Incendi, è caccia ai piromani: fermato e rilasciato un anziano
Il procuratore di Sulmona Bellelli: «Non ci sono al momento persone indagate». Sul fronte del fuoco resta difficile la situazione a Pratola Peligna
SULMONA. Nella tarda mattinata gli investigatori pensavano di aver fatto centro. Un pensionato di Pratola Peligna, è stato fermato dagli uomini della guardia di finanza e dai carabinieri forestali ad un posto di blocco istituito nell’area interessata dai roghi che da 14 giorni stanno devastando il monte Morrone. Nel bagagliaio della sua auto l’uomo trasportava due grosse candele, vecchi giornali, diluente e colla bostik, tutto materiale secondo i carabinieri della forestale, utile per confezionare un micidiale innesco. Materiale subito sequestrato. L’anziano ha respinto ogni addebito. Ma il fatto che sia caduto ripetutamente in alcune contraddizioni hanno spinto finanzieri e forestali ad approfondire la situazione con una perquisizione domiciliare risultata però negativa. Tanto che già dal primo pomeriggio di ieri, l’uomo è tornato a passeggiare tranquillamente per il paese raccontando ad amici e conoscenti la brutta avventura in cui era incappato. Gli investigatori hanno comunque tenuto a stigmatizzare la sua imprudenza, nel trasportare in auto materiale adatto ad accendere fuochi, in un momento così delicato e viaggiando proprio nella zona potenzialmente più esposta al rischio d’incendi.
Si vuole infatti evitare una pericolosa caccia alle streghe. Anche perché, secondo i carabinieri forestali, uno dei metodi utilizzati dai piromani per accendere il fuoco e distruggere i boschi prevede proprio l’utilizzo di grosse candele e di materiale infiammabile come nafta, benzina e solventi. La candela viene posizionata e accesa dal piromane su una base composta da rami secchi intrisi di materiale infiammabile. Quando la candela si consuma, con il calore emanato provoca una combustione che origina il focolaio con il piromane già molto lontano.
Con l'anziano scagionato restano ancora in piedi i sospetti nei confronti di altre due persone ai quali gli investigatori avrebbero sequestrato i telefoni cellulari. L’obiettivo è di controllare le conversazioni avute in questi ultimi giorni, ma soprattutto verificare, tramite le celle telefoniche, la posizione dei sospettati al momento in cui sono divampati gli incendi sul Morrone.
La procura infatti è convinta che i roghi che stanno devastando la montagna sacra a Celestino V e le altre montagne del Centro Abruzzo, siano l’effetto di un disegno criminoso che accomuna tutti gli episodi incendiari di questi giorni. Al momento, però, non risultano persone iscritte sul libro degli indagati. «Nell’ambito dei controlli sono emerse situazioni che andavano sicuramente approfondite», spiega il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Sulmona, Giuseppe Bellelli, «cosa che abbiamo puntualmente fatto. Come il caso di ieri mattina che ha riguardato l’uomo di Pratola che trasportava materiale potenzialmente pericoloso. E come altre situazioni che abbiamo verificato nei giorni scorsi ascoltando diverse persone. Ma al momento posso dire che non ci sono persone indagate. Andiamo avanti fiduciosi e convinti che si possa arrivare presto a qualcosa di concreto».
Ieri intanto è ripresa la lotta per spegnere l’incendio che in 13 giorni si è mangiato oltre 1000 ettari di bosco sul Monte Morrone. In mattinata la situazione era piuttosto tranquilla con un piccolo focolaio che interessava la zona bassa del Colle delle Vacche nel territorio di Pratola Peligna. Sembrava che le fiamme avessero concesso un po’ di tregua ma poi, non è stato così. Nel pomeriggio infatti, si è alzato il vento che ha iniziato a soffiare forte verso nord e il fuoco ha ripreso vigore tanto che tutte le persone che stavano operando in quella zona hanno dovuto frettolosamente abbandonare il campo e allontanarsi dal fronte delle fiamme che in pochi minuti hanno raggiunto anche i 20 metri di altezza. Come conferma il sindaco di Pratola Peligna Antonella Di Nino: «Purtroppo la situazione è precipitata e tutta la zona del Colle delle Vacche è stata evacuata. Le fiamme sono troppo alte nonostante un dispiegamento di forze e di lanci aerei notevole andato avanti per l’intera giornata. In questo preciso momento crediamo che il rifugio omonimo, meta degli escursionisti e appassionati della montagna sia stato aggredito ed il fuoco abbia attaccato anche tutto quel materiale legnoso esito della slavina del marzo 2015. Non ci siamo mai persi d'animo un attimo mettendoci tutto il cuore e cercando di dare il massimo. E non vogliamo arrenderci». Intanto sempre ieri mattina, è stata evacuata in tutta fretta la casamatta di una ditta locale di fuochi d’artificio.
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