PESCARA
Inchiesta appalto Asl, l'ex manager confessa: «Pagavo anche per la politica»
L'interrogatorio di tre ore e mezza di Mattucci, ex presidente della cooperativa La Rondine. E adesso fari puntati su esponenti regionali e nazionali
PESCARA. Tre ore e mezza di interrogatorio per confessare tutto e andare anche oltre e squarciare definitivamente il velo sulla pista della politica regionale e nazionale, sulla quale sta lavorando la procura di Pescara. Domenico Mattucci, l’ex presidente della coop La Rondine, aggiudicataria di un appalto della Asl da 11 milioni di euro, secondo l’accusa pilotato grazie ai favori del primario Sabatino Trotta (suicida in carcere), ha vuotato il sacco davanti ai pm Anna Benigni e Luca Sciarretta: «Quei soldi che ho versato non erano per corrompere, ma per ringraziare Sabatino per il suo interessamento», avrebbe detto Mattucci. Una confessione bis dopo quella dell’altra arrestata, Luigia Dolce, la coordinatrice della coop e amica di Trotta (posta ai domiciliari dopo la confessione), che non fa che confermare l’impianto accusatorio confezionato dalla procura pescarese.
Un’inchiesta che, per quanto riguarda almeno l’appalto sui servizi psichiatrici extra ospedalieri, diventa una corazzata che premia anche il lavoro svolto dagli uomini della guardia di finanza del colonnello Luca Lauro. Ma Mattucci (assistito dall’avvocato Giuliano Milia), come detto, sarebbe andato anche oltre, entrando sul versante politico: un tracciato che i magistrati avevano già disegnato, anche se parzialmente, nella richiesta di arresto dei tre, firmata dal gip Nicola Colantonio. Trotta, in sostanza, chiedeva soldi per il suo partito, Fratelli d'Italia (fra le cui fila si era presentato alle ultime
regionali raccogliendo 1.954 voti di preferenza), per fare il salto di qualità e soddisfare la sua ambizione politica che era diventata, soprattutto negli ultimi due anni, una sorta di chiodo fisso. E nonostante lo stretto riserbo imposto dalla procura, questo aspetto del varco politico aperto da questa vicenda giudiziaria, avrebbe trovato riscontri di rilievo. Trotta chiedeva a Mattucci soldi per la politica regionale e nazionale e anche il racconto di quella busta piena di denaro che l’arrestato consegnò alla Dolce per farla recapitare a Trotta, che il giorno seguente doveva recarsi a Roma nei palazzi della politica che contano, avrebbe trovato conferme, anche se il nome del destinatario non sarebbe emerso. Ma di nomi Mattucci ne avrebbe fatti altri, fornendo ai magistrati materiale su cui lavorare nei prossimi giorni: «Questi servono per questo, questi per quest’altro», avrebbe detto l’arrestato ai magistrati facendo riferimento ai soldi che gli chiedeva Trotta per la politica.
Confessando i soldi versati a Trotta, l’ex presidente della coop avrebbe quindi aperto una sorta di autostrada che porta fino a Roma e sulla quale i lavori sono già iniziati e proseguiranno nei prossimi giorni con una serie di interrogatori che faranno alzare il livello della tensione nei palazzi della politica. Un importante anello di congiunzione tra la politica regionale e quella nazionale potrebbe essere, stando almeno a quanto emerso dalla misura cautelare, ma forse ancor di più dalle carte in mano ai magistrati e non ancora svelate, Terenzio Rucci, più volte citato da Mattucci nell’interrogatorio. Uomo molto vicino al presidente della giunta Marco Marsilio (il giorno del suo interrogatorio in procura il governatore è stato accompagnato proprio da lui), Rucci sembra avere contatti privilegiati con il livello nazionale del partito, e stralci delle intercettazioni fatte con il cellulare di Trotta lo confermerebbero.
Ma su questi aspetti la procura vuole approfondire meglio, anche alla luce dell’ultima informativa consegnata dalla finanza che dovrebbe trattare proprio questi argomenti. E comunque gli interrogatori che i pm stanno programmando, a partire dalla prossima settimana, potrebbero fornire a riguardo utili indicazioni. Per tornare a Mattucci e alla gara di appalto contestata, l’ex presidente della Coop non si sarebbe discostato dalla confessione della Dolce e avrebbe anche aggiunto che ogni volta che veniva consegnata una dazione di denaro a Trotta, la Dolce era presente. Confermate anche le cifre di ogni singola dazione: dai 50mila euro in contanti versati in più tranche, al Rolex (che gli inquirenti non sono riusciti ancora a trovare).
Non solo, ma sembra che Mattucci abbia parlato anche delle altre due gare sulle quali la sua coop, con l’aiuto di Trotta, voleva mettere le mani e che necessitavano, appunto, dell’aiuto della politica regionale e non. Quanto alla Rondine, dopo il cambio della presidenza e gli accorgimenti per sventare la misura interdittiva sulla quale il gip deciderà il 30 aprile prossimo, pare che il nuovo presidente sia intenzionato a chiedere l’annullamento della gara incriminata, per poter tornare a lavorare in tranquillità. Già questa mattina l’avvocato Milia potrebbe presentare l’istanza di scarcerazione per Mattucci che dovrà trovare prima il parere favorevole della procura e poi quello del gip Colantonio che dovrà disporre una misura meno afflittiva.