Il pm: l'Ato ha truffato un milione di euro allo Stato

La procura: danno allo Stato e anche alla Provincia di Ferrara

PESCARA. Gli incarichi assegnati con disinvoltura, il denaro dell'Ato che sarebbe stato usato per cene estranee alle finalità dell'Ente e dipendenti che timbravano il cartellino ma che, per il pm, non sarebbero stati sul posto di lavoro. Sono tanti gli episodi che la procura contesta a quello che ha ribattezzato «il partito dell'acqua» e che, complessivamente, avrebbero provocato un danno erariale di circa 1 milione di euro.

C'è anche la truffa tra i reati contestati ad alcuni dei 15 tra componenti del cda e dirigenti dell'Ato tra cui l'ex presidente Giorgio D'Ambrosio e il dipendente Vincenzo Di Giamberardino, anche assessore Pd a Pianella, per cui il pm Valentina D'Agostino ha chiesto il rinvio a giudizio. Uno «sperpero di denaro pubblico», l'ha definito la sezione investigativa della Digos guidata da Leila Di Giulio, che per gli investigatori avrebbe provocato nei conti pubblici un buco sul quale farà luce la Corte dei Conti. Di truffa ai danni dello Stato sono accusati l'ex presidente e anche ex parlamentare Pd D'Ambrosio e il dipendente Ato Di Giamberardino.

Dice l'accusa che Di Giamberardino avrebbe fatto risultare «mediante la timbratura del cartellino la propria presenza nella sede dell'Ato o comunque la prestazione di attività per conto dell'Ato». Invece, secondo il pm, Di Giamberardino avrebbe accompagnato D'Ambrosio a Roma in concomitanza con alcune riunioni parlamentari. Formalmente Di Giamberardino figurava sul posto di lavoro ma invece, per il pm, avrebbe accompagnato D'Ambrosio. La truffa è il reato che viene contestato, per un altro episodio, a D'Ambrosio, al segretario dell'Ente e della Provincia Fabrizio Bernardini, all'imprenditore Ercole Cauti e al dirigente Nino Pagano.

Al centro della vicenda c'è un progetto di realizzazione di un impianto di fitodepurazione, un sistema di depurazione naturale delle acque attraverso il principio degli impianti acquatici. Per l'impianto l'Ato si aggiudica, insieme alla Provincia di Ferrara capofila del progetto, un finanziamento da 170mila euro di cui solo 25mila euro erano riservati alle spese di consulenza. La consulenza viene affidata alla società Metron di Cauti e, per l'accusa, sarebbe stata gonfiata fino a 113mila euro.

Inoltre, aggiunge la procura, i dirigenti Ato «avrebbero falsamente attestato nelle due rendicontazioni relative alle voci di spesa sostenute inviate alla Provincia di Ferrara, l'avvenuto pagamento da parte dell'Ato delle somme mentre in realtà le spese fatturate alla Metron non erano state liquidate dall'Ato e venivano pagate solo dopo l'accredito della Provincia di Ferrara». Così, per il pm, la Provincia di Ferrara capofila del progetto sarebbe stata «indotta in errore insieme alla Regione Abruzzo».

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