare di Villa Verna Agriresort, è la vincitrice della categoria Sostenibilità. Si tratta di un agriturismo che unisce il lusso e l'esclusività del resort: il suo cuore è una rimessa agricola ristrutturata in chiave moderna con arredi di design che ricalcano la natura dell'ambiente esterno.
"AgriResort" perché l'agriturismo è dotato di una piscina e di una spa con vista su colline, mare e montagne di cui possono usufruire esclusivamente i clienti della struttura. L'agriresort è dotato anche di una "sala del pensiero" in cui si ammira in rigoroso silenzio il tramonto sul Gran Sasso.
5) AGRIYOGA. Gennaro e Martina Montecchia (30 anni), rispettivamente padre e figlia, di Morro d’Oro, titolari del Frantonio Montecchia, sono i vincitori della categoria Noi per il sociale. Hanno dotato l’azienda agricola di un servizio “spirituale”. Si tratta di una esperienza meditativo-sensoriale tra yoga e degustazione di olio.
6) CANNE IN PROVETTA. Cecilia Di Primio, 27 anni, di Ripa Teatina, dell’azienda agricola Apice Piante è la vincitrice della categoria Fare Rete per un progetto realizzato con l’università di Bologna. In laboratorio, con metodo tecnologico, vengono prodotte le piante di Arundo Donax (la comunissima canna da fosso) perché ha il più alto potenziale calorifero da destinare alla produzione di biomassa. (c.s.)
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