PESCARA / LA CRISI NON SI FERMA
Il commercio in città perde pezzi. Le cause? Affitti alti e burocrazia
Dalla storica boutique Chantal al Girasole, ultimo Natale per i negozi che chiudono entro gennaio. Gli imprenditori: non si fanno più acquisti in centro
PESCARA. A fine gennaio chiude Chantal, la boutique tra via Nicola Fabrizi e corso Umberto, che per 35 anni ha vestito le pescaresi con classe ed eleganza. Il 30 dicembre chiude Il Girasole, casalinghi e oggetti per la casa, aperto 23 anni fa tra via Roma e via Umbria, da un imprenditore all’epoca 24enne appassionato di vini e oggetti da regalo ricercati.
Ha chiuso in estate l’edicola tra via Carducci e piazza Salotto, per decenni punto di riferimento delle letture dei pescaresi. E poi, ancora, hanno abbassato le saracinesche, sempre in via Carducci, una piadineria e la pizzeria Sfizio, oggi meta di bivacchi. Mentre il negozio di abbigliamento Paul White si è trasferito in via Ravenna. Su via Firenze ha mollato l’immobiliare Tecnocasa e su via Nicola Fabrizi lascia Anna Virgili, raffinato brand di borse e accessori in pelle. Il 31 dicembre restituisce i locali anche un antiquario di via Umbria. Lentamente, ma inesorabilmente.
Così muore il commercio storico nel centro della città, alla vigilia dello shopping natalizio. Con gli imprenditori che lamentano di essere «strozzati da affitti stellari: dai 2000 euro in su, tasse improponibili, burocrazia farraginosa, concorrenza dei centri commerciali e delle vendite online». Ma nessuno nega che la questione è anche che «la gente non ha più i soldi che aveva negli anni ’70-’80, quando un vestito lo pagavi anche più di un milione», altro che low cost di oggi a 5 euro la maglietta. Malgrado i prezzi alla portata di tutti, i negozi chiudono lo stesso. In centro è una morìa di attività che hanno scritto pagine di storia importanti a Pescara. Il fermento degli anni Ottanta, quando i clienti arrivavano dalla Puglia, dal Lazio, dalla Campania, e spendevano cifre folli, è solo un ricordo. È la stessa Vanna Caramanico, titolare di Chantal a Pescara e di un altro punto vendita in via Nettuno a Francavilla, 4 dipendenti, ultrasettantenne e lungimirante signora della moda, a ricordare quei tempi: «Il primo negozio che ho aperto all’età di 25 anni e che resterà aperto, è quello di Francavilla, nel 1969. La gente aspettava con ansia le nostre vetrine per conoscere le novità della moda. Il 16 agosto di ogni anno un notaio di San Severo arrivava dal Foggiano per acquistare il capo più bello per la moglie. Facevano a gara, i nostri clienti, per comprare i vestiti più in voga che acquisto a Milano e Parigi e spendevano tantissimo, all’epoca, ed erano fidelizzati». A fine gennaio 2020 il punto vendita Chantal di Pescara, scomparirà. Non si sa quale attività prenderà il suo posto, ma la signora Vanna, afflitta da «un dispiacere enorme», saluta «e ringrazio di cuore la clientela pescarese», ma «non si poteva andare avanti, tra vendite online, parcheggi impossibili, troppe multe dei vigili».
Da Il Girasole (ex Tucano) di via Roma, ieri mattina affollato di gente a caccia di supersconti, Stefano Mazzocca, 47 anni, lancia «un urlo contro le amministrazioni che non comunicano neppure a chi arriva dall’asse attrezzato dove si trovano i parcheggi per guidare la clientela verso le vie dello shopping». Propone, l’imprenditore, la «realizzazione di un video che catturi l’utenza di fuori, con le immagini di quanto è bella Pescara». Intanto, dopo «23 anni e mezzo» l’attività «avviata quando ne avevo 24, andando a cercare in tutto il mondo ogni singolo pezzo», si spegne, stritolata da «affitti stellari, gente che lamenta troppe multe e troppe telecamere, siti online e catene straniere che producono solo una emorragia di denaro che non viene reinvestito sul nostro territorio».
Ora «cambio vita» annuncia Mazzocca, fiero di aver «avuto del personale che mi ha seguito e ho molto gratificato, uno è con me da 20 anni». Lascia una clientela «sgomenta», ma prima si toglie qualche sassolino: «I black friday, le notti bianche sono eventi che funzionano per i settori mangerecci, a noi non ha mai portato nulla, perché gli orari del food non coincidono con quelli del commercio regolare. La morìa di negozi? La gente non è più abituata a venire in centro, si ferma prima, ai centri commerciali». In via Carducci si spengono i riflettori dell’edicola, ma resistono attività come la storica salumeria di Marco Di Muzio, «perché le mura del negozio sono nostre e non paghiamo affitti». La commessa Katia, al Pescara calcio store, annota: «La strada è poco illuminata, sembra periferia».
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